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agosto 10, 2014

Così funzionano gli affari sporchi del calcio.

Esiste una Spectre globale nel mondo del calcio, in grado di condizionare il destino dei giocatori e creare immense provviste di denaro in nero, riciclare i soldi della criminalità organizzata e fare favori al mondo politico? Sì, secondo i documenti racconti dal Gaft, il Gruppo anti riciclaggio del G7, che ha lanciato l’allarme sul rischio inquinamento dello sport più seguito al mondo.

E’ una ragnatela che ogni anno, soltanto per la compravendita dei calciatori, ha un valore potenziale, senza controlli certi e senza sanzioni, di oltre 5 miliardi e mezzo di dollari, basa la sua operatività su società create ad hoc nei paradisi fiscali, incrementa all’infinito il valore di calciatori anche mediocri e riesce a condizionare decisioni delle magistrature internazionali e del mondo della politica. A livello globale.

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L'intero sistema opera soprattutto tra l’Europa e il Sudamerica, con profitti “legali” stimati in oltre 264 milioni di euro l’anno (a tanto ammonta il fee indicato dagli advisor della Fifa nei confronti dei procuratori sportivi) e redditi illegali incalcolabili.

L’Espresso ha raccolto la testimonianza di un procuratore sportivo, “antenna” operativa di quel sistema globale che rischia di distruggere il calcio, finito nella polvere per un incidente di percorso. E’ un racconto dettagliato, in presa diretta, di come si manipolano e si indirizzano gli immensi capitali che ruotano attorno ai furbetti del palloncino. Andrea (nome in codice per tutelare la fonte) oggi ha i fondi bloccati, dopo che, per un errore banale, il profitto della compravendita di un calciatore sudamericano destinato ad una squadra europea, gli è stato stornato direttamente in bianco sul conto corrente, facendo così scattare le procedure antiriciclaggio per i trasferimenti monetari provenienti dall’estero.

Così Andrea ha deciso di raccontare quel che sa. “Ormai tutti si appoggiano a società estere – racconta il procuratore – perché la pressione fiscale italiana è insostenibile per il calciomercato. Esiste una rete di avvocati, anche legati al mondo politico nazionale, in grado di costruire un reticolo di società offshore, dietro cui schermare il giro di denaro che proviene dal calciomercato”. Il meccanismo spiegato dal procuratore sportivo è semplice: “La società che detiene i diritti del calciatore, estera o italiana, riceve dal club che acquista il giocatore i fondi per il trasferimento e ne trattiene una quota. Quindi, di fatto, il giocatore vale meno di quello che i giornali dicono. Perché una parte della torta va ai procuratori e direttori sportivi che acquistano e vendono gli stessi football player. Così, come per magia, quel giro di denaro non può essere sottoposto al fisco italiano”.

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Le regole sono fatte per non essere rispettate. Così anche le sanzioni comminate dalla Federcalcio ai procuratori dei calciatori che infrangono le regole non sortiscono alcun effetto. Andrea non usa eufemismi: “Una delle nuove frontiere per produrre denaro è acquistare società calcistiche all’estero, in modo da creare un portafoglio buono a riciclare i fondi sporchi. Perché in Italia si dovrebbe continuare ad investire nel calcio? Non è conveniente, e così tutti gli asset si spostano poco a poco all’estero”.

Dietro questa fuga di capitali, soprattutto per quel che accade in Sudamerica, spunta l’ombra del crimine organizzato e del narcotraffico, sempre alla ricerca di nuovi canali per ripulire il denaro generato dal malaffare. Le parole di Andrea sono la rivalsa di un professionista che rischia di essere tagliato fuori dal dorato circo del pallone o si basano su riscontri oggettivi? Nel suo racconto confessione, Andrea cita il caso della Vansomatic, società sportiva costituita in Svizzera e partecipata dal guru del calciomercato Pablo Betancourt. La traccia fornita all’Espresso dal procuratore, trova risconto nelle carte giudiziarie che da oltre un anno e mezzo rimbalzano tra Uruguay ed Argentina.

La Vansomatic è citata nell’inchiesta sul riciclaggio legato ai sistemi criminali sudamericani, portata avanti dalla magistratura uruguagia e da quella di Buenos Aires. Il dossier, che è stato anche presentato al parlamento argentino da due deputati radicali, Ocana e Garrido, racconta di una connection internazionale che punta direttamente alla Casa Rosada, sede della presidenza argentina. Vansomatic farebbe parte di un gruppo di 148 imprese costituite dalla Helvetica service group, capogruppo con sede nel paradiso fiscale delle Seychelles. L’inchiesta era stata affidata al magistrato Jose Maria Campagnoli, finito sotto accusa per abuso di potere e per avere rischiato di compromettere l’immunità della presidenza argentina. Così, la maxi inchiesta su calciomercato e riciclaggio è ferma, nonostante su quel dossier resti forte la pressione della magistratura di Montevideo.

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Il rischio di un inquinamento criminale del calciomercato è stato segnalato più volte dagli advisor della Fifa e dal gruppo antiriciclaggio del G7. La parte del leone la fanno i cinque campionati top europei: Inghilterra, Francia, Germania, Italia e Spagna, che da soli valgono più del 70 per cento del mercato mondiale, con un budget di spesa stimato, tra il 2011 e il 2013 di oltre 5,140 miliardi di dollari. Gli agenti e i procuratori sportivi gestiscono la fetta più ricca di questo business, controllando trasferimenti per 1.74 miliardi di dollari. Quasi 600 milioni di dollari partono in direzione dei club sudamericani e il 14,6 per cento della cifra complessiva gestita dai procuratori sportivi, pari a 254 milioni di dollari, finisce direttamente nelle loro tasche. Ma il margine, secondo gli investigatori anticrimine, sarebbe molto più alto.

Che fine faccia quella mole di denaro è spiegato a chiare lettere nel documento del Gruppo antiriciclaggio del G7, che ha indicato proprio nel mondo del calcio una delle nuove terre di conquista del crimine mondiale. Per gli esperti del Gaft, il calcio è un settore attrattivo per la criminalità organizzata ed è vulnerabile alla penetrazione criminale, a causa della sua struttura, dei suoi sistemi di finanziamento ed alla cultura diffusa in questo settore. Non c’è limite alla fantasia del riciclaggio legato al football e spesso, secondo l’analisi degli investigatori, il flusso di denaro generato dal calciomercato finisce in un calderone dove confluisce il denaro nero di altri sistemi criminali, dalla corruzione al narcotraffico. Così, quella mole enorme di flussi transfrontalieri di denaro legati al calcio sfuggono al controllo. Allo stesso tempo, le somme di denaro provenienti da investitori privati stanno entrando in massa nei bilanci dei club calcistici per tenerli in piedi. I reati commessi vanno dal riciclaggio all’evasione e alla frode fiscale: si tratta di grandi quantità di denaro di cui è difficile verificare la destinazione finale.

Su tutto, la sopravvalutazione di un giocatore che corrisponde ad una tecnica di lavaggio simile al sovrapprezzo di beni e servizi. Secondo le autorità internazionali, i “rappresentanti dei calciatori” sono spesso al centro di queste operazioni illecite, perché non ci sono limitazioni al ruolo dei rappresentanti che gestiscono i giocatori, anche tramite la creazione di fondi. Ma non solo di riciclaggio si nutre la voracità del mondo del pallone. Negli ultimi anni, secondo il rapporto consegnato al G7, dietro al trasferimento di giovani calciatori provenienti dall’Africa e dall’Asia si celerebbe una rete di trafficanti di esseri umani. Nel dossier del Gruppo antiriciclaggio c’è scritto a chiare lettere che esistono “ diversi casi relazionati al traffico di esseri umani in cui sono coinvolti personaggi direttamente o indirettamente legati al mondo del calcio”. Un traffico che, secondo il documento “coinvolge giocatori di età minore ed è iniziato alla fine degli anni novanta” ed ora, oltre a colpire il continente africano “sta abbracciando anche paesi dell’Europa orientale e dell’Asia”.

fonte: L’Espresso

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