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gennaio 06, 2022

The Road - recensione del film di John Hillcoat con Viggo Mortensen.

È stato un adattamento molto difficile del romanzo di Cormac McCarthy, vincitore del Premio Pulitzer.

E' stato molto difficile riflettere i temi, i toni e lo stile narrativo di un romanzo così intenso, emozionante e unico. 

Ma quelli che avevano visto The Proposition sapevano che il regista australiano John Hillcoat aveva quello che ci voleva per farlo.

The Road un bellissimo film con Viggo Mortensen.

Dell'altro resta un residuo sempre più cospicuo in mezzo al nulla circostante: resta un bambino che porta il fuoco e un uomo che lo protegge dalle intemperie del mondo mezzo morto con amore implacabile, uomo e bambino tradotto in ogni Uomo e in ogni Bambino, con responsabilità e ruoli che racchiudono e trascendono quelli degli individui. 

E resta, dunque, uno sguardo discreto in avanti e forse verso l'alto, oltre a quello nostalgico rivolto a guardare il regno dell'uomo come lo conosciamo. 

Nella risposta di McCarthy - epica, elegiaca, mitica, profetica, straziante, universale - rimane anche l'imprevedibile: una quotidianità affettuosa che conforta e scalda il cuore.  

The Road - la recensione.

Un uomo e un bambino percorrono le rovine di un mondo ridotto in cenere in direzione dell'oceano, dove forse i raggi raffreddati di un sole ormai livido sprigioneranno un po 'di calore e qualche barlume di vita. 

Trascinano con loro sulla strada tutto ciò che ha un certo valore nel nuovo equilibrio delle cose: un carrello del supermercato con cui rimediare, un telo per ripararsi dalla pioggia gelata e un fucile con cui difendersi dalle bande di predoni che battono le strade determinati a sopravvivere ad ogni costo. "The Road", di Cormac McCarthy, è un romanzo che non dimenticherai: per il potere emotivo ed evocativo, per l'oscurità disperata che colpisce sia lo stomaco che il cuore, per la profondità del ragionamento messo sottilmente in gioco su temi come come umanità, fede, redenzione. 

E per una scrittura molto asciutta, essenziale ma capace di comunicare dettagli e sensazioni in modo ricchissimo. Di fronte a un testo di questo tipo, la sfida di tradurre la storia e lo stile del libro in un'immagine cinematografica era rischiosa e ambiziosa. E non bastava scegliere a priori la via della fedeltà al testo - e non della sua modifica o attuazione - per tutelarsi sufficientemente. Pur riconoscendo l'onestà della sceneggiatura di Joe Penhall, è quindi nella direzione dell'australiano John Hillcoat che 

The Road riesce e convince sia chi conosce il materiale originale sia chi si avvicina semplicemente al film senza alcuna conoscenza precedente. L'odissea disperata dell'Uomo e di suo figlio attraverso il paesaggio grigio e devastato di un'America post-apocalittica si traduce in immagini mantenendo intatta la sua carica oscura e disperata, la sua rapsodicamente frammentata ma allo stesso tempo fluida e continua. 

I protagonisti Viggo Mortensen e il giovane Kodi Smit-McPhee, danno la disperata intensità necessaria ai loro personaggi, e si muovono in un mondo devastato e devastante reso eccellente nella sua depressione cromatica dall'appropriata fotografia di Javier Aguirresarobe. 

Con questi elementi a sua disposizione, Hillcoat riprende come se fosse un osservatore neutrale, filmando gli eventi cercando di suggerire il meno possibile, mostrando e partecipando con discrezione solo quando realmente necessario, lasciando che l'emozione che proviene dal testo faccia la maggior parte del lavoro: un passo indietro solo in apparenza, in realtà un'operazione che richiede grande consapevolezza registica. 

Gli unici interventi "sensibili" che l'australiano si è concesso sono quelli relativi ai flashback in cui Mortensen e Charlize Theron sono i protagonisti (sono anche spietati nel dolore che raccontano e provocano) e l'uso della musica di Nick Cave: sempre interventi molto misurati che non spezzano mai la cruda essenzialità del contesto. 

Il resto è opera di McCarthy: un racconto disperato di amore paterno e filiale, di dolore, una riflessione sulla natura umana, sulla sopravvivenza e sui suoi modi e significati, sul senso di speranza e di redenzione. 

Da questo punto di vista Hillcoat è semplicemente un traduttore: e come tutti i migliori traduttori, si rende quasi invisibile per non alterare la forza dell'originale.

E poi il bene più prezioso: se stessi e l'amore reciproco. "Andrà tutto bene, no, papà?" si Ce la faremo. 

E non ci succederà niente di male Esatto. Perché portiamo il fuoco. E questo è. Perché portiamo il fuoco " "Guardati intorno," disse. - Non c'è profeta nella lunga storia della terra a cui questo momento non renda giustizia. Qualunque sia la forma di cui hai parlato, avevi ragione ». 

Cosa resta quando non c'è più il dopo perché il dopo è già qui? Generazioni di scienziati, mistici e scrittori hanno offerto le loro visioni di luce e oscurità in risposta. 

Ci hanno promesso inferni d'acqua e fuoco e aldilà celeste, fini irrevocabili e nuove nascite, ci hanno variamente affascinato o respinto, rassicurato o terrorizzato. 

Nella creazione insuperabile di McCarthy, la post-apocalisse ha il volto realistico di un padre e un figlio che viaggiano su un groviglio di strade senza origine e senza destinazione, all'interno di una natura ridotta a un guscio secco, tra le vestigia spaventosamente riconoscibili di un mondo svuotato. inutili. 

Restano dunque su questa strada gli esseri umani condannati alla sopravvivenza, il loro calvario quotidiano per soddisfare bisogni irrefrenabili e cancellare gli altri, la furia dell'umanità tradita e il residuo, inestimabile residuo del piacere di essere vivi; i purissimi cristalli del sentimento che lega padre e figlio e dei rapporti che i due intrecciano tra loro e con gli altri rimangono, ridotti all'estrema essenza nella ferocia come nella tenerezza.

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