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novembre 21, 2011

Internet è già roba da museo: la grande Rete è nata 42 anni fa.

Inaugurato a Los Angeles il primo spazio dedicato alla storia della grande Rete. Nata 42 anni fa, un sabato, alle 22,30: «Quando», racconta il professor Leonard Kleinrock, «scrissi con il mio mega computer la lettera 'l' e al telefono mi risposero che era arrivata»

Il 29 ottobre di quarantadue anni fa era un sabato. E alle 22,30, ora di Los Angeles, il professor Leonard Kleinrock, insieme a un assistente, tenta il primo collegamento fra un computer della Boelter Hall dell'Università della California Los Angeles (Ucla) ed uno dell'Istituto di ricerca di Stanford.

I nodi sono solamente due, ma promettono di crescere: la novità è che i rispettivi minicomputer sono collegati a una nuova macchina, battezzata Imp, che svolge il lavoro di smistare pacchetti di dati a un numero potenzialmente infinito di altri utenti. «Nel frattempo ci parlavamo per telefono», racconta oggi Kleinrock. «Io dovevo scrivere 'login'. Scrissi la lettera elle. 'Ricevuta', mi dissero. Poi la o. "Ricevuta". Quando digitai la terza lettera, il sistema andò in crash».

Un primo fallimento sì. Ma quel sabato infatti nasceva Arpanet. Quella che poi si sarebbe chiamata Internet. Il futuro era arrivato.

Oggi per festeggiare quel passato, neppure poi così lontano, è stato inaugurato al numero 420 di Westwood Plaza di Los Angeles il Kleinrock Internet Heritage Site and Archive (KIHSA), il museo dedicato alla storia del web.


Lo spazio è intitolato a Leonard Kleinrock, il professore di Ucla che spedì il messaggio a Bill Duval di Stanford. Nel museo, che avrà anche il compito di archivio storico di Internet, saranno in esposizione i documenti originali e i macchinari che servirono per spedire i primi messaggi e sviluppare il complesso (teorico e pratico) che sta alla base del World Wide Web.

Strumentazioni che oggi sembrano appartenere alla preistoria, ma dai quali invece ci separano solo una quarantina d'anni. «No, lo ammetto, non avrei mai potuto immaginare che Arpanet sarebbe andata così lontano», spiega il settantacinquenne professore dell'Ucla. «A quei tempi, nessuno pensava al computer come a uno strumento di comunicazione. Il pc, come lo intendiamo oggi non esisteva, i computer erano grandi e costosi. L'e-mail sarebbe arrivata solo due anni dopo, diventando subito l'applicazione più usata sulla rete».


E se gli si chiede del futuro, prossimo, lui che ha messo le basi per crearne già uno, in nostro: «Un giorno non lontano, la maggior parte del traffico internet non sarà fatto dagli esseri umani, ma dalle macchine. Le capacità di calcolo e di comunicazione stanno dilagando: sensori, attuatori, memorie, display, microfoni. Tutto quanto ci circonda sarà collegato in rete, per dare informazioni e servizi sulla realtà circostante.

Potremo controllare a distanza la crescita delle piante, la popolazione ittica di un fiume. Un sistema cooperativo di strumenti che radunano le informazioni e ordinano ad altri strumenti di mantenere l'equilibrio. Tutto questo è già alla portata della nostra tecnologia. E sta accadendo».


Intanto non resta che aspettare un altro compleanno, il prossimo 13 novembre: quello del World Wide Web, meglio conosciuto come WWW, che compie 20 anni. Nato infatti nel 1991 da un progetto del CERN (Centro Europeo di Ricerca Nucleare) di Ginevra, oltre ai dati testuali, ha reso possibile la trasmissione su Internet anche di immagini, video, suoni e multimedia in generale. Creando quel mondo virtuale, così come lo intendiamo noi oggi. I nostri auguri ad entrambi allora.

E non resta che dare una sbirciata (sempre che non si riesca a fare un salto di persona a Los Angeles) alle foto in bianco e nero e a quei vecchi macchinari, pensando che sia un po' come guardare un vecchio album di famiglia. Perché Internet è un po' la storia di tutti noi.

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