In Italia vengono eseguite ogni anno 181 milioni di intercettazioni: un fenomeno, se si osserva il numero dei «bersagli» intercettati, che è cresciuto dal 2006 al 2010 del 22,6%. È quanto emerge da uno studio dell’Eurispes elaborato su dati Ministero della Giustizia-Direzione Generale di Statistica, dove si rileva anche che tra il 2008 e il 2010 la spesa per le intercettazioni è aumentata, passando da 266 milioni euro a 284 milioni.
A Napoli, in particolare, tra il 2008 e il 2010 i bersagli intercettati sono aumentati del 21,7%. Al contrario, si segnalano per una diminuzione dei bersagli di intercettazione i distretti di Milano (-20,6%, pari a 4mila bersagli in meno), Trento, Trieste, Palermo, Bologna, Perugia, Torino, Ancona, Messina, e, sia pure con lievi flessioni, Catania, L’Aquila, Potenza, Cagliari e Catanzaro.
Per le intercettazioni nel 2010 si sono spesi in totale 284 milioni 449.782 euro, una cifra che, sebbene in calo rispetto all’anno precedente (306.071.096 euro), ha registrato un aumento del 6,8% tra il 2008 e il 2010. Tra i distretti dove più alta è la spesa per le intercettazioni telefoniche, al primo posto troviamo Milano, dove nel 2010 gli uffici giudiziari hanno liquidato 39.670.400 euro per questa tipologia di spese, con un incremento del 75,5% dal 2008.
Segue Palermo (34.746.180), Reggio Calabria (31.288.886), Napoli (25.122.030) e Catania (17.942.562). Al contrario, tra i distretti giudiziari dove la spesa per intercettazioni risulta essere più contenuta troviamo Campobasso (374.359 euro), Potenza (1.085.988 euro) e Salerno (1.527.466).
«La lettura dei dati - sottolinea l’Eurispes - evidenzia come le intercettazioni non si concentrino più solamente nelle province del Mezzogiorno, tradizionalmente associate alla presenza della criminalità organizzata di stampo mafioso, ma vengano disposte in misura massiccia anche in molti grandi centri dell’Italia settentrionale», a conferma della «penetrazione sempre più capillare delle mafie al Nord, dove sono presenti maggiori capitali e dove è possibile aggredire il sistema imprenditoriale».
Il dato complessivo si ricava dal numero dei bersagli intercettati, che sono stati 139.051 (da suddividere tra intercettazioni telefoniche, che rappresentano il 90% del totale, quelle ambientali pari all’8,4% e quelle informatiche e telematiche, l’1,6%), dalla media di 26 intercettazioni telefoniche giornaliere per utenza (si tratta di chiamate in entrata, in uscita, senza risposta, messaggi, localizzazioni) e dalla durata media di ogni intercettazione, pari a 50 giorni.
Tra i distretti più intercettati al primo posto troviamo Napoli con 21.427 bersagli, seguito, con un notevole divario, da Milano (15.467), Roma (11.396), Reggio Calabria (9.358), e, al quinto posto, Palermo (8.979). Seguono Firenze, Torino, Bologna. Se si osservano le variazioni percentuali intercorse nel triennio 2008-2010, i distretti nei quali si registrano gli incrementi più significativi sono Napoli, Firenze, Bari, Venezia, Genova, Reggio Calabria.A Napoli, in particolare, tra il 2008 e il 2010 i bersagli intercettati sono aumentati del 21,7%. Al contrario, si segnalano per una diminuzione dei bersagli di intercettazione i distretti di Milano (-20,6%, pari a 4mila bersagli in meno), Trento, Trieste, Palermo, Bologna, Perugia, Torino, Ancona, Messina, e, sia pure con lievi flessioni, Catania, L’Aquila, Potenza, Cagliari e Catanzaro.
Per le intercettazioni nel 2010 si sono spesi in totale 284 milioni 449.782 euro, una cifra che, sebbene in calo rispetto all’anno precedente (306.071.096 euro), ha registrato un aumento del 6,8% tra il 2008 e il 2010. Tra i distretti dove più alta è la spesa per le intercettazioni telefoniche, al primo posto troviamo Milano, dove nel 2010 gli uffici giudiziari hanno liquidato 39.670.400 euro per questa tipologia di spese, con un incremento del 75,5% dal 2008.
Segue Palermo (34.746.180), Reggio Calabria (31.288.886), Napoli (25.122.030) e Catania (17.942.562). Al contrario, tra i distretti giudiziari dove la spesa per intercettazioni risulta essere più contenuta troviamo Campobasso (374.359 euro), Potenza (1.085.988 euro) e Salerno (1.527.466).
«La lettura dei dati - sottolinea l’Eurispes - evidenzia come le intercettazioni non si concentrino più solamente nelle province del Mezzogiorno, tradizionalmente associate alla presenza della criminalità organizzata di stampo mafioso, ma vengano disposte in misura massiccia anche in molti grandi centri dell’Italia settentrionale», a conferma della «penetrazione sempre più capillare delle mafie al Nord, dove sono presenti maggiori capitali e dove è possibile aggredire il sistema imprenditoriale».
fonte: Il Secolo XIX
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