Seguimi in Twitter Seguimi in Facebook Seguimi in Pinterest Seguimi in LinkedIn Sottoscrivi il feed

dicembre 30, 2025

A Verona il percorso e le opportunità di carriera per aspiranti piloti.
Verona-carriera piloti

Appuntamento il 17 gennaio 2026 all’Aeroporto Valerio Catullo- Villafranca di Verona per l’Airline Pilot Open Day, l’evento dedicato a chi sogna di diventare pilota di linea e di lavorare come professionista nell’aviazione.
Nel corso della giornata verranno presentati:

  • il Team Asteraviation e i corsi per diventare pilota professionista
  • i centri di addestramento, i velivoli e i simulatori
  • la didattica innovativa di Asteraviation
  • i partner di Asteraviation, l'accesso alle selezioni e le possibilità di carriera.

Verranno inoltre approfonditi diversi temi legati alle professioni dell’aviazione come: quali sono i requisiti fisici per diventare pilota, quali sono i costi da sostenere, quanto durano i corsi in Accademia, ma anche quali sono le modalità di assunzione e lo stipendio medio di un pilota.

Tra i corsi erogati da Asteraviation Flight Academy ci sono:

  • ATPL (pilota di linea)
  • PPL (pilota privato)
  • CPL (pilota commerciale)

E anche diverse abilitazioni, quali:

  • Abilitazione al bimotore (MEP)
  • Abilitazione al motore turbocompresso, al velivolo con carrello retrattile e passo variabile
  • Abilitazione al carrello biciclo
  • Abilitazione al volo notturno. 

Chi sceglie di iscriversi al programma di Aster Aviation Flight Academy svolge un addestramento basato sui principi del CRM aeronautico (Crew Resource Management) ed è seguito con training personalizzati. Inoltre, ha l’occasione di acquisire esperienza pratica nel settore dell’aviazione grazie alla collaborazione con diverse compagnie aeree partner, per applicare gli studi teorici in contesti reali, oltre che avere la possibilità di frequentare diversi seminari integrativi del piano formativo.

Dalla Safety Culture in Aviation alla conoscenza delle principali compagnie aeree e i loro processi di reclutamento, dall’approfondimento delle soft skill alle esperienze sul campo, il metodo didattico dell’Accademia offre una formazione completa e all’avanguardia per formare i professionisti dell’aviazione.

Frequentare Aster Aviation Academy non è solo scegliere di seguire una passione, ma vuol dire trasformare questa passione in futuro concreto: l’occupabilità dei corsi formativi è infatti di grande successo e più del 50% degli allievi trova lavoro subito dopo aver concluso il percorso di studi.

Puoi approfondire tutti i dettagli su https://www.asteraviation.it/airline-pilot-open-day/.

Asteraviation Flight Academy è l’Accademia di volo specializzata nella formazione di piloti di linea e professionisti dell’aviazione. Offriamo a ogni allievo training personalizzati e una didattica che integra competenze tecniche avanzate e sviluppo di soft skills fondamentali in cabina di pilotaggio.

Sedi: Aeroporto Valerio Catullo- Villafranca di Verona (VR), Aeroporto Angelo Berardi Verona-Boscomantico (VR).

Contatti: info@asteraviation.it Tel. +39 045 2050662 Mob. +39 327 6813344.

dicembre 29, 2025

La Cina ha inaugurato il più grande trasformatore intelligente ad altissima tensione

Китай представил крупнейший в мире «интеллектуальный» трансформатор

La Cina ha inaugurato il più grande trasformatore intelligente ad altissima tensione (HVDC) al mondo, capace di trasmettere circa 36 miliardi di kWh di energia pulita all’anno, rafforzando la stabilità della rete e favorendo l’integrazione delle rinnovabili.

Cosa significa questo traguardo

  • Tecnologia HVDC (High Voltage Direct Current): il trasformatore lavora in corrente continua ad altissima tensione (±800 kV), una soluzione che riduce le perdite di trasmissione su lunghe distanze.

  • Energia pulita: la capacità di 36 miliardi di kWh annui equivale al fabbisogno elettrico di milioni di famiglie, contribuendo a ridurre le emissioni di CO₂.

  • Stabilità della rete: il sistema intelligente è progettato per gestire meglio i flussi di energia variabili provenienti da fonti rinnovabili come eolico e solare.

  • Leadership tecnologica: la Cina consolida la sua posizione di leader mondiale nelle infrastrutture elettriche di nuova generazione.

⚡ Impatti principali

  • Ambientali: riduzione della dipendenza da combustibili fossili e maggiore utilizzo di energia rinnovabile.

  • Economici: trasmissione più efficiente significa meno sprechi e costi inferiori per la distribuzione.

  • Geopolitici: rafforza la capacità della Cina di esportare know-how e tecnologie HVDC, influenzando il mercato globale dell’energia.

Confronto con altri sistemi

Paese/Progetto
Tensione HVDC
Capacità annua stimata
Obiettivo principale

Cina – Hami-Chongqing
±800 kV
36 miliardi kWh
Trasmissione di energia pulita su lunga distanza

Brasile – Belo Monte
±800 kV
~11-12 miliardi kWh
Collegare impianti idroelettrici all’area urbana

India – Champa-Kurukshetra
±800 kV
~10 miliardi kWh
Supporto alla rete nazionale

Europa – NordLink (Norvegia-Germania)
±525 kV
~3,6 miliardi kWh
Scambio di energia rinnovabile tra paesi

Sfide e rischi

  • Affidabilità: un guasto in un trasformatore di queste dimensioni può avere impatti enormi sulla rete.

  • Costi: l’investimento iniziale è molto elevato e richiede manutenzione sofisticata.

  • Integrazione: serve coordinamento con altre infrastrutture per evitare squilibri energetici.

In sintesi, questo progetto rappresenta una pietra miliare nella transizione energetica globale, mostrando come la Cina stia puntando su infrastrutture avanzate per garantire sicurezza, efficienza e sostenibilità.

dicembre 26, 2025

Lavorare dopo la pensione: cosa c’è da sapere

29 Luglio 2025

anziana lavora al PC

Andare in pensione non significa dover rinunciare del tutto e per sempre a svolgere un’attività lavorativa. Al contrario, lavorare è (quasi) sempre possibile e permette non solo di tenersi occupati e continuare a sentirsi utili, ma anche di ottenere un’entrata aggiuntiva e di aumentare un po’ l’ammontare dell’assegno pensionistico.

In effetti, a ben vedere, lavorare dopo la pensione è una strada obbligata per tutti coloro i quali non hanno preso i giusti provvedimenti per garantirsi un assegno pensionistico più sostanzioso, per ottenere una pensione complementare o per accumulare un po’ di risparmi, e si ritrovano con entrate mensili troppo basse rispetto alle loro esigenze o aspettative.

Per evitare di ritrovarsi in questa situazione, è possibile calcolare la pensione con MiaPensione e richiedere per tempo una consulenza a esperti del settore.

Se non lo aveste ancora fatto e vi trovaste nella necessità di tornare a lavorare dopo il pensionamento potete leggere questo articolo per scoprire regole, limiti e opportunità di questa scelta.

Lavorare senza perdere il diritto alla pensione

Tanto per cominciare, è utile sapere che chi decide o si vede costretto a tornare a lavorare dopo la pensione può in molti casi farlo senza correre il rischio di vedersi ridurre l’assegno mensile o, peggio ancora, perdere del tutto il diritto a percepirlo.

Le eccezioni naturalmente non mancano e riguardano, in particolare, quegli ex lavoratori che sono andati in pensione con il metodo contributivo e prima di aver compiuto i 63 anni di età. In questo caso, il diritto all’assegno viene meno se si è assunti come dipendenti, mentre viene ridotto del 50% se si opta per un’attività lavorativa di tipo autonomo.

La riduzione dell’assegno previdenziale può aversi anche, per alcuni tipi di pensione, in caso di superamento dei limiti reddituali previsti. Per saperne di più e non correre il rischio di perdere l’assegno previdenziale, è utile rivolgersi a consulenti pensionistici esperti.

È inoltre importante ricordare che, per accedere alla pensione, i lavoratori dipendenti devono sospendere l’attività lavorativa in essere almeno fino all’erogazione del primo assegno. Tale divieto non è invece previsto per autonomi e lavoratori parasubordinati.

Come una nuova attività lavorativa incide sull’assegno pensionistico

Nel momento in cui si torna a lavorare, bisogna anche ricominciare a versare i contributi. Questo non incide immediatamente sull’ammontare dell’assegno percepito, ma consente, a distanza di tempo, di ottenere un adeguamento della pensione, aumentandone l’importo.

Per ottenere l’aumento è necessario attendere 5 anni dalla prima data di decorrenza della pensione oppure dall’ultimo adeguamento. In alcuni casi è inoltre possibile aspettare 2 soli anni. Trascorso il tempo necessario, bisognerà raccogliere tutta la documentazione relativa a nuovi contributi e all’attività lavorativa svolta, presentare domanda alla cassa previdenziale di riferimento e attendere la verifica dei requisiti.

Se pensate di avere già maturato i requisiti richiesti per l’ottenimento del supplemento, potete chiedere il ricalcolo della pensione a consulenti specializzati e farv aiutare con tutte le pratiche necessarie, evitando stress o errori di vario genere. Questo servizio può risultare utile anche in caso di errori di calcolo della pensione.

 

fonte

dicembre 21, 2025

Pionieri dell'Unione Europea: scopri la storia di Winston Churchill difensore degli Stati Uniti d'Europa

Winston Churchill

Winston Churchill, l'ex primo ministro britannico che mobilitò una nazione sotto bombardamento, sostenne l'idea dell'integrazione europea e fu uno dei primi a sostenere la creazione degli "Stati Uniti d'Europa".

"Dobbiamo costruire una specie di Stati Uniti d'Europa."

Winston Churchill

Vita e contesto storico

Quando si pensa a Winston Churchill, la prima immagine che viene in mente è quella di una figura imponente che fa il segno della vittoria mentre fuma un sigaro. Questa popolare raffigurazione è solo un aspetto dell'ex ufficiale dell'esercito britannico, corrispondente di guerra e primo ministro. Churchill fu uno dei tanti leader le cui esperienze di guerra li convinsero che solo un'Europa unita poteva garantire la pace.

Una visione per l'Europa

Nel suo discorso del 1946 all'Università di Zurigo, esortò gli europei a lasciarsi alle spalle gli orrori del passato e a guardare al futuro. Dichiarò che l'Europa non poteva permettersi di continuare a vivere in un contesto di odio e vendetta che covava dalle ferite del passato. Per Churchill, il primo passo per ricreare la "famiglia europea" di giustizia, misericordia e libertà era "costruire una sorta di Stati Uniti d'Europa... l'unico modo in cui centinaia di milioni di lavoratori potranno ritrovare le gioie semplici e le speranze che rendono la vita degna di essere vissuta".

Winston Churchill tiene un discorso a Zurigo il 19 settembre 1946.

fonte

dicembre 18, 2025

Lavorare nell’industria dell’alluminio: competenze, innovazione e nuove opportunità professionali

 

Sepal industria alluminio

Negli ultimi anni il settore manifatturiero italiano ha vissuto una profonda trasformazione, trainata dall’innovazione tecnologica e dalla crescente attenzione alla sostenibilità. In questo contesto, l’industria dell’alluminio rappresenta uno dei comparti più dinamici dal punto di vista occupazionale, capace di offrire opportunità di lavoro qualificate, stabili e orientate al futuro. Dalla produzione alla progettazione, fino alla gestione dei processi industriali, il lavoro nell’alluminio richiede oggi competenze sempre più specializzate e una forte integrazione tra know-how tecnico e tecnologia.

L’alluminio è alla base di numerose filiere strategiche: edilizia, arredo, automotive, energie rinnovabili e industria meccanica. Questa diffusione capillare rende il settore particolarmente resiliente e in grado di generare occupazione anche in contesti economici complessi. Le aziende strutturate che operano nella produzione di profili in alluminio non si limitano alla semplice estrusione del materiale, ma gestiscono processi complessi che coinvolgono progettazione, controllo qualità, trattamenti superficiali, lavorazioni meccaniche e logistica.

Tutto questo si traduce in una domanda costante di figure professionali diversificate: operatori specializzati, tecnici di produzione, ingegneri di processo, progettisti CAD, responsabili di qualità e manutenzione. Il lavoro in questo settore non è più legato a mansioni ripetitive, ma richiede capacità di adattamento, precisione e familiarità con sistemi automatizzati e digitali.

Competenze tecniche e formazione continua

Uno degli aspetti più interessanti del lavoro nell’industria dell’alluminio è l’importanza della formazione continua. L’introduzione di macchinari sempre più avanzati, sistemi di automazione e controlli digitali impone un aggiornamento costante delle competenze. Le aziende più evolute investono direttamente nella crescita professionale delle proprie risorse, offrendo percorsi di affiancamento, corsi tecnici e opportunità di specializzazione interna.

In questo contesto, lavorare per un produttore profili alluminio strutturato significa entrare in un ambiente industriale organizzato, dove il valore umano è considerato una leva strategica tanto quanto la tecnologia. La qualità del prodotto finale dipende infatti dalla capacità delle persone di governare processi complessi, rispettare standard elevati e collaborare in modo trasversale tra reparti.

Industria 4.0 e nuove figure professionali

La digitalizzazione ha ridefinito anche il concetto stesso di lavoro industriale. L’adozione dei principi dell’industria 4.0 ha introdotto nuove figure professionali legate all’analisi dei dati, alla manutenzione predittiva e al controllo intelligente dei processi produttivi. Sensori, software di monitoraggio e sistemi integrati permettono di ottimizzare tempi, ridurre gli scarti e migliorare la sicurezza sul lavoro.

Questa evoluzione rende il settore dell’alluminio particolarmente attrattivo anche per i giovani tecnici e ingegneri, che trovano un ambiente tecnologicamente avanzato e orientato all’innovazione. L’industria non è più vista come un ambito statico, ma come un ecosistema in continua evoluzione, dove competenze digitali e manualità tecnica convivono.

Stabilità, territorio e visione di lungo periodo

Un ulteriore elemento distintivo del lavoro nell’industria dell’alluminio è il forte legame con il territorio. Le aziende manifatturiere storiche rappresentano spesso un punto di riferimento economico e occupazionale per intere aree, garantendo stabilità e continuità nel tempo. Questo aspetto è particolarmente rilevante in un mercato del lavoro sempre più frammentato e precario.

Scegliere di lavorare in un’azienda specializzata nella produzione di profili in alluminio significa entrare in una realtà che guarda al lungo periodo, investe in innovazione e valorizza le competenze interne. Un modello industriale che unisce tradizione manifatturiera e visione futura, offrendo opportunità concrete a chi desidera costruire un percorso professionale solido e qualificato.

dicembre 12, 2025

Pionieri dell'Unione Europea: scopri la storia  di Walter Hallstein.
Walter Hallstein pionero UE

Walter Hallstein ha utilizzato il suo mandato di primo presidente della Commissione europea per creare il mercato comune e promuovere una rapida e profonda integrazione europea.

Il mercato comune mira all’unione politica dell’Europa.

Walter Hallstein

Vita e contesto storico di Walter Hallstein.

Hallstein affrontò il suo ruolo di Presidente della Commissione con lo stesso impegno per l'unità europea e con la stessa competenza ed esperienza in questo campo che avevano ispirato il Cancelliere Konrad Adenauer a nominarlo presidente della delegazione tedesca alla Conferenza del Piano Schuman sulla costituzione della Comunità europea del carbone e dell'acciaio nel 1950. 

Queste e altre qualità gli furono molto utili durante i suoi nove anni da Presidente, dal 1958 al 1967.

Una visione per l'Europa.

Hallstein fu un convinto sostenitore del progresso dell'unità europea attraverso la formazione di una Comunità Economica Europea. I primi passi verso un'integrazione economica che avrebbe consentito la libera circolazione di persone, merci e servizi furono compiuti durante la Conferenza di Messina del 1955.

Sebbene Hallstein inizialmente desiderasse che la piena integrazione fosse raggiunta il più rapidamente possibile, le realtà politiche dell'epoca lo portarono a riconoscere che una graduale fusione dei mercati degli stati membri sarebbe stata l'opzione più vantaggiosa per tutti.

Nel 1958 entrò in vigore il Trattato di Roma e Hallstein divenne il primo presidente della Commissione della Comunità economica europea.

Discorso di Walter Hallstein a Strasburgo il 2 marzo 1953

https://www.karlspreis.de/files/images/content/Preistraeger/Walter-Hallstein/1961_06.png 

📌 Chi era Walter Hallstein?

  • Giurista e accademico tedesco.

  • Diplomato in diritto internazionale; professore universitario prima e dopo la guerra.

  • Divenne dopo il 1945 un importante diplomatico della Germania Ovest.

📌 Il ruolo nella nascita dell’Europa unita.

  • Partecipò alla Conferenza di Messina (1955), tappa decisiva per il progetto che avrebbe portato ai Trattati di Roma.

  • Fu uno dei negoziatori del Trattato di Roma del 1957, che istituì la Comunità Economica Europea (CEE).

  • Sostenitore convinto di un’Europa federale, vedeva l’integrazione europea come mezzo per garantire pace e prosperità.

📌 Primo Presidente della Commissione Europea.

  • Fu il primo Presidente della Commissione della CEE (1958–1967).

  • Sotto la sua guida:

    • si sviluppò il Mercato Comune;

    • furono avviate politiche comuni, in particolare la PAC (Politica Agricola Comune);

    • venne consolidato il ruolo della Commissione come motore dell’integrazione europea.

📌 La “Dottrina Hallstein”.

  • Nella politica estera della Germania Ovest, la “Hallstein-Doktrin” (fine anni ’50) stabiliva che la RFT non avrebbe mantenuto relazioni con Stati che riconoscevano la Germania Est.
    (È un aspetto separato dal suo ruolo europeo, ma contribuì alla sua notorietà.)

📌 Perché è considerato un padre dell’UE?

Perché contribuì:

  • alla struttura istituzionale delle prime Comunità europee,

  • a rafforzare il ruolo sovranazionale della Commissione,

  • a promuovere un’Europa unita come progetto politico oltre che economico.

 

dicembre 05, 2025

Pionieri dell'Unione Europea: scopri la storia di Ursula Hirschmann.

Pionieri dell'Unione Europea: scopri la storia di Ursula Hirschmann.

Nata a Berlino da una famiglia ebraica della classe media nel settembre del 1913, Ursula Hirschmann si unì all'organizzazione giovanile del Partito Socialdemocratico nel 1932 come forma di resistenza all'ascesa del nazismo. 

Dopo aver incontrato Eugenio Colorni, un giovane filosofo socialista italiano, Hirschmann lo sposò e divenne attiva nel movimento clandestino di opposizione antifascista in Italia, paese natale del marito.

Vita e contesto storico di Ursula Hirschmann.

Quando venne arrestato e imprigionato sull'isola di Ventotene, Hirschmann lo seguì.

Sull'isola incontrarono Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, che nel 1941 furono coautori del Manifesto di Ventotene "per un'Europa libera e unita". Considerato da molti il ​​punto di partenza del federalismo europeo, il manifesto fu ampiamente letto da coloro che si unirono alla Resistenza italiana per combattere i nazisti.

Una visione per l'Europa.

Il testo auspicava una rottura con il passato europeo al fine di creare un nuovo sistema politico attraverso una ristrutturazione politica e una radicale riforma sociale. Hirschmann lo portò segretamente nella penisola italiana e contribuì a diffonderlo.

Dopo aver lasciato Ventotene, Hirschmann arrivò a Milano e nel 1943 cofondò il Movimento Federalista Europeo. Quando Colorni fu assassinato dai fascisti, Hirschmann fuggì in Svizzera e partecipò all'organizzazione del primo congresso federalista internazionale, tenutosi a Parigi nel 1945.

Ma l'impegno politico di Hirschmann non terminò con la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1975 fondò a Bruxelles l'associazione Femmes pour l'Europe (Donne per l'Europa).

Copia del documento d'identità italiano di Ursula Hirschmann 

🌍 Origini e formazione.

  • Nascita: Berlino, 2 settembre 1913, in una famiglia ebrea borghese non praticante.

  • Famiglia: Primogenita di tre figli; il fratello Albert Otto Hirschman diventerà un noto economista.

  • Contesto storico: Cresce negli anni della Repubblica di Weimar, segnati da instabilità politica e dall’ascesa del nazismo.

✈️ Esilio e impegno politico.

  • Nel 1932 si iscrisse all’Università Humboldt di Berlino per studiare economia, ma già nel 1933 dovette fuggire in Francia a causa delle persecuzioni naziste.

  • In Francia entrò in contatto con ambienti antifascisti e socialisti.

  • Si unì all’organizzazione giovanile del Partito Socialdemocratico tedesco, opponendosi attivamente al nazismo.

🇮🇹 L’Italia e la Resistenza.

  • Conobbe e sposò il filosofo e socialista italiano Eugenio Colorni, trasferendosi in Italia.

  • Partecipò al movimento clandestino antifascista, rischiando la vita per diffondere idee di libertà e democrazia.

  • Quando Colorni fu arrestato e confinato a Ventotene, Ursula lo seguì. Qui entrò in contatto con Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi.

📜 Il Manifesto di Ventotene.

  • Nel 1941 contribuì alla diffusione del Manifesto di Ventotene, scritto da Spinelli e Rossi, considerato il testo fondativo del federalismo europeo.

  • Ursula ebbe un ruolo cruciale nel portare clandestinamente il documento fuori dall’isola e nel diffonderlo tra gli antifascisti.

👩‍👧‍👦 Vita personale e impegno femminista.

  • Dopo l’uccisione di Colorni nel 1944, sposò Altiero Spinelli, con cui ebbe tre figlie.

  • Negli anni successivi si impegnò anche sul fronte femminista, fondando nel 1975 l’associazione Femmes pour l’Europe, per dare voce alle donne nel progetto europeo.

🕊️ Ultimi anni e eredità.

  • Visse tra Roma e Bruxelles, continuando a sostenere l’idea di un’Europa unita e democratica.

  • Morì a Roma l’8 gennaio 1991.

  • La sua figura è ricordata come pioniera dell’Unione Europea, simbolo di resistenza al fascismo e di impegno per la pace e l’integrazione.

📌 Sintesi storica.

La vita di Ursula Hirschmann si colloca nel cuore del Novecento europeo, tra dittature, guerre e ricostruzione. La sua esperienza personale — dall’esilio al confino, dalla Resistenza al federalismo — riflette le grandi sfide del secolo: lotta al totalitarismo, emancipazione femminile e costruzione di un’Europa unita.

 

novembre 29, 2025

Gli aspetti più inquietanti di una guerra nucleare: il fallout radioattivo.

guerra nucleare

Uno degli aspetti più inquietanti di una guerra nucleare non è solo l’esplosione iniziale, ma la ricaduta radioattiva (fallout) che può contaminare territori lontanissimi, rendendoli radioattivi.

In caso di guerra nucleare fino a che distanza riuscirà a spingersi il fallout radioattivo?

Il rischio di una guerra nucleare in Europa, sebbene abbastanza remoto, rappresenta una delle minacce più gravi per la sicurezza globale. 

Ultimamente, i vari teatri di guerra aperti nel mondo, hanno riportato l’attenzione sulle dottrine militari delle potenze nucleari, che contemplano l’uso di armi nucleari tattiche in risposta a minacce esistenziali.

Stiamo parlando sempre di simulazioni, eppure, anche se di tratta di scenari del tutto improbabili, nell’opinione pubblica dei Paesi europei lo spettro di una guerra nucleare è molto temuto.

A proposito di guerra nucleare ipotetica.

Uno degli aspetti più inquietanti di una guerra nucleare non è solo l’esplosione iniziale,.

Ma la ricaduta radioattiva (fallout) che può contaminare territori lontanissimi dai punti di detonazione per giorni, settimane o addirittura mesi.

Supponiamo un conflitto NATO-Russia che degeneri nell’uso di armi nucleari tattiche e strategiche, con circa 400–600 testate esplose sul continente europeo (un numero molto inferiore all’arsenale totale, ma già catastrofico). 

Le città bersaglio principali sarebbero basi militari, centri di comando e grandi aree urbane.

Attenzione al tipo di esplosioni.

Le esplosioni possono avvenire sia in quota, in libera atmosfera, che sul terreno. 

Nel caso di una gigantesca esplosione in quota avremmo meno fallout locale, ma più impulso elettromagnetico, in grado di interferire sulle comunicazioni, nodo nevralgico di un conflitto.

Guerra nucleare missili 

Entro le prime 24-48 ore, a poche decine di km dal punto zero avviene la ricaduta locale pesante, con particelle grandi (>100 μm) che ricadono entro 24–48 ore formando la classica “ellisse di fallout”.

Nel caso di esplosioni sul terreno, invece, il fallout diverrebbe imponente, sia su scala locale che regionale, poiché il fungo atomico aspira terra e detriti che vengono irradiati.

Il fallout pericoloso deriva principalmente dalle detonazioni a contatto col suolo.

Come si muove la ricaduta radioattiva?

Entro le prime 24-48 ore, a poche decine di km dal punto zero avviene la ricaduta locale pesante, con particelle grandi (>100 μm) che ricadono entro 24–48 ore formando la classica “ellisse di fallout” allungata nella direzione del vento prevalente negli strati più bassi della troposfera. 

Livelli letali (migliaia di Sievert) si riscontrerebbero entro 20–50 km sottovento.

Le particelle più piccole (0,1–50 μm) restano sospese nella troposfera (0–12 km) e vengono trasportate dai venti dominanti. È questa la fase che può colpire l’Europa intera.

Le esplosioni più potenti (>100 kt) iniettano materiale fino alla stratosfera (sopra 15–20 km). 

Qui i venti spingerebbero le particelle su lunghissime distanze e la ricaduta è globale ma molto diluita (come avvenne con i test degli anni ’50-’60).

La maggior minaccia per l’Europa deriva proprio dalla circolazione atmosferica.

Tuttavia, alle nostre latitudini i venti dominanti nella troposfera media sono prevalentemente da Ovest verso Est.

In pratica tra 40° e 60° N (tutta l’Europa) i venti soffiano in media da ovest verso est.

Soprattutto questo significa che la ricaduta radioattiva tende a spostarsi da ovest verso est e da sud-ovest verso nord-est, interessando praticamente gran parte del nostro continente.

Ma quanto lontano può arrivare il fallout pericoloso?

Secondo stime di simulazioni entro 500–800 km è ancora possibile ricevere dosi molto alte (decine–centinaia di mSv) se la particella è ricca di isotopi a vita media (Cesio-137, Stronzio-90).

A 800–2.000 km di distanza si potranno avere dosi acute minori, ma con contaminazione a lungo termine del suolo. 

Oltre i 2.000 km di distanza la contaminazione sarebbe leggera ma misurabile (come avvenne in Svezia dopo Chernobyl).

Guerra nucleare esplosione 

Secondo stime di simulazioni entro 500–800 km è ancora possibile ricevere dosi molto alte (decine–centinaia di mSv) se la particella è ricca di isotopi a vita media (Cesio-137, Stronzio-90).

In uno scenario di guerra nucleare europea, la direzione dominante dei venti farebbe sì che la maggior parte della ricaduta radioattiva si sposti da ovest verso est o sud-ovest verso nord-est.

Quali sarebbero le nazioni più esposte?

Le nazioni più esposte sarebbero quelle dell’Europa centro-orientale e nord-orientale: Polonia, Paesi Baltici, Finlandia, Svezia, Norvegia, Germania orientale e Repubblica Ceca.

I paesi più occidentali e meridionali, vedi il caso di Spagna, Portogallo, Italia meridionale, Grecia, avrebbero probabilità significativamente minori di ricevere fallout intenso, anche se nessuna area del continente può considerarsi veramente al sicuro in caso di centinaia di detonazioni.

 Il fattore decisivo non è solo la posizione geografica, ma la direzione del vento nei giorni immediatamente successivi agli attacchi. 

Basta una variazione di 30–40° nella traiettoria dei venti nella media troposfera per spostare di migliaia di chilometri l’area più colpita.

Chernobyl 

novembre 28, 2025

Pionieri dell'Unione Europea: scopri la storia di Simone Veil.
Pionieri dell'Unione: Simone Veil.

L'infanzia e le esperienze traumatiche di Simone Veil durante la Seconda guerra mondiale, sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti, gettarono le basi del suo impegno per un'Europa unita, una causa che avrebbe sostenuto per il resto della sua vita.

Eravamo convinti che se i vincitori del 1945 non avessero raggiunto una piena e rapida riconciliazione con la Germania, le ferite di un'Europa già divisa tra Est e Ovest non si sarebbero mai rimarginate e il mondo avrebbe nuovamente imboccato la strada verso un altro conflitto, ancora più devastante dei precedenti.

Simone Veil

Vita e contesto storico di Simone Veil.

La sua ascesa politica iniziò all'inizio degli studi di giurisprudenza. Nel 1974 entrò a far parte del governo francese, sotto la presidenza di Giscard d'Estaing, come Ministro della Salute.

Poco dopo la sua nomina, Veil si batté per la legalizzazione dell'aborto in Francia, un obiettivo che avrebbe raggiunto solo nel 1975, quando l'opposizione all'Assemblea Nazionale si unì a lei nell'approvazione della legge. 

Considerata una pietra miliare significativa, sarebbe passata alla storia come "la loi Veil" (legge Veil).

Una visione per l'Europa.

Quando nel 1979 il presidente Giscard d'Estaing gli chiese di guidare la lista del suo partito alle prime elezioni dirette del Parlamento europeo Veil non esitò.

Fu eletta al Parlamento, che la nominò Presidente. Veil guidò poi il primo Parlamento europeo eletto direttamente e divenne la prima donna a ricoprire la carica più alta in un'istituzione dell'UE. 

Due anni dopo, le fu conferito il Premio Carlo Magno  , che premia il contributo individuale all'unità europea.

Ultimi anni.

Le tombe di Jean Moulin e André Malraux a sinistra, degli sposi Veil in fondo, di René Cassin e di Jean Monnet a destra

Nel 2013, dopo il decesso del marito e della sorella, decise di ritirarsi dalla vita pubblica. 

Morì a Parigi il 30 giugno 2017 poco prima di compiere 90 anni. 

Diversi esponenti politici chiesero che fosse tumulata nel Pantheon, una sorta di cimitero laico delle grandi personalità francesi. 

Nel febbraio 2018 il presidente francese Emmanuel Macron annunciò che sia lei che il marito avrebbero riposato nel Pantheon dal 1º luglio 2018: si tratta della prima coppia di sposi e della quinta donna dopo circa 100 anni.

Fonte

novembre 24, 2025

L'immigrazione in Italia: il problema e le dimensioni umanitarie.
Immigrazione

Il problema dell'immigrazione in Italia è un fenomeno complesso con dimensioni umanitarie, sociali, economiche e politiche.

 L'Italia è un punto di ingresso chiave per migranti e rifugiati in Europa, il che crea sfide nella gestione dei flussi, nell'integrazione e nell'impatto sui servizi pubblici, sebbene gli immigrati contribuiscano in modo significativo anche all'economia del Paese.

Principali sfide dell'immigrazione italiana.

Le migrazioni, che possono definirsi quali spostamenti dell’uomo da un territorio ad un altro per fini di sussistenza o sopravvivenza, rappresentano un lemma antico della storia dell’uomo, la cui eco è rintracciabile già nel Vecchio Testamento.

 Esse hanno avuto carattere volta a volta temporaneo (se non stagionale) o permanente, periodico o irregolare, internazionale o entro i confini nazionali, proletario o colonizzatore, limitato o di massa. 

Dal tempo di Cristo in poi sono dipese il più spesso da guerre e persecuzioni. 

Più di recente, hanno assunto carattere prevalentemente economico, data la spinta alla ricerca di migliori condizioni di vita e di lavoro avvertita in modo crescente da larghe frange della popolazione mondiale, venendo a svolgere una funzione equilibratrice nel rapporto tra la densità delle popolazioni e le risorse economiche delle regioni di incidenza.

Gestione dei flussi irregolari.

Ll'Italia si trova ad affrontare una sfida costante con l'arrivo di migranti irregolari attraverso il Mar Mediterraneo, principalmente provenienti da paesi nordafricani e da zone di conflitto in Medio Oriente. L'isola di Lampedusa è spesso il primo punto di arrivo, il che ha messo a dura prova la capacità di accoglienza e le risorse di soccorso.

Percezione pubblica e tensione sociale.

Immigrazione 

Tuttavia vi è una diffusa preoccupazione tra la popolazione italiana per l'impatto dell'immigrazione sui servizi pubblici e sulla qualità della vita, che ha generato intensi dibattiti politici e, in alcuni casi, ostilità nazionalista.

Integrazione e mercato del lavoro.

L'effettiva integrazione degli immigrati nella società e nel mercato del lavoro rimane una sfida. Sebbene gli immigrati generino circa il 9% della ricchezza del Paese e ricoprano i posti di lavoro necessari, spesso incontrano difficoltà a trovare un impiego formale o possono competere con lavoratori autoctoni poco qualificati, il che può deprimere i salari in alcuni settori.

Politiche e legislazione in evoluzione.

Il governo italiano ha implementato diverse misure, dagli sforzi per ridurre gli arrivi illegali e aumentare i rimpatri alle riforme volte ad attrarre lavoratori regolari per affrontare la carenza di manodopera in una popolazione che invecchia. 

Queste politiche sono spesso oggetto di dibattito e critiche da parte di organizzazioni per i diritti umani e attori politici.

Contesto economico e demografico.

Paradossalmente, mentre si dibattono le sfide dell'immigrazione, l'Italia si trova ad affrontare un invecchiamento della popolazione e un'elevata emigrazione di giovani italiani, il che crea un bisogno critico di manodopera per sostenere l'economia e i servizi pubblici.

 In risposta, il governo ha approvato riforme sull'immigrazione, come il Decreto Immigrazione 2026-2028, che autorizza un numero significativo di permessi di lavoro per cittadini extracomunitari. In sintesi, il "problema" dell'immigrazione in Italia è multiforme e comporta sia sfide umanitarie e sociali immediate, sia opportunità economiche a lungo termine che il Paese deve cogliere per affrontare i propri squilibri demografici e lavorativi.

Il fenomeno immigratorio in netta espansione. 

Chiari sono i sintomi che lasciano presagire il fenomeno immigratorio in netta espansione. 

È assai probabile che nel corso del secolo in cui viviamo la questione demografica che coinvolge l’Italia e gran parte dell’Europa, conseguente al differenziale tra il tasso di crescita delle popolazioni dei Paesi confinanti e quello delle popolazioni dell’Unione Europea, soprattutto di quelle che si affacciano sul Mediterraneo, e la prevedibile richiesta crescente di lavoratori per sostenere lo sviluppo economico europeo, avranno come conseguenza il verificarsi di continui esodi verso il vecchio continente, con effetti affatto esiziali sullo sviluppo delle comunità urbane, sociali ed economiche. 

Il flusso migratorio diverrà verosimilmente anche più intenso quando i migranti dalle aree a maggiore pressione demografica (tra le quali l’Africa Sub-Sahariana) potranno disporre di maggiori mezzi per spostarsi e sottrarsi così all’attuale stato di disperazione.

La soluzione? Non si può evitare un fenomeno così imponente, né si deve averne timore. Occorre invece governarlo, il che rende centrale la questione del diritto, cioè delle regole che debbono presiedere all’ingresso, alla stabilizzazione, alla sanzione di diritti e doveri degli immigrati.