“I dati Istat elaborati, dai quali risulta che in quindici anni sono statiti erosi 3 milioni e 663 mila ettari che, giusto perché ci si possa rendere conto delle dimensioni del problema, corrispondono grosso modo alla superficie del Lazio e dell’Abruzzo assieme” (Dati ISTAT 2007).
L’Italia detiene il record di segnalazioni presso l’ONU per sfruttamento, degrado, cementificazione delle coste, e altro, in un elenco di mancanze decisamente imbarazzante. “1966 denunce, 737 sequestri effettuati dalle Forse dell’ ordine, gli illeciti sul fronte scarichi e depurazione sono cresciuti del 42 per cento” (VocedItalia.it, giugno 2008). Negli ultimi 10 anni sono scomparsi più di 3 milioni di ettari, di cui 2 di superficie agraria, di terreno libero da costruzioni e vincoli.
Numeri che fanno girare la testa, 3 ettari equivalgono alla somma di Lazio e Abruzzo, una superficie decisamente considerevole. Il cemento stava, sta, mangiando la terra, l’acqua, il cielo anche. Cielo che viene deturpato dai cosiddetti ecomostri, neologismo inventato da Legambiente per l’ Hotel Fuenti sulla costiera amalfitana, un esempio su tutti Le Vele a Scampia, note per il degrado non solo architettonico ma anche di vita.
Gli ecomostri non sono solo però questi enormi edifici che squarciano il cielo ma anche, ad esempio, cascine del Quattrocento costruite in oasi protette, come accaduto sull’ Appennino bolognese. Una colata di cemento che in maniera più o meno evidente avvolge il Belpaese, strozzandolo e oscurandolo.
Come se questi numeri non bastassero l’Italia è anche al primo posto per il consumo di cemento armato: 46 milioni di tonnellate l´anno. Numeri e statistiche dono pressocchè infiniti, in crescita ogni anno e dovrebbero farci fermare a riflettere sulla devastazione che il Paese più bello al mondo sta subendo.
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