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dicembre 24, 2023

Perché acquistare casa a Roma ?


Roma, la Città Eterna, offre una molteplicità di motivi per considerare l'acquisto di una casa. Esaminiamo le ragioni che rendono Roma un luogo ideale per diventare proprietari immobiliari. Se prima di comprare casa, hai bisogno di vendere quella che già possiedi, il calcolo valore immobile online è possibile online con RealAdvisor in modo rapido, preciso e senza impegno. Utilizza dati accurati e avanzati algoritmi per una stima affidabile e dettagliata. Vediamo ora nel dettaglio le ragioni per cui è una buona idea acquistare un immobile a Roma nel 2024.

Storia e cultura uniche

La ricchezza storica e culturale di Roma è ineguagliabile. Acquistare casa in una città intrisa di antiche rovine, musei e arte rinascimentale offre l'opportunità di vivere in un autentico museo a cielo aperto. Ogni angolo di Roma racconta una storia millenaria che diventa parte integrante della vita quotidiana.

Roma incarna lo stile di vita italiano, caratterizzato da lunghe passeggiate nel centro storico, caffè all'aperto e cene nelle osterie. La qualità della vita a Roma è influenzata dalla sua atmosfera rilassata e dalla consapevolezza culinaria, offrendo un mix di piacere e relax in un ambiente unico.

Le imponenti strutture dell'antica Roma, come il Colosseo e il Pantheon, conferiscono alla città un'architettura iconica. Acquistare una casa a Roma significa vivere circondati da paesaggi indimenticabili, tra le vie strette di Trastevere e gli splendidi giardini di Villa Borghese.

Opportunità di Lavoro e crescita economica

Roma non è solo una destinazione turistica, ma anche un centro di opportunità di lavoro e crescita economica. Settori come il turismo, la moda e la tecnologia contribuiscono alla vitalità economica della città, offrendo prospettive di carriera e sviluppo professionale.

Roma vanta inoltre istituzioni educative di alto livello, tra cui università prestigiose e scuole internazionali. Acquistare casa a Roma offre l'opportunità di garantire un'istruzione di qualità ai propri figli, avvalendosi di istituti rinomati che arricchiscono il loro percorso accademico.

La vita notturna di Roma è celebre per i suoi bar accoglienti, locali alla moda e spettacoli culturali. Acquistare casa a Roma significa immergersi in una vita notturna vibrante, con possibilità di divertimento e intrattenimento per tutti i gusti.

Connessioni ed infrastrutture efficienti

Le efficienti connessioni e le infrastrutture di trasporto pubblico rendono facile spostarsi in città e esplorare le regioni circostanti. Roma è ben collegata sia a livello nazionale che internazionale, facilitando gli spostamenti e offrendo un'esperienza di vita dinamica e connessa.

Il mercato immobiliare a Roma è stabile e offre opportunità interessanti per gli acquirenti. Investire in una casa a Roma può rappresentare un solido investimento a lungo termine, con la possibilità di apprezzamento del valore immobiliare nel tempo.

Cultura Gastronomica

Roma è famosa per la sua cucina straordinaria e la tradizione gastronomica. Acquistare casa a Roma significa avere accesso a mercati locali, trattorie autentiche e ristoranti stellati, offrendo un'esperienza culinaria senza pari nel cuore dell'Italia.

La comunità romana è caratterizzata dalla sua accoglienza e diversità. Acquistare casa a Roma significa diventare parte di una comunità calorosa e aperta, con la possibilità di condividere esperienze e apprezzare la ricchezza delle relazioni interpersonali.

Roma offre un mix unico di storia, cultura, opportunità e stile di vita italiano. Acquistare casa in questa affascinante città significa abbracciare un patrimonio millenario e vivere in uno dei luoghi più affascinanti del mondo, dove ogni giorno è un'esperienza indimenticabile.

dicembre 12, 2023

Razzismo economico, il ruolo occidentale nei disastri ecologici mal gestiti in Africa.
Diverse aziende petrolifere europee hanno sfruttato il continente africano senza farsi troppi scrupoli sull’inquinamento, ad esempio esportando la cosiddetta “benzina sporca”. Oltre a questo, vi sono le gravi condizioni dei fiumi del Lesotho, della Tanzania e dell’Uganda, causate specialmente dai brand della moda e dalle grandi multinazionali

Incompetenza, perdite di tempo, mancanza di trasparenza e di pianificazione stanno caratterizzando le opere di bonifica nella regione nigeriana di Ogoniland, situata nei pressi del Delta del fiume Niger. Qui, per decenni, le compagnie petrolifere occidentali hanno svolto attività estrattive petrolifere compromettendo fauna e flora circostanti.


Il petrolio continua a fuoriuscire dai pozzi.

Ancora oggi, venticinque anni dopo che la britannica Shell ha chiuso gli impianti, il petrolio continua a fuoriuscire dai pozzi e dalle condutture inquinando le foreste, le acque dove i pescatori locali cercano di sopravvivere e diffondendo un persistente odore di benzene, dalle conseguenze nefaste, nell’aria. L’Ogoniland è diventata una delle regioni più inquinate della Terra e sembra che l’imponente piano di bonifica da 1 miliardo di dollari, finanziato dalla Shell è voluto dalle Nazioni Unite, non sia risolutivo.

Tra il 1976 ed il 1991 l’equivalente di oltre due milioni di barili di petrolio ha inquinato l’Ogoniland durante 2976 perdite. Si tratta di un doloroso esempio di impunità aziendale scontratasi con gli sforzi incessanti di individui ed attivisti che vogliono ottenere giustizia. Michael Karipko, membro di Environmental Rights Action, ha spiegato al portale Friends of the Earthquakes International che «il prezzo per la docilità mostrata dalle nostre comunità e dal Paese è stata la perdita di sovranità e indipendenza a vantaggio di multinazionali predatrici» e che «le nostre comunità non devono perdere l’abitudine di farsi sentire».

L’orrore di un paesaggio nero e senza vita.

L’orrore provocato dalla vista di un paesaggio nero e senza vita è un qualcosa che deve essere provato per essere compreso e non può essere descritto a parole. Il petrolio grezzo è una sostanza altamente infiammabile e ha effetti irritanti per gli occhi. In caso di esposizione prolungata ci possono essere danni agli organi, mentre l’esposizione ripetuta può provocare secchezza della pelle oppure effetti neoplastici. La sostanza ha effetti tossici per gli organismi acquatici con effetti a lungo termine per l’ambiente.

Il razzismo di natura economica, come ricordato in un editoriale del Guardian, ha spinto diverse aziende petrolifere europee, nel corso degli anni, a sfruttare l’Africa dal punto di vista economico senza farsi troppi scrupoli per quanto riguarda l’inquinamento. Un esempio è l’esportazione verso l’Africa della cosiddetta “benzina sporca”, contente concentrazioni di solfuro diverse migliaia di volte superiori rispetto ai limiti minimi accettati in Europa. In alcuni casi le aziende coinvolte si sono difese affermando che la pratica non è illegale, ma ci sono alcune evidenze che parlano chiaro. L’aria delle città africane è spesso molto inquinata, poco salutare e irrespirabile è tutto ciò provoca perdite di vite umane. Nel 2013, ad esempio, 20mila persone sono morte in Ghana a causa dell’inquinamento dell’aria e questo dato è riscontrabile anche in altre nazioni africane.

Il report della Water Witness International.

Un report della Water Witness International, organizzazione no profit operante ad Edimburgo citata da GreenMe, ha evidenziato le gravi condizioni in cui versano i fiumi del Lesotho e della Tanzania a causa dell’inquinamento provocato da alcuni noti brand della moda low cost. Le grandi marche sfruttano le regioni più povere del mondo, situate in Africa ed in Asia, per produrre capi di abbigliamento di qualità non eccelsa grazie alla manodopera a bassissimo costo e da rivendere poi in Occidente.

L’assenza di controlli ambientali ha fatto sì che i colori artificiali utilizzati per tingere i tessuti dei jeans inquinassero i corsi d’acqua. Nei pressi di un’industria tessile situata presso il fiume Msimbazi, che scorre nei pressi di Dar es Salaam in Tanzania, è stato riscontrato un valore di Ph pari a 12, equivalente a quello della candeggina, mentre un fiume in Lesotho ha assunto il colore del tessuto dei jeans.

In Uganda sta morendo il fiume Rwizi, la cui portata si è ridotta del 60 per cento, come ricordato dal National Environment Management Authority (Nema) all’agenzia Anadolou, a causa «delle strutture costruite lungo le rive e delle pratiche agricole, portate avanti nelle colline, che hanno dato luogo a frane». Sono stati riscontrati problemi di inquinamento lungo il corso del fiume, che hanno provocato ostruzioni. Tra i responsabili ci sono grandi industrie, importanti catene alberghiere ma anche la Coca Cola e i Birrifici Nile, parte di una società leader mondiale della birra quotata in borsa e con sede a Leuven, in Belgio. Le parti interessate hanno attuato interventi per ripristinare il bacino idrografico del fiume e i Birrifici Nile hanno eretto muri di gabbioni nel proprio stabilimento per stabilizzare le sponde del fiume ed impedire che i terreni sciolti vi collassino.

Fonte.

ottobre 26, 2023

Esplorando Cape Town: una città di meraviglie

 Benvenuti a Cape Town, la gemma sudafricana che vi lascerà senza fiato! Questa città, situata all’estremità meridionale dell’Africa, è una destinazione ricca di bellezze naturali, cultura vibrante e opportunità senza fine. Scoprirete come questa città sia un vero e proprio tesoro di esperienze memorabili tutte da scoprire.

Benvenuti a Cape Town, la gemma sudafricana che vi lascerà senza fiato! Questa città, situata all’estremità meridionale dell’Africa, è una destinazione ricca di bellezze naturali, cultura vibrante e opportunità senza fine. Scoprirete come questa città sia un vero e proprio tesoro di esperienze memorabili tutte da scoprire.

Dove inizia l’avventura.

Cape Town è famosa per la sua bellezza mozzafiato, dominata dalla maestosa Table Mountain, un’icona naturale che sovrasta la città. I viaggiatori possono salire in cima alla montagna tramite una funivia panoramica o attraverso un’escursione emozionante. Dalla cima, potrete godere di una vista spettacolare sulla città e sull’Oceano Atlantico, creando ricordi indelebili.

La punta del Capo, situata a sud-ovest di Cape Town, è un altro luogo imperdibile. Questo è il punto in cui l’Oceano Atlantico e l’Oceano Indiano si incontrano, creando uno spettacolo naturale affascinante. Potrete passeggiare lungo i sentieri panoramici e ammirare la bellezza selvaggia di questo luogo.

Cultura e storia: il passato di Cape Town.

Cape Town è una città ricca di storia e cultura. Un luogo imperdibile è Robben Island, l’isola prigione dove Nelson Mandela fu tenuto prigioniero per 18 anni. Una visita guidata vi porterà attraverso le celle e le storie di coraggio e resilienza che hanno definito l’apartheid e la lotta per la libertà.

Il V&A Waterfront è un’area vivace e pittoresca che offre non solo negozi e ristoranti di classe mondiale, ma anche una vista mozzafiato sulla Table Mountain. Qui, potrete anche visitare il Two Oceans Aquarium, che vi darà un’opportunità unica di esplorare la vita marina dell’Oceano Atlantico e dell’Oceano Indiano.

Avventure all’aperto.

Gli amanti dell’avventura troveranno molte opportunità per sfidarsi a Cape Town. Il Parco Nazionale di Table Mountain è ideale per l’escursionismo, il trail running e l’arrampicata. Mentre viaggiate lungo le numerose piste, potrete scoprire la flora e la fauna uniche di questa regione.













Per gli appassionati di surf, le spiagge di Cape Town offrono onde incredibili. Muizenberg è un luogo perfetto per i principianti, mentre le spiagge di Noordhoek e Big Bay sono rinomate tra i surfisti più esperti. La scuola di surf locale offre lezioni per tutti i livelli di abilità

Gastronomia: sapori da scoprire.

Cape Town è una città che sa come deliziare il palato. La sua scena culinaria è variegata e sofisticata. Il mercato alimentare di Old Biscuit Mill è un luogo imperdibile da assaporare delizie locali, mentre i ristoranti lungo il Victoria & Alfred Waterfront offrono una vasta gamma di cucine internazionali.

Non dimenticate di provare il braai, il barbecue sudafricano, che è una tradizione culinaria profondamente radicata nella cultura del paese. Potrete assaporare carni succulente e saporite salse che vi faranno venire l’acquolina in bocca.

Opportunità di apprendimento e crescita.

Oltre alle attrazioni e alle avventure, Cape Town offre numerose opportunità di apprendimento e crescita. Le scuole locali offrono la possibilità di partecipare a corsi di lingua, programmi di volontariato e tirocini.

La città ospita anche numerosi organizzazioni no-profit e ONG impegnate in varie cause sociali, ambientali ed educative. Queste offrono opportunità uniche per i giovani per impegnarsi attivamente nelle questioni che più li interessano.

Una città per tutti.

Cape Town è nota per la sua atmosfera accogliente e inclusiva. La diversità culturale è celebrata qui, e le persone provenienti da tutto il mondo si sentono a casa. Questo rende Cape Town un luogo ideale per allargare le proprie prospettive e fare amicizia con persone provenienti da diverse culture e sfondi.

Un anno indimenticabile a Cape Town.

Cape Town è molto più di una destinazione turistica: è un luogo di scoperta, crescita e avventura. Per questo, Trinity Viaggi Studio ha pensato ad un esclusivo programma Exchange in Sudafrica della durata di un anno. I ragazzi che scelgono di passare un anno a Cape Town avranno l’opportunità di immergersi in una cultura vibrante, esplorare paesaggi spettacolari e sviluppare competenze importanti per il loro futuro, come l’apprendimento della lingua inglese.

L’anno trascorso a Cape Town arricchirà il bagaglio culturale e personale dei ragazzi. Inoltre, che si tratti di arrampicarsi sulla Table Mountain, di imparare la storia della lotta per la libertà sudafricana o di contribuire attivamente al cambiamento sociale, Cape Town offre un’esperienza completa.

Se siete pronti per un’avventura che cambierà la vostra vita e vi aprirà nuove prospettive, lasciatevi ispirare da questa città straordinaria e iniziate il vostro viaggio verso la scoperta, la crescita e il cambiamento. 

ottobre 18, 2023

Esperienze sensoriali: i cocktail più influenti per il 2023

 Sei pronto a immergerti in un mondo di sensazioni inebrianti? Il 2023 promette di essere un anno strabiliante per i cocktail, con nuove esperienze sensoriali che faranno impazzire i palati più raffinati e curiosi. Sì, perché il mondo della mixology è sempre alla ricerca di nuove frontiere, e quest’anno non fa alcuna eccezione. Preparatevi a sollevare il bicchiere e scoprire quali sono i cocktail più influenti per il 2023.

Sei pronto a immergerti in un mondo di sensazioni inebrianti? Il 2023 promette di essere un anno strabiliante per i cocktail, con nuove esperienze sensoriali che faranno impazzire i palati più raffinati e curiosi. Sì, perché il mondo della mixology è sempre alla ricerca di nuove frontiere, e quest’anno non fa alcuna eccezione. Preparatevi a sollevare il bicchiere e scoprire quali sono i cocktail più influenti per il 2023.

L’arte della tensione: “The Electric Zest”

Hai mai desiderato provare una scarica di energia mentre sorseggi il tuo drink preferito? “The Electric Zest” è ciò che fa al caso tuo. Questo cocktail estroso e vibrante unisce agrumi e spezie esotiche, ma la vera sorpresa arriva quando lo assaggi. Un tocco di sapore elettrizzante ti cattura, lasciandoti letteralmente con la bocca sgranata. 

Il viaggio dei sensi: “Around the World Sip”

Il mondo intero in un singolo sorso? Esatto! “Around the World Sip” è il cocktail che ti farà sentire come un avventuroso Indiana Jones. Questo capolavoro mixologico combina sapori prelibati da ogni angolo del pianeta. Dal gusto piccante dei jalapeños messicani all’elegante fragranza dei fiori di ciliegio giapponesi, ogni sorso ti porterà in un nuovo e affascinante paesaggio. E mentre il tuo palato si perde in questo tour sensoriale, il tuo spirito avrà la gioia di essere un cittadino del mondo, senza dover fare check-in o mostrare il passaporto.

L’Alchimia dell’Invisibile: “The Transparent Elixir”

Questo è uno di quei cocktail che sembra provenire da un altro pianeta. “The Transparent Elixir” è un’opera di alchimia moderna, un incrocio tra la scienza e l’arte, che renderà incerto ogni tuo presupposto sulle leggi della fisica. Un cocktail completamente trasparente, ma con un sapore incredibilmente ricco e avvolgente. Ogni sorso sarà un’esperienza quasi eterea, come se stessi bevendo l’essenza stessa del mistero.

Il Futuro è Dolce: “Holographic Dreams”

Chi avrebbe mai pensato che i sogni potessero essere a portata di mano in un bicchiere? Con “Holographic Dreams” tutto diventa possibile. Questo cocktail è un concentrato di fantasia. I colori si fondono in un vortice di tonalità iridescenti e il gusto è un tripudio di dolcezza. Chi avrebbe detto che il futuro sarebbe stato così aromatico?

L’Essenza dell’Essere: “Scented Identity”

Con “Scented Identity”, il cocktail diventa un’autentica esperienza olfattiva. Ogni sorso è un viaggio nella memoria, un tuffo nei ricordi e nelle emozioni. I profumi riconoscibili di fiori, erbe e spezie si intrecciano, evocando immagini e sensazioni profonde. È come se il cocktail avesse una personalità unica, capace di raccontare chi sei e chi vuoi essere, con un solo profumo.

Conclusioni 

Questi sono solo alcuni dei cocktail più influenti per il 2023. Esperienze sensoriali mozzafiato che vi sorprenderanno e vi affascineranno. Quindi, alzate il calice e scoprite l’ebbrezza di un nuovo viaggio nel regno della mixology. Lasciatevi guidare da sapori unici e da un’arte capace di soddisfare tutti i vostri sensi, perché, come si suol dire, la vita è troppo breve per non assaporarla fino in fondo. 

Alla salute!

ottobre 14, 2023

 Cyber, sanità e Pnrr: una sfida di portata strategica

La sanità è oggigiorno un settore cruciale per capire l’ampiezza delle attuali necessità di difesa in campo cyber, delle minacce che oggi devono affrontare i servizi per i cittadini e delle sfide per costruire infrastrutture resilienti e robuste.


La battaglia cyber per la sanità

Alessandro Curioni, dirigente di Di.Gi Lab, consulente in ambito cyber per Leonardo e docente all’Università Cattolica di Milano, a inizio gennaio su Panorama indicava in un “matrimonio da farsi a tutti i costi” quello che doveva essere promosso tra sicurezza in ambito cyber e sanità[1]. Commentando un attacco ransomware avvenuto all’Ospedale di Alessandria, Curioni, tra i massimi esperti italiani di cybersicurezza, sottolineava l’amara constatazione che infrastrutture critiche nazionali come quelle sanitarie versino in uno stato di “cyber-abbandono. Vero che i decennali ritardi non si recuperano in un paio di anni, ma la descrizione dello stato dei sistemi fornita dagli stessi aggressori è deprimente”. Ragnar Locker, il gruppo hacker che ha attaccato l’ente di Alessandria, arrivò a sottolineare di non essere andato oltre un attacco ransomware e di non aver voluto bloccare i sistemi per “non mettere a rischio la vita delle persone”.


Un caso tra molti, quello riportato da Curioni, per ricordare quanto ampie siano le praterie in cui gruppi hacker di ogni tipo, e anche potenziali attori malevoli di matrice statuale, possano infiltrarsi nel terreno della sanità nazionale. I dati dei cittadini italiani conservati nelle infrastrutture digitali degli ospedali fanno gola a molti attori desiderosi di bucare le strutture delle aziende sanitarie per chiedere riscatti. L’esplosione del numero di device interconnessi, dai macchinari di ultima generazione ai dispositivi dell’amministrazione delle strutture sanitarie, espone a un incremento del perimetro d’attacco. La crescente connessione dei dispositivi dei dipendenti alle reti interne delle strutture sanitarie espone anche alla possibile “contaminazione” di minacce cyber tra un dispositivo e l’altro. Come spesso accade in campo cyber, il fattore chiave è quello umano: immaginiamo un dipendente, magari un infermiere, stanco e stressato dopo un lungo turno in corsia che alla fine del suo servizio si connette a una rete interna, e ivi apre sul suo cellulare privato una mail di phishing.


Come avvengono le minacce cyber più comuni

Una rete digitale poco schermata può portare eventuali virus capaci di produrre attacchi ransomware o di Distributed Denial of Service (DDoS) a “esplodere” all’interno dei device della struttura sanitaria. L’interconnessione tra i dispositivi (Internet of Things) può moltiplicare il numero dei bersagli.[2] Del resto, secondo i dati Clusit, ben il 64% degli incidenti più gravi a livello globale ha come causa azioni “maldestre”, degli utenti o del personale informatico nelle aziende.


Per quanto desiderosi di trovare una “porta aperta” per le loro intrusioni, i gruppi di hacker intenzionati ad attaccare un ospedale devono, in qualche modo, sfruttare spesso ingressi di servizio. Fondamentale è per le strutture sanitarie evitare che l’inizio dell’infezione diventi epidemico.


Il settore Healthcare, ricorda il Clusit, è stato col 12% degli attacchi il secondo più colpito su scala globale nel 2022. In Italia i casi più eclatanti, oltre al citato esempio di Alessandria, hanno riguardato altri importanti poli del Servizio Sanitario Nazionale.


L’ondata di attacchi

A settembre e novembre 2021 un’anticipazione era stata data dall’uno-due con cui il polo ospedaliero San Giovanni Addolarata prima e l’Asl Roma 3 erano stati colpiti nella Capitale. L’1 maggio 2022, in un giorno di relativa esposizione per la situazione di festività, i presidi ospedalieri e territoriali milanesi legati al Fatebenefratelli e al Sacco sono stati colpiti per diverse ore da un attacco ransomware. 500 i server in tilt in questo caso. E molto duro è stato anche l’attacco della seconda metà di agosto del 2022 agli ospedali Martini e Maria Vittoria di Torino, che per una settimana ha costretto i medici e i funzionari a rinunciare ai servizi Ict per gestire prenotazioni e servizi.[3]


Più di recente, è stato da segnalare un attacco all’Ospedale Universitario di Parma, avvenuto il 28 febbraio 2023, che avrebbe compromesso molti dati sanitari dei pazienti. Nelle stesse ore, fino all’1 marzo, è andato a terra anche il sistema gestionale del Niguarda di Milao.


Le vulnerabilità cyber della sanità

Insomma, parliamo di un problema diffuso capace di aprire a diverse considerazioni di ordine strategico in ambito tecnologico e non solo. Vale sicuramente quanto detto da Giuliano Pozza, Chief Information Officer presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che dialogando con Trend Sanità ha ricordato come in ambito Healthcare “le vulnerabilità sono maggiori. Infatti, la frammentazione, almeno in Italia, della governance sanitaria, la mancanza di regolamentazioni stringenti (che ci sono ad esempio nel mondo bancario) e l’inadeguatezza quantitativa delle risorse a disposizione (parliamo di budget ma anche di professionisti qualificati) rendono la sanità un bersaglio tutt’altro che complicato”.[4]


C’è poi da aggiungere il fatto che l’attenzione del settore degli hacker e delle organizzazioni malevole di matrice statuale, legata a Paesi ostili al campo euroatlantico a cui l’Italia fa riferimento (Cina e Russia in testa) è stata amplificata dalla pandemia e dalla corsa allo sviluppo dei vaccini. Al cui interno il tema della sicurezza dei dati sui test e dei cittadini oggetto dei trial sperimentali e delle inoculazioni è diventato fondamentale. Inoltre, nelle filiere della sanità l’aumento della digitalizzazione nei processi critici delle filiere di governance dei servizi essenziali e le mutate esigenze operative delle principali aziende interagenti con le strutture sanitarie e che hanno consentito ai propri dipendenti il lavoro da remoto hanno incrementato in maniera significativa il rischio cyber.[5]


Il nodo filiere

Nel dicembre 2020 Pierluigi Paganini, membro del Gruppo CTI dell’ENISA (European Union Agency for Network and Information Security), in un’ampia rassegna delle minacce al settore sanitario sostanziatasi in una pubblicazione del Centro Italiano di Strategia e Intelligence già nel dicembre 2020 faceva presente che la sicurezza ICT e cyber delle filiere sanitarie era esposta da un perimetro moltiplicato dimensionalmente dall’interazione con aziende di vario tipo e dalla compresenza di strutture digitali di varia evoluzione tecnologica: “La concorrente presenza di vecchie e nuove tecnologie in sistemi di aziende” o in apparati sanitari di vario tipo “appartenenti alle principali filiere che implementano diversi gradi di sicurezza ha acuito le problematiche” per il mondo sanitario, aumentando le “porte di servizio” di cui si diceva.


Per Paganini, che nella sua disamina prendeva le mosse principalmente dal tema, ai tempi attualissimo, del rapporto tra strutture sanitarie e campagna vaccinale, “ulteriore elemento di preoccupazione è l’impatto della globalizzazione sul mercato farmaceutico che ha costretto le aziende a esternalizzare un numero  crescente di servizi per ridurre i costi”. Un altro profilo di rischio, dunque, per le aziende sanitarie che spesso si interfacciano ai grandi player farmaceutici per servizi di primaria importanza. Tutto ciò “espone le aziende del settore a rischi significativi connessi alla catena di approvvigionamento, inclusa la  possibilità di rischi di sicurezza informatica di terze parti”.[6]


Il pericolo di esposizione agli attacchi è aumentato in maniera esponenziale, e di fronte a questi aumenti notevoli delle minacce in ambito sanitario “maggiormente esposte sono proprio le organizzazioni più piccole, le quali possono essere prese di mira e sfruttate come ponte per attaccare aziende più  grandi con cui collaborano”. Per ogni Niguarda o Sacco forati c’è sicuramente a monte un Ospedale di Alessandria o un altro centro più periferico in cui l’attacco ha avuto inizio, insomma.


Le prospettive dell’Italia

In quest’ottica, dunque, vediamo come l’Italia debba ancora pienamente attrezzarsi per diventare una nazione capace di grandi capabilities in termini di cyber-sicurezza, cyber-resilienza e protezione a monte dagli attacchi informatici. E la sanità non fa eccezione in questo sentiero di sviluppo che presenta ancora grandi margini di miglioramento.


Ciononostante, da alcuni anni il sentiero di sviluppo del sistema-Paese è sempre meno stretto. L’istituzione dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (Acn) da parte del governo Draghi, nel 2021, è da vedere non solo come il punto di partenza per una nuova consapevolezza del Paese in ambito di tutela Ict ma anche come quello di arrivo di una serie di decisioni del Legislatore che hanno avanzato la normativa nazionale, in conformità a quella europea.


Nel 2016  la nuova Direttiva Europea NIS (Network and Information Security) ha sancito un profondo cambiamento di approccio alla problematica. Dall’istituzione dei centri di garanzia e certificazione delle risposte operative alle minacce cyber alla promozione di un novero sempre più ampio di competenze specialistiche e operative a livello diffuso la direttiva Nis impone la crescente professionalizzazione dei settori oggetto di minacce informatiche e il rafforzamento della consapevolezza tra i dipendenti. Premessa per quella “sicurezza condivisa” che è prioritaria in ambito cybernetico.[7]


Paolo Lezzi, Vice-presidente dell’European Center for Advanced Cyber Security, ha pubblicato su Il Sussidiario un ampio articolo in cui ha ricordato la necessità di fare dell’Acn il pivot di un processo di sviluppo che, in quest’ottica, deve puntare l’Agenzia a supervisionare un processo di coordinamento tra attori pubblici e privati per la costruzione di questa sicurezza.


Questo sembra anche il più chiaro modus operandi per conseguire risultati pratici e vincenti in termini di cybersicurezza per la sanità. La Direttiva NIS invita a creare un protocollo di risposta in ogni Paese per permettere alle aziende ospedaliere e al mondo della sanità di resistere ai “down” imposti da un’offensiva cyber. Per l’Italia, ha ricordato AgendaDigitale.eu, tale protocollo è stato predisposto dal CINI Cybersecurity National Lab (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica e dal CIS-Sapienza (Research Center of Cyber Intelligence and Information Security – Sapienza Università di Roma) e si basa su cinque punti:


Identify (censimento delle risorse da proteggere),

Protect (messa a punto delle misure di sicurezza),

Detect (rilevamento delle minacce e delle anomalie),

Respond (predisposizione dei piani di risposta agli attacchi),

Recover (ripristino della situazione).

In quest’ottica, appare chiaro notare come i primi due punti siano quelli decisivi in cui il piano cyber della pubblica amministrazione sanitaria si gioca il suo successo. Un sistema robusto, resiliente, capace di evitare di essere bucato da attori ostili o colpito da crisi sistemiche renderà necessario in minori casi la risposta e il contrattacco alle minacce.


Per uno sviluppo sistemico della sicurezza cyber in ambito sanitario il volano tra investimenti pubblici e interventi privati e il coinvolgimento dell’Acn come struttura di coordinamento e controllo potranno essere favoriti dal ruolo del Recovery Fund e del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Essi stanziano formalmente per la cybersicurezza 623 milioni di euro, 174 dei quali serviranno ad abilitare le strutture dell’Acn, 147 per per i laboratori di scrutinio e certificazione tecnologica e 300 per il rafforzamento delle capacità cyber delle strutture pubbliche.


Si è giustamente sottolineato che i fondi siano di natura inferiore alle esigenze del sistema-Paese, ma guardando ai punti 1 e 2 del protocollo NIS per la sanità notiamo che la parte decisiva della strategia, in ambito healthcare, si giochi piuttosto nella digitalizzazione a monte piuttosto che nella gestione operativa delle procedure cyber, che possono essere affidate anche ai “battaglioni” digitali dell’Acn e delle forze di sicurezza, su cui si gioca la sicurezza. In altre parole, la sfida della sicurezza cyber in sanità si vincerà in primis costruendo strutture sempre meno forabili e in secondo luogo plasmando un personale cosciente della corretta gestione dei sistemi. Più ancora dei finanziamenti diretti al cyber, che agiscono a livello di ecosistema, sono decisivi per la sanità nel PNRR. 1,19 miliardi di euro saranno garantiti alle aziende ospedaliere per la sostituzione delle apparecchiature sanitarie, per contribuire all’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero e per rafforzare la resistenza Ict delle strutture. Altri 1,3 miliardi di euro verranno garantiti alle tecnologie abilitanti per creare servizi in cloud, di Software as a service (Saas) e di immagazzinamento dati capaci di sostenere i progetti di Fascicolo sanitario elettronico (Fse) dei cittadini e altri progetti di sanità pubblica digitalizzata.


La natura di anello debole del fattore umano, in quest’ottica, dovrà a nostro avviso andare di pari passo con un importante programma di re-skilling delle risorse umane della sanità e di rafforzamento della consapevolezza dei primi utenti del sistema sanitario, i suoi dipendenti, circa il rischio che comportamenti lassisti o sbagliati può produrre in termini di sistema. Ad oggi – per fortuna – l’Italia subisce principalmente attacchi ransomware o a fini di riscatto. Ma in quest’ottica è da sottolineare il fatto che casi come l’attacco del 2021 all’Ospedale di Dusserdolf che ha fatto saltare i servizi di garanzia per la tutela dei pazienti e portato alla morte di una donna rappresentano un precedente inquietante che non dobbiamo escludere neanche per il nostro Paese. Gruppi hacker senza scrupoli o “lunghe mani” di attori statuali malevoli potrebbero pensare di mettere in ginocchio la sanità italiana con attacchi strategicamente mirati contro le arterie più fragili del nostro sistema sanitario nazionale e l’Ict degli ospedali va indicato nel più stretto cerchio di infrastrutture critiche da proteggere, valorizzare e consolidare. Assieme a energia, telecomunicazioni, Difesa, infrastrutture di trasporto e organizzazioni di pubblica sicurezza la sanità è nel perimetro più importante da guardare, passo dopo passo, perché le minacce cyber non penetrino. E possiamo dire che si tratta, fuori da ogni eufemismo, di una questione di vita o di morte.

Fonte.

ottobre 12, 2023

L’influenza della magia nera nella cultura popolare e nella storia

L’influenza della magia nera nella cultura popolare e nella storia è un argomento affascinante e complesso. La magia nera, intesa come pratica di incantesimi e rituali con intenti malevoli o distruttivi, ha giocato un ruolo significativo in vari contesti storici e culturali. Tuttavia, è importante sottolineare che le rappresentazioni della magia nera variano ampiamente in base al periodo storico, alla cultura e alla prospettiva individuale.

L’influenza della magia nera nella cultura popolare e nella storia è un argomento affascinante e complesso. La magia nera, intesa come pratica di incantesimi e rituali con intenti malevoli o distruttivi, ha giocato un ruolo significativo in vari contesti storici e culturali. Tuttavia, è importante sottolineare che le rappresentazioni della magia nera variano ampiamente in base al periodo storico, alla cultura e alla prospettiva individuale.

Cenni storici.

Nella storia, ci sono state varie pratiche che potrebbero essere etichettate come magia nera. Ad esempio, nell’antica Mesopotamia e nell’antico Egitto, erano comuni le pratiche magiche con intenti sia benefici che malevoli. Nel corso del tempo, molte culture hanno sviluppato rituali e incantesimi che potevano essere utilizzati per scopi negativi o per danneggiare gli altri. Tuttavia, va notato come le pratiche magiche sono sempre state varie e complesse, con diverse sfumature e interpretazioni.

Medioevo ed Età Moderna.

Durante il Medioevo e l’Età Moderna in Europa, c’è stato un aumento dell’isteria legata alla stregoneria e alla magia nera. Questo periodo è noto per la caccia alle streghe, in cui molte persone, spesso donne, venivano accusate di praticare la magia nera e venivano perseguitate e giustiziate. Questo fenomeno è stato influenzato da molteplici fattori, tra cui le paure collettive, la religione e le tensioni sociali. 

Nell’antica Mesopotamia, che oggi corrisponde all’attuale Iraq, la magia faceva parte integrante della religione e della cultura mesopotamica e veniva utilizzata per vari scopi. Ecco alcune pratiche di magia nera effettuate: 

Maledizioni e incantesimi di vendetta: come in molte culture, anche nella Mesopotamia antica potevano essere eseguiti incantesimi per danneggiare o vendicarsi di nemici o di coloro che venivano considerati responsabili di ingiustizie.

Invocazione di demoni: gli antichi mesopotamici credevano nell’esistenza di una varietà di spiriti e demoni, alcuni dei quali considerati malvagi. Gli stregoni potevano cercare di invocare questi spiriti per ottenere potere o per causare danni agli altri.

Manipolazione dell’energia vitale: alcune pratiche magiche mesopotamiche coinvolgevano la manipolazione dell’energia vitale di una persona per influenzare la sua salute o la sua vita. Questo poteva includere incantesimi per ridurre l’energia vitale di un individuo e indebolirlo.

Pratiche funerarie malevole: in alcuni casi, potevano essere eseguite pratiche magiche malevole sui defunti o nelle vicinanze delle tombe per influenzare gli spiriti o causare danni a coloro che avrebbero interagito con i defunti.

Cultura popolare.

Nella cultura popolare, la magia nera ha ispirato numerosi racconti, leggende, libri e film. Queste rappresentazioni spesso esagerano e drammatizzano le pratiche magiche ai fini dell’intrattenimento. Storie di stregoni malevoli, maledizioni e rituali oscuri hanno alimentato l’immaginario collettivo e contribuito alla diffusione delle idee sulla magia nera. È importante notare che l’idea di questa magia può variare ampiamente tra le diverse culture e le diverse epoche storiche. Ciò che è considerato magia nera in un contesto culturale potrebbe non esserlo in un altro, poiché le valutazioni morali e le credenze cambiano da luogo a luogo. 

Conclusioni.

L’influenza della magia nera sulla cultura popolare e nella storia è una questione complessa che riflette sia le credenze e le paure umane che le rappresentazioni artistiche e narrative. La magia nera ha lasciato un segno duraturo nella cultura, nella letteratura e nell’immaginario collettivo, ma è importante considerare il contesto storico e culturale in cui queste rappresentazioni sono emerse.


Se desideri saperne di più, contatta un esperto del settore come Ismaell e il suo Studio Esoterico.


ottobre 10, 2023

“Fuori gioco” un libro sul grande intreccio tra calcio, geopolitica, finanza.

Con grande piacere presentiamo, su gentile concessione di autori e editore, un estratto di “Fuori gioco”, libro edito da Paperfirst e scritto dai giornalisti Gianluca Zanella e Antonio Massari sul grande intreccio tra calcio, geopolitica, finanza.

Chi detiene – oggi – il controllo di uno sport in grado di spostare consensi, di ripulire l’immagine di un Paese, di iniettare nelle vene giuste fiumi di denaro? Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi – guidati dai nuovi “messia del pallone” – fanno tesoro di esperienze (e sbagli) maturati in Europa per generare un sistema, oliato da un imponente flusso di oro nero, che sta rivoluzionando i canoni del calcio mondiale. Ma è ancora lo stesso calcio?


Chi ha mercificato il calcio?

«Salam aleikum, thank you very much», esordisce l’uomo in camicia bianca, cravatta e abito scuro, dinanzi a una platea di ministri – sceicchi in sandali e abiti tradizionali. «Passeremo i prossimi minuti parlando di football e probabilmente la prima domanda da farsi è: perché dovremmo parlare di football? 

Cosa ha da spartire il football con i servizi di un governo e con gli affari?» Già, bella domanda. Soprattutto per il contesto: il convegno è stato organizzato dal governo degli Emirati Arabi (siamo nel marzo 2014).

[…] Mezzo secolo prima (era il 31 dicembre 1970), in un’intervista a «L’Europeo», Pier Paolo Pasolini diceva: «Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo […]». […] Ma cos’è il calcio nel nuovo millennio?

 Il modello di business di un club di calcio.

Il manager in abito scuro, dinanzi agli sceicchi degli Emirati Arabi, nel 2014 spiega con chiarezza: «Se vi chiedeste, vent’anni fa, trent’anni fa, quale fosse il modello di business di un club di calcio, era esattamente lo stesso di un circo, nel senso che avreste preso soldi da gente che andava allo stadio per vedere lo spettacolo dal vivo. […]. 

Oggi [quello del calcio] somiglia al modello di business della Walt Disney o Warner Bros. Walt Disney ha un personaggio: Mickey Mouse. La Warner Bros, Bugs Bunny. Con i personaggi fanno programmi tv, film, vendono cappelli. I club di football fanno la stessa cosa. Noi non abbiamo Mickey Mouse. Noi abbiamo Sergio Agüero. 

Cifre iperboliche per vendere diritti tv, cappelli e giochi.

E con Sergio Agüero vendiamo tv, cappelli, giochi…». Questo è il calcio oggi: «l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo», con Messi e Ronaldo nei panni di Topolino e Bugs Bunny, pagati cifre iperboliche per vendere diritti tv, cappelli e giochi, in un mercato miliardario sempre più colonizzato dai sacerdoti di un altro dio al quale Pasolini aveva dedicato le sue attenzioni: il petrolio. 

E non sembra un caso che proprio adesso – mentre il dio petrolio sembra inesorabilmente destinato a perdere potere, considerata l’insostenibilità della nostra dipendenza dalle fonti combustibili fossili – gli sceicchi investano nel tempio del dio calcio. […]

Fonte.

settembre 10, 2023

La legislazione sanitaria nell’Unione Europea (5a parte)

Azioni comuni dell'Unione Europea nel campo della salute. L'UE emana leggi e standard europei per prodotti e servizi sanitari (medicinali, dispositivi medici, sanità elettronica, ecc.) e per i pazienti (ad esempio servizi sanitari e di sicurezza che interessano diversi paesi dell'UE).

Inoltre, l’UE dispone di standard comuni per la sicurezza alimentare, l’etichettatura degli alimenti, i requisiti per forniture mediche, organi, prodotti sanguigni e qualità dell’aria e dell’acqua.

Prima di poter essere immessi sul mercato, tutti i medicinali devono ricevere l'autorizzazione a livello nazionale o europeo. 



Se è pericoloso si interviene tempestivamente per sospenderne la vendita o ritirarne l'autorizzazione alla commercializzazione. Questo sistema coinvolge la Commissione europea, le autorità nazionali e l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) con sede a Londra. L’EMA assiste le autorità di regolamentazione nazionali coordinando la valutazione scientifica della qualità, sicurezza ed efficacia dei medicinali.

Inoltre, l’UE fornisce strumenti ai paesi membri per aiutarli a cooperare e stabilire le migliori pratiche (attività di promozione della salute, fattori di rischio, gestione delle malattie e sistemi sanitari, ecc.).

L’UE finanzia la promozione di un’alimentazione equilibrata e del consumo sicuro di alcol, di una vita sana e di un invecchiamento in buona salute, la lotta contro il tabacco e l’uso di droghe, la prevenzione di malattie come l’HIV/AIDS e la tubercolosi e lo scambio di conoscenze su questioni come il genere uguaglianza, salute dei bambini e malattie rare.

Agisce contro il cancro al seno, alla cervice e al colon-retto realizzando programmi europei di screening, fornendo linee guida sulla garanzia della qualità dei trattamenti e mettendo in comune le conoscenze e le risorse disponibili.

A loro volta, le attività contro il consumo di droga sono sostenute dall’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, con sede a Lisbona, che fornisce all’UE e agli Stati membri informazioni obiettive, affidabili e comparabili sulle droghe e sulle dipendenze.

Quando c'è il pericolo di una pandemia, l'UE elabora un piano di risposta coordinato, ad esempio nel caso dell'influenza aviaria. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, con sede a Stoccolma, raccoglie e condivide informazioni sulle minacce esistenti e nuove e collabora con le sue controparti nazionali per istituire sistemi di sorveglianza e allarme rapido a livello europeo. Con un’agenzia centrale, l’UE può rispondere rapidamente alle minacce e ciò può evitare che un piccolo focolaio diventi un’epidemia grave.

Una strategia inclusa nel Piano d'azione per l'ambiente e la salute della Commissione europea sta studiando le relazioni tra fattori ambientali e alcune malattie come l'asma, le allergie, le malattie respiratorie, il cancro e i disturbi dello sviluppo neurologico come l'autismo e i problemi del linguaggio.

L’UE promuove inoltre misure che promuovono una dieta sana e l’esercizio fisico, favorendo la cooperazione tra governi, ONG e industria per facilitare il cambiamento nello stile di vita dei consumatori.

D’altro canto, finanzia progetti attraverso il programma sanitario dell’UE. Particolare importanza è attribuita alla "traduzione" delle scoperte fondamentali in applicazioni cliniche, allo sviluppo e alla validazione di nuove terapie, alla promozione della salute e alla prevenzione delle malattie, compreso l'invecchiamento in buona salute, a nuovi strumenti diagnostici e a tecnologie mediche e sistemi sanitari efficaci e sostenibili .

Si stima ufficialmente che entro la fine del periodo 2014-2020 l’UE avrà stanziato quasi 7,5 miliardi di euro per migliorare l’assistenza sanitaria europea attraverso il programma di ricerca Orizzonte 2020.

settembre 09, 2023

Processo di approvazione dei farmaci: requisiti legali e autorizzazioni

Il processo di approvazione dei farmaci richiede il rispetto dei requisiti legali e delle autorizzazioni specifiche per fare in modo che un farmaco possa essere commercializzato e utilizzato nella pratica medica. 

In questo articolo scoprirai il processo di approvazione dei farmaci, i requisiti legali e le autorizzazioni. 

Sviluppo del farmaco.

Le aziende farmaceutiche conducono ricerche per identificare sostanze chimiche con possibili benefici terapeutici. Successivamente, vengono effettuati test su animali per valutare l’efficacia e la sicurezza del farmaco candidato.

Richiesta di autorizzazione.

Nell’Unione Europea (UE), prima che un medicinale possa essere commercializzato, è necessario ottenere un’autorizzazione da parte dell’autorità competente dello Stato membro o dalla Commissione Europea. Tale autorizzazione si basa su un’opinione scientifica emessa dal CHMP (Committee for Medicinal Products for Human Use) dell’EMA (European Medicines Agency). In sintesi, nessun medicinale può essere messo in commercio nei paesi dell’UE senza un’autorizzazione.

Valutazione della sicurezza ed efficacia.

Le autorità regolatorie esaminano i dati presentati per determinare l’efficacia e la sicurezza del farmaco. Vengono considerati diversi aspetti, come l’efficacia del farmaco nel trattamento della malattia, gli effetti collaterali e come il farmaco viene assorbito e metabolizzato nel corpo.

Studi clinici.

Prima dell’approvazione, vengono condotti studi su persone per valutare l’efficacia e la sicurezza del farmaco. Questi studi coinvolgono volontari sani e pazienti con la malattia in esame. L’obiettivo è determinare se il farmaco funziona come previsto e se ci sono effetti collaterali.

Approvazione del farmaco.

Le autorità regolatorie prendono una decisione sull’approvazione del farmaco dopo aver esaminato tutti i dati. Se viene approvato, vengono specificate le condizioni di utilizzo, come le malattie per le quali può essere prescritto e le dosi raccomandate.


Monitoraggio dopo l’approvazione

Dopo l’approvazione, il farmaco viene monitorato per identificare eventuali effetti collaterali o problemi di sicurezza che potrebbero emergere. L’azienda farmaceutica segnala tempestivamente eventuali nuovi problemi di sicurezza alle autorità regolatorie e potrebbero essere richiesti ulteriori studi per raccogliere informazioni sull’uso a lungo termine del farmaco.

Adattamenti alle normative internazionali.

Le agenzie regolatorie internazionali stanno lavorando per armonizzare i requisiti e semplificare il processo di approvazione dei farmaci a livello globale. Ciò include l’adozione di linee guida comuni, accordi di reciproco riconoscimento delle ispezioni e programmi speciali per l’accesso accelerato ai farmaci.

Incorporazione di nuove tecnologie nell’analisi dei dati clinici.

Le nuove tecnologie, come l’analisi dei Big Data, l’uso di real-world evidence e l’adozione di soluzioni digitali, stanno migliorando l’efficienza e l’accuratezza dell’analisi dei dati clinici, consentendo una valutazione più completa ed informata dell’efficacia e della sicurezza dei farmaci.

Conclusioni.

È fondamentale consultare esperti legali specializzati come l’Avvocato Calcatelli, al fine di proteggere la salute dei pazienti e garantire farmaci sicuri ed efficaci.

settembre 08, 2023

La legislazione sanitaria nell’Unione Europea (4a parte).

Sebbene ciascun membro dell’UE possa scegliere le politiche sanitarie più adeguate alle circostanze e alle tradizioni nazionali, l’Unione è consapevole della necessità di preservare valori comuni, come il diritto di tutti a un’assistenza sanitaria pubblica di alto livello e un accesso equo a un’assistenza sanitaria di qualità.

L’UE, infatti, spende milioni di euro ogni anno in attività volte a migliorare la sicurezza sanitaria, promuovere la salute, ridurre le disuguaglianze, fornire maggiori informazioni e potenziare la conoscenza sanitaria.

Va notato, tuttavia, che il settore sanitario è una competenza fondamentale degli Stati membri. L’UE non definisce le politiche sanitarie, né l’organizzazione o la fornitura di servizi sanitari e sanitari. Il compito dell’Unione europea, conformemente ai trattati, è quello di intraprendere azioni complementari a quelle degli Stati membri, fornendo loro un valore aggiunto europeo, in particolare per quanto riguarda le principali minacce alla salute pubblica, su questioni di carattere transfrontaliero o implicazioni internazionali e in quelle legate alla libera circolazione di beni, servizi e persone.


Strategia sanitaria espressa nel diritto derivato dell'UE. 

Nell’ambito del piano di sanità pubblica presentato nella Comunicazione della Commissione del 24 novembre 1993, sul quadro d’azione nel campo della sanità pubblica, sono stati approvati otto programmi d’azione:

  • Decisione 645/96/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 29 marzo 1996, con la quale viene adottato un programma d'azione comunitario per la promozione, l'informazione, l'educazione e la formazione sanitaria nel quadro dell'azione nel campo della sanità pubblica ( 1996-2000);
  • Decisione 646/96/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 29 marzo 1996, che adotta un piano d'azione per combattere il cancro nel quadro dell'azione nel campo della sanità pubblica (1996-2000);
  • Decisione 647/96/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 marzo 1996, con la quale viene adottato un programma d'azione comunitaria relativo alla prevenzione dell'AIDS e di altre malattie trasmissibili nel quadro dell'azione nel campo della sanità pubblica ( 1996-2000);
  • Decisione 102/97/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 dicembre 1996, che adotta un programma d'azione comunitario sulla prevenzione della tossicodipendenza nel quadro dell'azione nel campo della sanità pubblica (1996-2000);
  • Decisione 1400/97/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 30 giugno 1997, che adotta un programma d'azione comunitario sulla sorveglianza sanitaria nel quadro dell'azione nel campo della sanità pubblica (1997 -2001);
  • Decisione 372/1999/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio dell'8 febbraio 1999, che approva un programma d'azione comunitario sulla prevenzione degli infortuni nel quadro dell'azione nel campo della sanità pubblica (1999-2003);
  • Decisione 1295/1999/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 29 aprile 1999, che approva un programma d'azione comunitario sulle malattie rare nel quadro dell'azione nel campo della sanità pubblica (1999 -2003);
  • Decisione 1296/1999/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 29 aprile 1999, che approva un programma d'azione comunitario sulle malattie legate all'inquinamento nel quadro dell'azione nel campo della sanità pubblica (1999-2001).

Rete per la sorveglianza epidemiologica.

Inoltre, è stata approvata la Decisione 2119/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 24 settembre 1998, che crea una rete per la sorveglianza epidemiologica e il controllo delle malattie trasmissibili nella comunità. In base a tale decisione, la Commissione ha approvato, il 22 dicembre 1999, la decisione 2000/57/CE relativa al sistema di allarme rapido e di risposta per la sorveglianza e il controllo delle malattie trasmissibili.

Il piano di sanità pubblica è stato rivisto nella Comunicazione della Commissione del 15 aprile 1998 sullo sviluppo della politica sanitaria pubblica nella Comunità europea, che indicava la necessità di una nuova strategia e di un nuovo programma nel campo della sanità alla luce delle nuove disposizioni del Trattato, le nuove sfide e l’esperienza finora accumulata.

Nel 2007, con la Decisione 1786/2002/CE, è stato approvato il programma d'azione comunitario nel campo della sanità pubblica (2003-2008).

Questo programma di azione comunitaria si è basato sulle attività e sugli otto programmi sviluppati nel quadro precedente, nonché sul lavoro della rete per la sorveglianza epidemiologica e il controllo delle malattie trasmissibili nella comunità, e ha perseguito l'insieme di obiettivi e misure definiti nel quadro di queste azioni, sotto forma di una strategia sanitaria globale e integrata. Le decisioni relative a questi otto programmi rientravano nel nuovo programma e venivano abrogate.

Tutela dei consumatori.

A sua volta, il Programma d’azione comunitario nel campo della salute e della tutela dei consumatori 2008-2013 (Decisione 1350/2007/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio), basato sulla Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio , del Comitato economico e sociale europeo e del Comitato delle regioni dal titolo Più salute, sicurezza e fiducia per i cittadini: strategia per la tutela della salute e dei consumatori , è stata approvata in prima lettura dal Consiglio e dal Parlamento nel 2007 e si basava su quattro principi: una strategia basato su valori sanitari condivisi; la salute è il tesoro più prezioso; salute in tutte le politiche e il rafforzamento della voce dell’UE nel campo della salute a livello globale.

Obiettivi.

I suoi obiettivi erano i seguenti: promuovere la buona salute in un’Europa che invecchia; proteggere i cittadini dalle minacce sanitarie e promuovere sistemi sanitari dinamici e nuove tecnologie. Al programma è stato assegnato un budget di 321,5 milioni di euro.

Nel 2013 il Parlamento ha approvato la revisione del quadro comunitario in materia di sperimentazioni cliniche, poiché col tempo è apparso chiaro che tale quadro non favoriva lo sviluppo di nuove cure a causa di normative eccessivamente rigorose.

È attualmente in vigore il Regolamento (UE) 282/2014 del Parlamento Europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2014, relativo alla creazione di un terzo programma d'azione dell'Unione in materia di salute per il periodo 2014. -2020, che è una continuazione del programma precedente.

Questo programma fa parte di Europa 2020: una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva (Strategia europea 2020) che si propone di rendere l'economia dell'UE intelligente, sostenibile e inclusiva promuovendo la crescita per tutti e, per questo, uno dei requisiti è il buono stato di salute della popolazione.

Programma d'azione pluriennale.

Il terzo programma d'azione pluriennale dell'Unione in materia di salute copre il periodo compreso tra il 1 gennaio 2014 e il 31 dicembre 2020 (art. 1, Regolamento [UE] 282/2014).

Gli obiettivi generali del Programma sono integrare e sostenere le politiche degli Stati membri e fornire loro valore aggiunto, migliorare la salute dei cittadini dell’Unione e ridurre le disuguaglianze sanitarie promuovendo la salute, favorendo l’innovazione nel settore sanitario, aumentando la sostenibilità dei sistemi sanitari e tutela dei cittadini dell’Unione dalle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero (art. 2, Regolamento [UE] 282/2014).

Politica sanitaria dell’UE.

In breve, la politica sanitaria dell’UE, applicata attraverso la sua strategia sanitaria, si concentra su:

  • prevenzione, soprattutto attraverso la promozione di stili di vita più sani;
  • pari opportunità per tutti per quanto riguarda una buona salute e un’assistenza sanitaria di qualità (indipendentemente dal reddito, dal sesso, dall’etnia, ecc.);
  • la lotta contro le gravi minacce alla salute che colpiscono più di un paese dell’UE;
  • invecchiare in buona salute;
  • sostenere i sistemi sanitari dinamici e le nuove tecnologie.

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