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aprile 03, 2011

Specie venute da lontano gli alieni che minacciano l'Italia.

Individuato in Sardegna un mitile che promette di soffocare la specie nostrana. Tante le presenze esotiche che minacciano gli ecosistemi e le economia.

Sembra una tartaruga normale, vista da lontano. Solo un po' più grande della media.

Per cambiare idea basta avvicinarsi. Becco a rostro, coda lunga e dentellata e mascelle possenti. La tartaruga azzannatrice (chelydra serpentina), capace con uno scatto di staccare un dito a un adulto e una mano a un bambino, è una specie del Nordamerica che in Italia è proibito tenere e importare.

Ma a quanto pare tra i collezionisti va di moda, dato che spesso se ne trovano esemplari abbandonati nelle campagne.

L'ultimo avvistamento, ai danni di un operaio che stava rifacendo il manto stradale, risale al 16 marzo ad Anguillara, alle porte di Roma. E' il terzo in meno di un anno. Il rettile è solo una delle centinaia di specie "aliene" che minacciano gli ecosistemi italiani e l'incolumità dei cittadini.

A nulla è servita la "lezione zanzara tigre", che negli anni Novanta ha involontariamente espanso il proprio habitat dai Paesi tropicali all'Europa, viaggiando nell'acqua che stagnava nei copertoni stipati sulle navi. Per debellarla i Comuni spendono una fortuna ogni anno, ma finora l'unico strumento di prevenzione sembra essere il mix zampirone-citronella.

L'ultima specie aliena approdata in Italia da Australia e Nuova Zelanda e pronta a indebolire ecosistemi e finanze locali, è l'infestante cozza australiana, avvistata nel golfo di Sardegna, forse trasportata dalle navi da carico, in fase larvale. Capace di modificare l'habitat in cui vive e di attaccarsi a qualunque cosa (anche ai filari delle cozze nostrane, soffocandole), questa gramigna dei mari è quasi impossibile da eliminare.

Il caso più eclatante è quello della nutria (myocastor coypus), il "castorino" sudamericano inserito nell'elenco delle 100 specie più dannose del mondo a causa della sua capacità di distruggere colture e argini di corsi d'acqua. Fino a qualche decina d'anni fa la sua pelliccia andava per la maggiore, poi la moda è cambiata e i roditori sono stati liberati nelle campagne per evitare i costi di abbattimento e smaltimento delle carcasse. Già nel 2000 le nutrie in Europa erano 250 milioni.

Nel frattempo, i danni arrecati a sistemi idraulici e coltivazioni sono incalcolabili. Lo scoiattolo grigio nordamericano (sciurus carolinensis), portato in Italia nel 1948 da un diplomatico statunitense, più che all'uomo i problemi li crea ai propri simili, e in particolare al cugino rosso, destinato a soccombere in caso di convivenza forzata.

Gli alieni non finiscono qui. Il punteruolo rosso delle palme (rhynchophorus ferrugineus) è un coleottero parassita originario dell'Asia che negli ultimi anni ha distrutto 13 mila piante in Sicilia, infestato la Liguria e dal 2009 ha cominciato ad accanirsi anche contro le palme dei parchi della capitale. Il tarlo asiatico (anoplophora chinensis malasiaca), che a Chicago ha distrutto 50 mila alberi e in Cina 5 milioni, in Italia è arrivato grazie a un importatore di bonsai. E' particolarmente ghiotto di agrumi, quindi il rischio è che colpisca presto agli aranceti della Sicilia. Il giacinto d'acqua (eichornia crassipes) del Brasile, che in Sardegna ha soffocato fiumi e laghi, e la panace di mantegazzi (heracleum mantegazzianum), una pianta tossica del Caucaso che sta infestando la Valle d'Aosta, completano il quadro delle specie invasive a livello di flora.

"La miglior risposta a questi fenomeni è la prevenzione - spiega Piero Genovesi, biologo dell'Ispra 2, l'Istituto Superiore per la Prevenzione e la Ricerca Ambientale - controllando il più possibile le fonti di trasporto involontario di specie e bloccando i traffici illegali. Il controllo biologico, basato sull'introduzione negli habitat di nemici naturali, spesso produce effetti contrari, basti pensare ai danni che ha fatto la volpe in Australia, introdotta per decimare i conigli e poi cacciata per aver eliminato 14 specie autoctone".

Altra soluzione, secondo l'esperto, è quella di intervenire tempestivamente appena una specie aliena viene individuata, mettendo in atto lo stesso "early warning system" utilizzato per le catastrofi naturali. L'impatto di 250 milioni di nutrie sul territorio è del resto paragonabile a quello di un terremoto, diluito però nell'arco di 70 anni sul territorio europeo. Il roditore, prima cacciato per la pelliccia e poi per l'iperattività delle mandibole, ha l'unica colpa di essere incappato nell'uomo.




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