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ottobre 13, 2012

Lavoro e produttività: così potrebbero cambiare i contratti, imprese e sindacati sembrano vicini a un'intesa.

Contratti-di-lavoro-all-estero-funzionano-cosi_h_partbImprese e sindacati (con l'incognita della Cgil) sembrano vicini a un'intesa per favorire gli accordi aziendali e ridimensionare quelli collettivi. Partendo da un "patto" siglato del 2011.

Largo spazio al salario variabile, una gestione più flessibile dei turni o delle ferie, ma anche formule innovative come quella appena adottata nel settore chimico: gli orari part-time per i lavoratori più anziani vicini al pensionamento, in contemporanea con l'assunzione di giovani. Sono questi alcuni degli elementi che potrebbero entrare nei nuovi contratti di lavoro di molte aziende italiane, se l'attuale confronto tra le parti sociali sui temi della produttività avrà un esito positivo.

IL CONFRONTO TRA LE PARTI SOCIALI SULLA PRODUTTIVITA'.
Ieri, i vertici di  Confindustria e dei sindacati hanno avuto un nuovo incontro informale, con l'obiettivo di raggiungere un' intesa entro il 18 ottobre, quando il premier Mario Monti volerà a Bruxelles per il vertice europeo. Tra i leader coinvolti nelle trattative, sembra regnare un certo ottimismo, anche se non mancano le incognite, legate soprattutto alla posizione della Cgil di Susanna Camusso.
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L'IMPEGNO DEL GOVERNO.
Le premesse per un risultato condiviso, però, non mancano. Innanzitutto perché il governo  si è impegnato a fare la propria parte, mettendo sul piatto circa 1,6 miliardi di euro per la detassazione i premi produttivi sui salari : un provvedimento considerato essenziale da Confindustria e sindacati, per chiudere bene le trattative. Inoltre, va ricordato che in realtà le parti sociali hanno già firmato, lo scorso anno, un accordo per stimolare la produttività, rafforzando i contratti aziendali (o di secondo livello) e ridimensionando il ruolo di quelli collettivi.

L'INTESA DEL 2011.
E' un protocollo di intesa siglato il 28 giugno del 2011 con la regia dell'ex-ministro del welfare, Maurizio Sacconi e con il consenso anche della Cgil di Susanna Camusso . Proprio da quell'intesa si dovrà ripartire, attuandone concretamente i contenuti e coinvolgendo alcune organizzazioni di categoria che, a differenza di Confindustria, non l'hanno ancora firmata. Si tratta dei rappresentanti delle banche e delle assicurazioni (Abi-Ania), delle cooperative, degli artigiani e delle piccole e medie aziende del commercio e del terziario (Re.te Imprese Italia).

COSA PREVEDE L'ACCORDO
Nello specifico, l'intesa dello scorso anno prevede che i contratti di lavoro nelle singole aziende possano sostituire in parte i contenuti degli accordi collettivi di categoria, firmati a livello nazionale da Cgil, Cisl e Uil. In altre parole, il contratto collettivo fisserebbe i trattamenti economici di base per i lavoratori, mentre quello aziendale (firmato dai sindacati presenti in una singola impresa) potrà poi definire più nel dettaglio alcune materie come gli orari, le ferie e gli incentivi salariali. Il tutto, con un obiettivo dichiarato: stimolare la produttività del lavoro, che in Italia è molto bassa, e rispondere meglio alle esigenze delle imprese.
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IL PROBLEMA DELLA SCARSA PRODUTTIVITA' IN ITALIA.
A ben guardare, però, i sindacati hanno anche fissato dei paletti ben precisi. Il contratto aziendale, infatti, non potrà sostituire in tutto e per tutto quello collettivo nazionale di categoria. Anzi. Spetterà proprio agli accordi collettivi il compito di definire le materie delegate, cioè le questioni su cui il contratto aziendale può introdurre delle deroghe e dei cambiamenti alle disposizioni nazionali. In altre parole, senza il via libera del contratto collettivo, gli accordi aziendali rischiano  di trasformarsi in carta straccia. Qualche eccezione è prevista soltanto nel breve termine, quando i contratti stipulati nella singola impresa hanno valore temporaneo e sperimentale, per fronteggiare situazioni di imminente crisi o il rischio di perdere posti di lavoro.

L'ACCORDO DEI CHIMICI.
Sono proprio questi ultimi punti, i temi più più controversi su cui si muovono oggi le trattative tra le parti sociali. Nelle settimane scorse, infatti, c'è stata la firma di un contratto collettivo di lavoro, quello dei dipendenti del settore chimico, che ha lasciato davvero carta bianca agli accordi aziendali, consentendo loro di intervenire anche su questioni non delegate nel dettaglio a livello nazionale. Il che, ha fatto però infuriare la Cgil che ha mandato una sorta di scomunica ad Alberto Morselli, segretario generale della Filctem, la Federazione dei lavoratori chimici, tessili e farmaceutici che fa capo al sindacato di Susanna Camusso.  Morselli, che ha siglato il rinnovo contrattuale, si è dimesso dopo aver essere stato di fatto sconfessato dai vertici nazionali della Cgil, che ora chiedono modifiche al testo dell'accordo, di cui non condividono molti punti. Non è un bel segnale per il futuro sviluppo della contrattazione di secondo livello.
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fonte: Panorama

 
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