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dicembre 17, 2010

L'orso polare non è spacciato smentiti i catastrofisti.

L'estinzione dell'animale simbolo del riscaldamento globale non sarà repentina ma graduale, quindi ci sono ancora margini per intervenire a sua difesa tagliando le emissioni di CO2. I risultati di una ricerca pubblicata su "Nature"

Per l'orso polare il tempo non è ancora scaduto. L'animale simbolo della minaccia del riscaldamento globale sulla biodiversità non è spacciato e ci sono ancora delle possibilità di salvarlo dall'estinzione. Ad accordare il necessario "recupero" dovrà essere però l'uomo, con efficaci politiche di contrasto ai cambiamenti climatici.

A sostenerlo non è un generico appello di qualche associazione ambientalista ma una circostanziata ricerca scientifica pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature 1. Incrociando i dati sulle proiezioni dello scioglimento dei ghiacci dell'Artico in base all'andamento delle emissioni di gas serra con le capacità di resistenza dell'orso bianco, una equipe formata da studiosi di diversi atenei ed enti di ricerca statunitensi è giunta alla conclusione che diversamente da quanto comunemente creduto ci sono ancora concrete possibilità di scongiurarne la scomparsa.

A profetizzare l'estinzione dell'orso polare era stata in particolare una ricerca datata 2007 dell'agenzia geologica Usa, la United States Geological Survey , che prevedeva la morte di due terzi della popolazione mondiale di Ursus maritimus entro il 2050. Proiezioni, sottolinea il nuovo studio, che non tenevano però conto della possibilità di riuscire a rallentare lo scioglimento dei ghiacci grazie all'azione di mitigazione dovuta alla riduzione delle emissioni di gas serra, prima fra tutte l'anidride carbonica. L'assunto era infatti che esistesse una soglia di restrizione dei ghiacci ormai impossibile da evitare e una volta superata la quale il collasso dell'orso sarebbe stato irreversibile. In questo caso la mitigazione avrebbe potuto ben poco.

La nuova ricerca, prendendo in esame parametri ritenuti più attendibili, arriva invece alla conclusione che esista un rapporto proporzionale tra la quantità di ghiaccio perso e il numero di orsi a rischio di estinzione. In questo caso ogni chilometro quadrato in più di ghiaccio sottratto allo spegnimento significa dunque mettere in sicurezza un certo numero di orsi. La ricerca pubblicata su Nature ritiene che adottando decise misure di riduzione delle emissioni di CO2, alla fine del secolo il numero di orsi sopravvissuti ai cambiamenti climatici potrebbe essere maggiore rispetto a uno scenario "business as usual" così come più vasto del previsto potrebbe essere il loro areale.

Conclusioni sostenute anche da nuove proiezioni su come la termodinamica dell'interazione tra mare e ghiaccio sarebbe in grado di sovrastare la possibile ulteriore impennata nelle temperature (effetto feedback) innescata dal venire meno del potere riflettente (albedo) della superficie ghiacciata . "Essendo gli orsi polari sentinelle dell'ecosistema marino artico - conclude lo studio - mitigare le emissioni di gas serra per migliorare il loro status porterebbe benefici conservazionisti a tutto l'Artico e anche oltre".


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