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ottobre 23, 2010

Opportunity, il lungo viaggio del rover nei deserti marziani.

La sua missione doveva durare solo 90 giorni. Invece va avanti da quasi sette anni, durante i quali ha percorso 24 chilometri e fatto importanti scoperte. E ora ha anche un software che gli consente scelte autonome di Luigi Bignami.

Nell'immensa pianura marziana che circonda il cratere Endeavour, un piccolo esploratore robotico porta avanti da solo una missione che avrebbe dovuto durare 90 giorni e invece si protrae da quasi sette anni: dal 25 gennaio 2004, giorno del suo atterraggio, il rover Opportunity ha percorso 24 chilometri sulla sabbia del Pianeta Rosso, mettendo a segno una serie di importanti scoperte: dall'esistenza di strutture che confermano la presenza di acqua superficiale in un lontano passato (si sono trovate onde nella sabbia che farebbero pensare a spiagge), alle piccolissime palline di minerali (chiamate mirtilli) che confermerebbero ulteriormente la presenza di mari e laghi, fino a meteoriti che sono rimasti così come caddero sulla superficie del pianeta e contengono importanti informazioni sull'atmosfera che circondava il pianeta.

Superate tutte le aspettative possibili, da alcuni mesi a questa parte Opportunity è stato dotato di un software inviato da Terra che lo rende "intelligente". Gli ingegneri della Nasa infatti, hanno voluto provare un sistema che fa di Opportunity un mezzo parzialmente autonomo su alcune decisioni importanti: se estrarre o meno il proprio braccio robotizzato per analizzare una roccia presente sul proprio percorso; quale fotografia inviare a Terra tra le centinaia che scatta al paesaggio circostante; quanta strada percorrere. Le scelte vengono comunque vagliate dai tecnici della Nasa, ma fino ad oggi Opportunity ha dimostrato di aver "appreso" le informazione del software in modo perfetto e continua imperterrito la sua strada verso l'obiettivo che gli è stato richiesto.

Le vicissitudini a cui ha dovuto far fronte Opportunity sono state numerose, ma forse la peggiore di tutte è stata una serie di tempeste di polvere contro le quale si è imbattuto alla fine di giugno del 2007. Il pulviscolo ha ricoperto completamente i pannelli solari che inizialmente producevano circa 700 watt/ora di energia al giorno, facendo scendere le loro potenzialità a soli 150 watt/ora al giorno.

Fu così che il rover venne messo in una specie di ibernazione nell'attesa che le tempeste passassero. Solo ad agosto la situazione migliorò, ma le speranze di rivedere Opportunity in attività erano poche.

Lentamente invece, le batterie tornarono a caricarsi e i pannelli si pulirono grazie ad una leggera brezza e, in parte, grazie ad un sistema di pulitura previsto dai tecnici in fase di costruzione. Sta di fatto che in poche settimane ritornò ad un'efficienza quasi simile a quella iniziale e nel settembre del 2007 si infilò fin quasi sul fondo del Cratere Victoria. Vi uscì solo un anno dopo e da quel momento venne indirizzato verso il nuovo cratere che dovrebbe raggiungere l'anno prossimo. Ora a bordo i pannelli solari erogano circa 280 watt/ora al giorno.


Il rover gemello Spirit, sceso su Marte il 4 gennaio del 2004 è atterrato nel cuore di una grande cratere, il Gusev, che un tempo poteva essere interamente ricoperto d'acqua. E non ci volle molto per trovare le testimonianze dell'esistenza del liquido in un passato molto remoto. Anch'esso ha lavorato oltre i limiti dei 90 giorni previsti, percorrendo 7.730 m, ma il 22 marzo del 2010 ha smesso di comunicare con la Terra, dopo essersi insabbiato con due ruote fuori uso.

Alla Nasa si continuano a tenere le antenne accese verso il rover, ma le probabilità che esso abbia passato indenne l'inverno appena trascorso nella regione in cui si trova e che possa nuovamente ricaricare le batteria al punto di iniziare i collegamenti con i tecnici del progetto sono scarse. Ma dai due rover ci si può aspettare di tutto e la Nasa non demorde.



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