febbraio 23, 2023

C'è stata un'esplosione nello Spazio che sta ossessionando gli scienziati.

Una misteriosa esplosione nello spazio porta di nuovo gli scienziati a indagare su misteri irrisolti. 

E le scoperte, ancora una volta, possono cambiare tutto ciò che sappiamo sull'Universo.

E se potessimo tornare indietro nel tempo? Anzi, e se potessimo letteralmente vedere il passato con i nostri occhi? 

Questa ipotesi davvero suggestiva è, per certi versi, realtà. No, non nel senso che possiamo vedere il passato di ognuno di noi, singolarmente. 

Ma a quanto pare abbiamo tutti i mezzi per vedere (almeno) il passato del nostro Universo, e a dimostrarlo è un’esplosione avvistata nello Spazio.

Un’antichissima Supernova che si trova a circa 1.60.000 anni luce dal pianeta Terra.

Sì, perché questa ampia deflagrazione è in realtà né più né meno che una "reliquia": una sorta di fossile spaziale, un resto di un’antichissima Supernova che si trova a circa 1.60.000 anni luce dal pianeta Terra e racconta una storia talmente tanto antica da spiegare alcuni fenomeni verificatisi agli albori della nostra storia.

La Grande Nube di Magellano e la nostra galassia.

Ma facciamo un passo indietro. Qual è la storia di questa esplosione? E cosa ha portato gli scienziati a guardare proprio nella direzione di questo misterioso fenomeno? In buona sostanza, i ricercatori stanno osservando da diverso tempo la Grande Nube di Magellano, che ha già lasciato tutti a bocca aperta per via della presenza di  un "gigante luminoso" e per una grande onda anomala in grado di "piegare la luce".

Per chi non lo sapesse, la Grande Nube di Magellano è (a dispetto del nome) una piccola galassia, probabilmente un satellite della via Lattea, osservabile anche a occhio nudo nel cielo notturno dell’emisfero australe della Terra. Pur essendo una galassia irregolare, presenta moltissime analogie con la nostra. Di conseguenza, ciò che è osservabile al suo interno è una sorta di piccolo riassunto di ciò che è successo al nostro nido spaziale, ed è per questo che lo sguardo della comunità scientifica è puntato su di lei.

L’esplosione spaziale rilevata dalla NASA.

L’esplosione spaziale rilevata dal telescopio orbitale Chandra XRay e analizzata dal telescopio spaziale Hubble, dunque, è da inquadrare come un piccolo punto riassuntivo della nostra storia. 

Per la precisione, la deflagrazione aiuterebbe a determinare l’evoluzione e la scomparsa di una stella lontana. In particolare, la sua individuazione porterebbe a comprendere le cause dell’estinzione di questa stella, che ha raggiunto una massa critica ed è poi esplosa.

Ciò è molto importante perché riguarda anche il "percorso di vita" delle nostre stelle. Pare infatti che il corpo celeste che ha lasciato le tracce della sua fine possa essere "morto" o estraendo, in qualche modo, materia da una stella vicina e dunque diventando troppo grande per continuare a esistere, o fondendosi con una nana bianca.

Sia nel primo che nel secondo caso, la conseguenza sarebbe stata un’esplosione termonucleare, chiaramente distruttiva.

Le foto scattate da Hubble e la finestra sul passato.

La foto scattata da Hubble è sicuramente mozzafiato: il centro dell’immagine è dominato dai resti colorati della stella, circondata da detriti rosso sangue. Il nucleo dell’esplosione è vivido, violaceo, con una concentrazione di energie basse, medie e alte che sfumano nei colori verde, blu e bianco crema.

Partendo da questo scatto, i ricercatori hanno confrontato le immagini scattate da Hubble alla Grande Nube di Magellano negli anni 2010, 2011 e 2020, allo scopo di misurare le velocità dell’onda d’urto dell’esplosione. 

Secondo i calcoli, la luce derivante dall’esplosione avrebbe raggiunto la Terra circa 670 anni fa, aprendo una finestra sul passato che permette di stabilire quando si è verificata la detonazione, cosa l’ha provocata e facendo sì che, adesso, la comunità scientifica abbia un’idea più chiara sulle esplosioni verificatesi nel periodo del Big Bang.

 
Fonte: Libero.

2 commenti:

  1. Quando esplodono, le supernove scagliano materiale nello spazio a 15 000-40 000 chilometri al secondo. Queste esplosioni producono gran parte della materia presente nell'universo, compresi elementi come il ferro, che costituiscono il nostro pianeta e persino noi stessi.

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    1. Oltre alla curiosità stessa, questo permette agli astronomi di comprendere meglio l'Universo e misurare le distanze con maggiore precisione. Utilizzando diversi valori come il tempo impiegato dalla luce per arrivare o la distanza tra i diversi punti, è possibile ottenere cifre migliori sulla distanza dalla supernova e su cosa c'è nel mezzo.

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