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ottobre 16, 2010

Un rapporto dell'Iucn denuncia: in Africa, spariscono i pesci d'acqua dolce primo alimento per milioni di persone

Un rapporto dell'Iucn denuncia: il 21% delle specie animali e vegetali è a rischio di estinzione. Le cause sono legate anche all'intervento sconsiderato dell'uomo, dalle dighe all'agricoltura fino al prelievo eccessivo delle risorse

Il 21 per cento delle specie d'acqua dolce dell'Africa continentale è a rischio di estinzione, con conseguenze devastanti per milioni di persone per le quali la pesca rappresenta la principale fonte di sostentamento. E' l'allarme lanciato dall'International union for conservation of nature and natural resources (Iucn), che ha incaricato duecento scienziati di valutare per cinque anni la situazione di 5.167 specie animali e vegetali che popolano laghi e fiumi africani: tutti i pesci, ma anche molluschi, gamberi, libellule e determinate piante acquatiche.

Il rapporto giunge a risultati allarmanti e sottolinea che il danno alle specie d'acqua dolce deriva sempre dall'intervento dell'uomo: dall'agricoltura, dal prelievo di acqua, dalle dighe e dall'intriduzione di specie estranee ai singoli habitat locali. "Anche se l'acqua dolce costituisce solo l'uno per cento della superficie del pianeta, questi ecosistemi ospitano il sette per cento di tutte le specie", sottolinea Jean-Christophe Vié, vicedirettore del programma Iucn per la biodiversità.

In questa realtà di equilibri molto fragili, la perdita anche solo di una singola specie può avere un impatto catastrofico sull'esistenza di una comunità. Nel lago Malawi, ad esempio, un gruppo di pesci chiamati "chambo" costituisce per la popolazione locale una fonte importantissima di cibo. La Oreochromis karongae, invece, è specie ormai a rischio di estinzione perché è stata oggetto di un prelievo sconsiderato che, negli ultimi dieci anni, ha portato a una riduzione del 70% della popolazione ittica. Nel lago Vittoria, infine, il declino della qualità dell'acqua e l'introduzione del gigantesco persico del Nilo (Lates niloticus) negli ultimi trent'anni ha causato la scomparsa di molte specie indigene.

L'allarme dell'Iucn insiste sul fatto che intorno ai grandi laghi africani il pesce è la principale fonte di proteine e che l'esistenza di almeno sette milioni e mezzo di persone nell'Africa sub-sahariana dipende dalla pesca. E non solo del pesce: molluschi, gamberi e piante acquatiche fanno tutti parte della dieta quotidiana delle popolazioni e contribuiscono al mantenimento di un ecosistema vitale.

"Acqua potabile e fognature adeguate sono il fondamento della sopravvivenza, del benessere e della dignità umana", ha ammonito il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, al recente vertice Onu sulla povertà. E come è stato sottolineato dall'Onu alla Giornata mondiale dell'acqua, nel marzo scorso, la carenza di acqua da bere uccide più persone della guerra. In Africa, è un'emergenza che sta mettendo in ginocchio il continente.

Tra le ong, l'Amref da più di 50 anni opera in Africa proprio sui progetti idrici, suddivisi tra Kenya e Tanzania.
In Kenya interviene nelle regioni di Makueni e Kitui, nella provincia orientale del paese, in Kibwezi, nella parte sud-orientale, in Kajiado, nella provincia della Rift Valley che confina con la provincia di Makueni, e a Dagoretti, una delle baraccopoli di Nairobi: terre aride e semiaride tra le più povere del Kenya. Le fonti d'acqua, compresi fiumi, dighe e pozzi aperti, sono contaminate e quindi non utilizzabili.?

Le tre regioni inoltre sono soggette a ricorrenti siccità che provocano distruzione dei raccolti, decimazione dei capi di bestiame, malnutrizione e morte. In Tanzania, invece, l'Amref lavora nella regione di Mkuranga, a sud di Dar es Salaam, dove il principale problema è la contaminazione dell'acqua.? Acqua contaminata significa diffusione di malattie: malaria, vermi intestinali e tracoma, che porta alla cecità, sono solo alcune delle patologie che colpiscono famiglie e comunità, mettendo in pericolo di vita centinaia di migliaia di persone.


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