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ottobre 13, 2012

Impronte di dinosauri e fossili preistorici rischiano di scomparire per crolli e scarsa manutenzione.

fossiliImpronte di dinosauri, fossili preistorici, frammenti di meteoriti. Nel nostro Paese ci sono 3.500 siti geologici. Una ricchezza per scienziati e turisti, spesso poco conosciuta. E che rischia di scomparire, per crolli e scarsa manutenzione.

Arrivano sempre d'autunno, i crolli. Sulla Via dell'Amore, alle Cinque Terre, è successo il 24 settembre, alle 10 di mattina. Una frana ha invaso il sentiero fra Manarola e Riomaggiore, ferendo gravemente due turisti di passaggio. «Ci chiediamo cosa potrà succedere quando arriverà la pioggia», ha dichiarato, preoccupato, il direttore del parco Patrizio Scarpellini. Ma non è solo in Liguria che si teme la brutta stagione.

Tutta Italia è puntellata di tesori a rischio, minacciati dall'erosione e dall'incuria. A volte sono luoghi celebri, come le Cinque Terre, ma spesso sono siti praticamente sconosciuti, che nascondono però delle sorprese eccezionali: orme di dinosauri, frammenti di meteoriti, lastre di roccia risalenti a centinaia di milioni di anni fa. Piccole meraviglie che potrebbero sparire da qui a poco, con solo qualche scienziato a rimpiangerle. Si chiamano geositi, e sono di importanza fondamentale per la storia naturale del Paese. Soltanto quelli censiti dall'Ispra, l'Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale, sono 3.500. In Italia non esiste una legge che li protegga , e molti finiscono in rovina.
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Come sta succedendo alla cava di Altamura, dove si possono (anzi, potrebbero) vedere le impronte lasciate dai dinosauri 84 milioni di anni fa. Un luogo straordinario. Peccato che oggi alle orme non ci si può avvicinare, perché la cava dove sono state ritrovate è chiusa, l'area recintata e le impronte abbandonate all'erosione. Negli Stati Uniti probabilmente avrebbero costruito un Jurassic Park e attirato milioni di visitatori. Da noi non si mette nemmeno un lucchetto e si lascia tutto in rovina: «Eppure quelle orme, oltre che belle, sono importantissime», spiega Cristina Giovagnoli, responsabile del settore tutela del patrimonio geologico dell'Ispra: «Perché insieme al ritrovamento di un rettile preistorico in Campania hanno permesso di dimostrare che anche in Italia hanno vissuto i dinosauri. Prima si credeva che in quell'epoca la Penisola fosse tutta sott'acqua, mentre ora sappiamo che non è così».

Il dinosauro campano è Ciro, il fossile di Pietraroja che negli anni Ottanta era diventato una star.
Il suo ritrovamento infatti aveva dato una svolta agli studi geologici internazionali. Sulla scia del successo mediatico che il piccolo fossile era riuscito a conquistare, l'amministrazione comunale aveva fatto costruire un museo e delle coperture in plexiglas per proteggere le rocce in cui era stato recuperato Ciro e che ancora ospitano i resti di altri animali. «Oggi invece tutto è in uno stato di abbandono», racconta la ricercatrice dell'Istituto Superiore dell'Ambiente: «Le coperture sono sporche e il museo è quasi impossibile da visitare. Uno spettacolo avvilente». La stessa situazione si riscontra in altri siti meno noti ma altrettanto importanti per ricostruire il passato remoto della penisola. Sempre a caccia di dinosauri c'è ad esempio Esperia, in provincia di Frosinone.
preistoria fossili
Non si trovano qui migliaia di impronte come ad Altamura, ma le poche tracce scoperte sono comunque molto interessanti, perché testimoniano la presenza di rettili preistorici anche nel Lazio, più a nord degli altri ritrovamenti. La roccia su cui si vedono è al fianco di una strada e il baracchino che copre le orme, una protezione già insufficiente, è stato distrutto dall'ultima nevicata. La lista nera, ovviamente, non finisce qui.
Ci sarebbe anche Sezze, sempre nel Lazio, dove un gigantesco Sauropode ha fatto una passeggiata all'incirca 100 milioni di anni fa. Anche qui le orme si trovano all'interno di una cava ormai inutilizzata: «Mi piacerebbe molto vedere questo sito valorizzato», dice Giovagnoli, «Qui ci sarebbe tutto lo spazio per mettere dei cartelli, delle ricostruzioni di come doveva essere il dinosauro. Sono reperti affascinanti, che potrebbero attrarre i bambini e le famiglie, oltre che gli scienziati. Speriamo che l'amministrazione comunale se ne renda conto». Ma finora non ha fatto niente. 

Si ignorano reperti che hanno una popolarità enorme e una sorte ancora peggiore tocca a quelle rocce che soltanto gli studiosi sanno apprezzare. Luoghi come la Gola del Bottaccione, in Umbria, visitata da scienziati di tutto il mondo perché mostra un livello ricco di Iridio, un elemento rarissimo a cui è stata attribuita un'origine extraterrestre: una traccia, insomma, di quel meteorite che 65 milioni di anni fa avrebbe sconvolto il pianeta e causato l'estinzione dei dinosauri.
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fonte: L’Espresso
 
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