E’ il settimo bilancio negativo per la banca senese, che ha deluso gli analisti (era prevista una perdita di 900 milioni).
Pesano le rettifiche per deterioramento dei crediti, mentre aiutano i Monti bond e la rivalutazione delle quote di Bankitalia. Rinnovato accordo con le banche per l’aumento di capitale.
Gli analisti si aspettavano una perdita di 900 milioni, ma Monte dei Paschi di Siena è riuscita a deluderli, registrando un rosso di quasi un miliardo e mezzo (1,43 miliardi) nel 2013.
Negli ultimi tre mesi dell’anno il passivo è stato di 920 milioni.
Sul risultato, che è comunque migliore rispetto ai -3,17 miliardi del 2012, pesano le rettifiche per deterioramento di crediti (ovvero i prestiti concessi che non saranno più restituiti) per circa 2,75 miliardi di euro con un’incidenza nel quarto trimestre del 2013 pari a 1,21 miliardi.
Sale inoltre l’esposizione netta della banca in termini di crediti deteriorati (cioè scaduti o incagliati), a circa 21 miliardi, in crescita di 3,6 miliardi dall’anno precedente.
Dal punto di vista della solidità patrimoniale, il Core Tier 1 si è attestato a fine anno al 10% contro l’8,9% di un anno fa. Il risultato registra un incremento di 188 milioni grazie agli effetti positivi dei Monti bond che, al netto del rimborso dei Tremonti Bond, hanno apportato patrimonio aggiuntivo per 2,1 miliardi.
Esulta, comunque, l’amministratore delegato Fabrizio Viola. “I target di Basilea 3 sono stati raggiunti”, ha detto, sottolineando come si tratti di risultati “importanti” visto che “la liquidità e il capitale rappresentano obiettivi primari del nostro piano”. Mentre il responsabile finanziario, Bernardo Mingrone, ha annunciato che “a partire dal 2016″ è previsto il pagamento dei dividendi.
Un altro aiuto arriva dalla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia, che ha già fatto guadagnare 1,4 miliardi a Unicredit. Il provvedimento ha portato un beneficio di 187,5 milioni per la banca senese. Anche se nel bilancio la partecipazione in via Nazionale “ai fini della quantificazione del patrimonio e quindi la relativa plusvalenza derivante dalla valutazione al fair value non è computata nell’ambito delle riserve degli strumenti disponibili per la vendita”. Quindi gli effetti della valutazione ufficiale ci saranno solo sul conto economico e non sul patrimonio.
La banca senese ha rinnovato l’accordo di pre-sottoscrizione con il consorzio di garanzia a servizio dell’aumento di capitale da 3 miliardi. A guidare l’operazione, che doveva partire a gennaio ma che è slittata per volere della Fondazione Mps, è Ubs, al fianco di Citigroup, Goldman Sachs e Mediobanca. Si aggiungono poi Barclays, BofA Merrill Lynch, Commerzbank, JpMorgan, Morgan Stanley e Société Générale in qualità di intermediari. La Fondazione Mps, azionista della banca senese, ha avviato settimana scorsa un’azione di responsabilità nei confronti degli ex manager dell’ente, ma anche contro le banche che le concessero un prestito di 600 milioni per la sottoscrizione dell’aumento di capitale deciso da Mps nel 2011, tra cui Mediobanca, ma anche Unicredit, Intesa Sanpaolo e Banca Imi.
Il via libera ai conti, presentati dall’amministratore delegato Fabrizio Viola, è stato dato al termine di una riunione durata circa cinque ore. Si tratta del settimo bilancio negativo consecutivo per Rocca Salimbeni ed è facile ipotizzare che all’assemblea di fine aprile gli azionisti, che già in altre occasioni hanno rimarcato critiche ai vertici, su questo punto faranno sentire la propria voce. A maggior ragione ora che il principale socio privato, la famiglia Aleotti, ha ridotto dal 4% a poco più dell’1% la propria partecipazione, dopo appena due anni, e la stessa Fondazione ha annunciato ufficialmente la vendita dell’1,58% dei titoli scendendo per la prima volta sotto il 30% (29,9%), in attesa di scendere ancora, e di parecchio, prima dell’aumento di capitale da 3 miliardi deciso dalla banca.
Pesano le rettifiche per deterioramento dei crediti, mentre aiutano i Monti bond e la rivalutazione delle quote di Bankitalia. Rinnovato accordo con le banche per l’aumento di capitale.
Gli analisti si aspettavano una perdita di 900 milioni, ma Monte dei Paschi di Siena è riuscita a deluderli, registrando un rosso di quasi un miliardo e mezzo (1,43 miliardi) nel 2013.
Negli ultimi tre mesi dell’anno il passivo è stato di 920 milioni.
Sul risultato, che è comunque migliore rispetto ai -3,17 miliardi del 2012, pesano le rettifiche per deterioramento di crediti (ovvero i prestiti concessi che non saranno più restituiti) per circa 2,75 miliardi di euro con un’incidenza nel quarto trimestre del 2013 pari a 1,21 miliardi.
Sale inoltre l’esposizione netta della banca in termini di crediti deteriorati (cioè scaduti o incagliati), a circa 21 miliardi, in crescita di 3,6 miliardi dall’anno precedente.
Dal punto di vista della solidità patrimoniale, il Core Tier 1 si è attestato a fine anno al 10% contro l’8,9% di un anno fa. Il risultato registra un incremento di 188 milioni grazie agli effetti positivi dei Monti bond che, al netto del rimborso dei Tremonti Bond, hanno apportato patrimonio aggiuntivo per 2,1 miliardi.
Esulta, comunque, l’amministratore delegato Fabrizio Viola. “I target di Basilea 3 sono stati raggiunti”, ha detto, sottolineando come si tratti di risultati “importanti” visto che “la liquidità e il capitale rappresentano obiettivi primari del nostro piano”. Mentre il responsabile finanziario, Bernardo Mingrone, ha annunciato che “a partire dal 2016″ è previsto il pagamento dei dividendi.
Un altro aiuto arriva dalla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia, che ha già fatto guadagnare 1,4 miliardi a Unicredit. Il provvedimento ha portato un beneficio di 187,5 milioni per la banca senese. Anche se nel bilancio la partecipazione in via Nazionale “ai fini della quantificazione del patrimonio e quindi la relativa plusvalenza derivante dalla valutazione al fair value non è computata nell’ambito delle riserve degli strumenti disponibili per la vendita”. Quindi gli effetti della valutazione ufficiale ci saranno solo sul conto economico e non sul patrimonio.
La banca senese ha rinnovato l’accordo di pre-sottoscrizione con il consorzio di garanzia a servizio dell’aumento di capitale da 3 miliardi. A guidare l’operazione, che doveva partire a gennaio ma che è slittata per volere della Fondazione Mps, è Ubs, al fianco di Citigroup, Goldman Sachs e Mediobanca. Si aggiungono poi Barclays, BofA Merrill Lynch, Commerzbank, JpMorgan, Morgan Stanley e Société Générale in qualità di intermediari. La Fondazione Mps, azionista della banca senese, ha avviato settimana scorsa un’azione di responsabilità nei confronti degli ex manager dell’ente, ma anche contro le banche che le concessero un prestito di 600 milioni per la sottoscrizione dell’aumento di capitale deciso da Mps nel 2011, tra cui Mediobanca, ma anche Unicredit, Intesa Sanpaolo e Banca Imi.
Il via libera ai conti, presentati dall’amministratore delegato Fabrizio Viola, è stato dato al termine di una riunione durata circa cinque ore. Si tratta del settimo bilancio negativo consecutivo per Rocca Salimbeni ed è facile ipotizzare che all’assemblea di fine aprile gli azionisti, che già in altre occasioni hanno rimarcato critiche ai vertici, su questo punto faranno sentire la propria voce. A maggior ragione ora che il principale socio privato, la famiglia Aleotti, ha ridotto dal 4% a poco più dell’1% la propria partecipazione, dopo appena due anni, e la stessa Fondazione ha annunciato ufficialmente la vendita dell’1,58% dei titoli scendendo per la prima volta sotto il 30% (29,9%), in attesa di scendere ancora, e di parecchio, prima dell’aumento di capitale da 3 miliardi deciso dalla banca.
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