Malgrado una crescita economica ridotta, il tasso di disoccupazione in Brasile ha toccato il suo record negativo lo scorso dicembre raggiungendo il 4,3%, mentre nel corso nel 2013 si è stabilizzato attorno al 5,4%.
L’Istituto brasiliano di geografia e statistica rileva che il tasso medio è il più basso dal 2002, l’anno in cui nel paese sudamericano si è cominciato a misurarlo, e risulta leggermente inferiore a quello del 2012 (5,5%). Dieci anni fa aveva toccato il 12,4%. I dati, secondo l’Ibge, dimostrano che il mercato del lavoro resta impermeabile alla scarsa crescita degli ultimi tre anni.
Nel 2012, infatti, il Prodotto interno lordo della settima economia mondale ha registrato un aumento di appena l’1%, contro il 2,7% segnato l’anno precedente e il 2,3 stimato di quello appena concluso. L’inflazione è nel frattempo salita, raggiungendo nel 2013 il 5,9%, molto vicino alla soglia massima del 6,5% fissata dal governo di Dilma Rousseff. Il salario medio mensile è intanto salito a 1981 reais, circa 815 dollari, a dicembre, una crescita del 3,2% rispetto al dicembre 2012.
Ma la disuguaglianza dei redditi resiste: le donne percepiscono in media il 73% di quanto guadagnano gli uomini, a parità di impiego. E la breccia è ancora più larga se si confrontano i salari di neri e meticci – che sono oltre la metà dei brasiliani e percepiscono il 57% di meno dei cosiddetti bianchi.
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