Per finanziare la ricostruzione post terremoto il governo ha puntato sugli incassi del gioco.
Risultato? Un Gratta e Vinci benefico che si è rivelato un mezzo flop. E una legge che fa già molto discutere.
Si fa presto a dire «aiutiamo l'Abruzzo». Un po' meno a trovare i soldi per farlo. Il governo, con il primo decreto legge post terremoto, pensava di avere scovato la soluzione giusta («non aumenteremo le tasse», aveva promesso Berlusconi) con il gioco d'azzardo legale, che avrebbe dovuto permettere di raccogliere almeno 500 milioni di euro l'anno. Ma l'impressione, quattro mesi dopo, è che mentre new slot machine e scommesse avranno un'impennata, i soldi per L'Aquila potrebbebbero scarseggiare.
La prima iniziativa del governo era stata, a maggio, il lancio di un Gratta e Vinci speciale da 5 euro, il Gratta Quiz: , per ogni tagliando venduto, 66 centesimi sono stati destinati all'Aquila. La previsione era di vendere 35 milioni dì biglietti entro luglio, ma a fne giugno i pezzi acquistati non avevano superalo i 20 milioni, per un totale di 12 milioni di euro andati al Dipartimento della Protezione Civile.
Un mezzo flop que ha spinto il monopolio ha chiedere spiegazioni alla Federaziones Tabacchai, nel mirino per non avere esposto i biglietti.
Il presidente Giovanni Risso risponde che la percentuale destinata agli esercenti per ogni tagliando era di sei centesimi in meno (18 e non 24) rispetto agli altri gratta e vinci. Né i tabaccai si sono fatti allettare dall'opportunità, scritta nero su bianco, di aprire la domenica.
Ma il cuore del decreto sono gli articoli che nel nome dell'Abruzzo potenziano il gioco e stabiliscono la somma di 500 milioni da raccogliere per la Protezione civile, senza però fissare, gioco per gioco, la percentuale esatta delle puntate che andrà alla ricostruzione. Si parla, per esempio, del V7: nel gioco dell'ippica che sostituirà il Totip, il montepremi passerà dal 50 al 65 per cento delle somme scommesse, mentre la parte destinata allo Stato diminuirà dal 25 al 15 per cento (il resto va ai rivenditori).
Stesso discorso per le videolotteries, le slot machine di nuova generazione, introdotte con il decreto e subito detassate rispetto alle precedenti versioni: l'aliquota destinata allo Stato passa dal 12,6 per cento a un massimo del 4. Un modo per far aumentare le scommesse ingolosendo con montepremi più alti.
L'arrivo delle macchine di nuova generazione porta con sé anche altre novità, i nuovi terminali, in tutta Italia, saranno collegati tra loro. Il che permetterà di sommare le cifre scommesse e di far aumentare le vincite: per una sola giocata si passa da un premio massimo di 100 euro a uno di 5 mila. Le vittorie diventano così più proficue, ma diminuisce bruscamente il numero di vincitori. E se finora il giocatore aveva potuto sperare che la singola macchina prima o poi avrebbe reso almeno una parte dei soldi che incassava, ora la speranza è vana, perché quel denaro potrebbe andare allo scommettitore di un'altra città.
Secondo i dati di Agipronews, agenzia di stampa specializzata nel settore, nel 2008 sono stati giocati 47,5 miliardi, con un saldo tra giocato e vinto di 14,7 miliardi di euro, da dividere fra Stato e rivenditori. Da una ricerca Censis emerge poi che proprio gli abruzzesi sono stati i maggiori contribuenti dell'anno scorso, con una spesa media di 1.098 euro a testa. E la crisi non è certo un problema (anzi, forse si scommette di più proprio per questo), visto che nel primo semestre del 2009 sono già stati raccolti 26 miliardi di euro, con una crescita del 9,8 per cento rispetto allo stesso periodo del 2008.
Un miliardo è arrivato dal nuovo poker online e, proprio per sfruttare il nuovo filone, il decreto Abruzzo prevede anche l'aumento dei giochi in rete, dalle roulette ai giochi da casinò, finora non permessi.
Un'altra misu che sembra essere più utile per allargare le frontiere delle scomesse piuttosto che per portare aiut ai terremotati, e che non è piaciutaal le associazioni che si occupano di dipendenza da gioco d'azzardo.
Risultato? Un Gratta e Vinci benefico che si è rivelato un mezzo flop. E una legge che fa già molto discutere.
Si fa presto a dire «aiutiamo l'Abruzzo». Un po' meno a trovare i soldi per farlo. Il governo, con il primo decreto legge post terremoto, pensava di avere scovato la soluzione giusta («non aumenteremo le tasse», aveva promesso Berlusconi) con il gioco d'azzardo legale, che avrebbe dovuto permettere di raccogliere almeno 500 milioni di euro l'anno. Ma l'impressione, quattro mesi dopo, è che mentre new slot machine e scommesse avranno un'impennata, i soldi per L'Aquila potrebbebbero scarseggiare.
La prima iniziativa del governo era stata, a maggio, il lancio di un Gratta e Vinci speciale da 5 euro, il Gratta Quiz: , per ogni tagliando venduto, 66 centesimi sono stati destinati all'Aquila. La previsione era di vendere 35 milioni dì biglietti entro luglio, ma a fne giugno i pezzi acquistati non avevano superalo i 20 milioni, per un totale di 12 milioni di euro andati al Dipartimento della Protezione Civile.
Un mezzo flop que ha spinto il monopolio ha chiedere spiegazioni alla Federaziones Tabacchai, nel mirino per non avere esposto i biglietti.
Il presidente Giovanni Risso risponde che la percentuale destinata agli esercenti per ogni tagliando era di sei centesimi in meno (18 e non 24) rispetto agli altri gratta e vinci. Né i tabaccai si sono fatti allettare dall'opportunità, scritta nero su bianco, di aprire la domenica.
Ma il cuore del decreto sono gli articoli che nel nome dell'Abruzzo potenziano il gioco e stabiliscono la somma di 500 milioni da raccogliere per la Protezione civile, senza però fissare, gioco per gioco, la percentuale esatta delle puntate che andrà alla ricostruzione. Si parla, per esempio, del V7: nel gioco dell'ippica che sostituirà il Totip, il montepremi passerà dal 50 al 65 per cento delle somme scommesse, mentre la parte destinata allo Stato diminuirà dal 25 al 15 per cento (il resto va ai rivenditori).
Stesso discorso per le videolotteries, le slot machine di nuova generazione, introdotte con il decreto e subito detassate rispetto alle precedenti versioni: l'aliquota destinata allo Stato passa dal 12,6 per cento a un massimo del 4. Un modo per far aumentare le scommesse ingolosendo con montepremi più alti.
L'arrivo delle macchine di nuova generazione porta con sé anche altre novità, i nuovi terminali, in tutta Italia, saranno collegati tra loro. Il che permetterà di sommare le cifre scommesse e di far aumentare le vincite: per una sola giocata si passa da un premio massimo di 100 euro a uno di 5 mila. Le vittorie diventano così più proficue, ma diminuisce bruscamente il numero di vincitori. E se finora il giocatore aveva potuto sperare che la singola macchina prima o poi avrebbe reso almeno una parte dei soldi che incassava, ora la speranza è vana, perché quel denaro potrebbe andare allo scommettitore di un'altra città.
Secondo i dati di Agipronews, agenzia di stampa specializzata nel settore, nel 2008 sono stati giocati 47,5 miliardi, con un saldo tra giocato e vinto di 14,7 miliardi di euro, da dividere fra Stato e rivenditori. Da una ricerca Censis emerge poi che proprio gli abruzzesi sono stati i maggiori contribuenti dell'anno scorso, con una spesa media di 1.098 euro a testa. E la crisi non è certo un problema (anzi, forse si scommette di più proprio per questo), visto che nel primo semestre del 2009 sono già stati raccolti 26 miliardi di euro, con una crescita del 9,8 per cento rispetto allo stesso periodo del 2008.
Un miliardo è arrivato dal nuovo poker online e, proprio per sfruttare il nuovo filone, il decreto Abruzzo prevede anche l'aumento dei giochi in rete, dalle roulette ai giochi da casinò, finora non permessi.
Un'altra misu che sembra essere più utile per allargare le frontiere delle scomesse piuttosto che per portare aiut ai terremotati, e che non è piaciutaal le associazioni che si occupano di dipendenza da gioco d'azzardo.
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