Quali sono i migliori ospedali d’Italia e quali i peggiori? Dove è più bassa la percentuale di mortalità in caso di ricovero per infarto miocardico acuto? A queste e ad altre domande risponde uno studio dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Nazionali (Agenas), realizzato in collaborazione con il ministero della Salute.
Libero oggi in edicola pubblica un’inchiesta basata proprio su questo studio, stilando la lista dei cinquanta ospedali migliori (e peggiori) del nostro Paese. Con delle sorprese a favore del Centro-Sud. Sebbene, infatti, le strutture meno “virtuose” si concentrino in Sicilia, Calabria e Lazio, non mancano delle vere e proprie “isole felici”. Buoni anche i “numeri” di Abruzzo e Marche, dove i dati raccolti dall’Agenas evidenziano qualche piccola perla.
Lo studio distingue cinque diversi indicatori: infarto miocardico acuto (percentuale di mortalità a 30 giorni dal ricovero), ictus (mortalità a 30 giorni dal ricovero), bypass all’aorta (mortalità a 30 giorni dal ricovero), colecistectomia (degenza totale) e frattura del femore (tempi di attesa per intervento chirurgico).
Bene, in caso di infarto in cima alla top ten dei migliori ospedali troviamo l’Ospedale Madonna del Soccorso a San Benedetto del Tronto (nelle Marche), seguito dal Santa Maria Speranza a Battipaglia (Campania) e dal San Giovanni di Dio a Frattamaggiore (Campania). I tre dove le percentuale di mortalità è più alta sono l’Ospedale San Bassiano a San Bassiano del Grappa (Veneto), l’Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza (Basilicata) e l’Ospedale Umberto I di Siracusa (Sicilia).
Se parliamo di ictus, invece, le tre strutture con la più bassa percentuale di mortalità a 30 giorni dal ricovero sono l’Ospedale B. Eustacchio di San Severino Marche , l’Ospedale Fatebenefratelli di Roma e la C.c.a. Cascini di Belvedere Marittimo (Calabria), seguita dall’Ospedale aziendale di Merano (provincia autonoma di Bolzano). I tre peggiori, invece, sono l’Ospedale M. Chiello di Piazza Armerina (Sicilia), l’Ospedale Trigona di Noto (ancora Sicilia) e l’ospedale S. Barbara di Iglesias (Sardegna).
Per l’indicatore “bypass all’aorta”, in cima alla lista troviamo la C.c.a. Villa Maria Eleonora di Palermo (Sicilia), l’Ospedale Mazzini di Teramo (Abruzzo), la C.c.a. Sant’Anna Hospital di Catanzaro (Calabria). Fanalino di coda sono l’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico Tor Vergata di Roma, l’Azienda Ospedaliera Papardo di Messina e il San Martino di Genova.
Si prosegue con la colecistectomia: il tempo di degenza è minore negli ospedali Croce e Carle di Cuneo (Piemonte), al Santi Ambrogio e Biagio di Alessandria (Piemonte) e al Santa Maria di Castellanza (in Lombardia). Si resta in ospedale più a lungo, invece, al San Giovanni di Dio di Cagliari, all’Azienda Ospedaliera di Perugia e al Policlinico Umberto I di Roma.
Infine, le fratture al femore. La palma d’oro degli ospedali con minor tempo d’attesa per un intervento al femore va al Francesco D’Assisi di Oliveto Citra (Campania), all’Ospedale Riuniti di Pistoia (Toscana) e all’Ospedale di Montecchio Maggiore (in Veneto).
Il poco invidiabile primato delle attese, invece, spetta all’Ospedale Borsellino di Marsala (Sicilia), seguito dal Maria Delle Grazie di Pozzuoli (Campania) e dall’Ospedale Civile di Anagni (nel Lazio).
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