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marzo 01, 2012

Il governo centrale cinese ha difficoltà ad ammettere le proprie mancanze.

cina_mineriaL’utilizzo illegale dei lavoratori nelle fornaci di mattoni ha avuto inizio più di dieci anni fa, negli anni ’90 del XX secolo. Il fenomeno del lavoro legato allo schiavismo, compreso il traffico della forza lavoro femminile, non si limita allo Shanxi, ma dilaga in tutto il paese. La tratta delle bambine in Cina non è mai stata fermata nonostante i numerosi casi denunciati dai media.

Sono state rapite perfino delle ragazzine con ritardo mentale, in seguito uccise e poi vendute a delle famiglie per celebrare il cosiddetto “matrimonio dell’aldilà”: se un uomo muore celibe, si cerca una ragazza nubile morta e la si seppellisce insieme a lui a simboleggiare una cerimonia nuziale. Il cadavere di una ragazza vale dai tremila ai diecimila yuan. Il giornale della sera Yan Zhao dell’11 maggio ha riportato il caso di un contadino di Linzhang, tale Song, che ha brutalmente ucciso sei donne e ne ha venduto i cadaveri per i “matrimoni dell’aldilà”.

La Cina delle riforme è anche quella del lavoro minorile diffuso ovunque. Secondo una stima degli esperti del Commissariato per il Lavoro delle Nazioni Unite, in Cina ci sono dai dieci ai venti milioni di minori che lavorano. Anche secondo il Quotidiano del Popolo, su 20 milioni di minori dai 12 ai 14 anni che hanno lasciato la scuola, il 60% sono lavoratori. Un tale sviluppo del lavoro nero e dello schiavismo minorile è stato possibile proprio perché tutte le attività criminose che impiegano il lavoro minorile e le bambine rapite non sono state tempestivamente bloccate. Ancora più grave è che dietro queste piccole e grandi imprese che si arricchiscono con mezzi criminosi e illegali c’è sempre la protezione di organizzazioni di profitto più o meno estese.

Il sistema di protezione più potente è naturalmente quello delle autorità locali, la formula che si adopera con più sfacciata disinvoltura recita “sviluppare l’economia locale” e “assicurare la pace”. Eppure il governo centrale non ha adottato provvedimenti nei confronti del protezionismo locale e della connivenza fra funzionari e fabbriche di mattoni, per molto tempo Hu Jintao non ha intrapreso alcuna iniziativa. Anche il caso in questione, quello degli schiavi bambini, un caso dalle dimensioni tanto vaste e che si protrae da così tanto tempo, non è stato sufficiente ad attirare l’attenzione ai diversi livelli del governo, sia centrale che locale. E anche in questo caso, il governo centrale non può sfuggire alle sue responsabilità.
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Le resistenze più forti provengono proprio dal governo.
L’8 marzo di quest’anno Wang Xinlei, un ragazzo non ancora sedicenne, figlio di Yang Aizhi, cittadina di Zhengzhou nello Henan, è sparito. Yang Aizhi è andata a denunciarne la scomparsa al commissariato di polizia di zona, senza ottenere risultato. Ha visitato centinaia di siti web, ha attaccato migliaia di manifesti, ancora senza esito. Alla fine di marzo è partita per cercare il suo bambino nello Shanxi insieme a un altro genitore del distretto di Meng, nello Henan, anche questi alla ricerca del figlio scomparso. Nelle città di Juncheng, Jincheng, Linfen la donna è rimasta per ore inginocchiata all’ingresso delle fabbriche di mattoni chiedendo notizie del figlio. È stata dappertutto, non ha trovato il ragazzo ma ha scoperto il segreto agghiacciante delle fabbriche di mattoni. All’inizio di aprile, Yang Aizhi è andata di nuovo nello Shanxi con altri sei genitori alla ricerca dei figli. Invano.

Il 9 maggio Fu Zhenzhong, giornalista della televisione del capoluogo dello Henan, insieme a sei genitori si reca nello Shanxi e con una telecamera nascosta riprende gli orrori delle fabbriche di mattoni. E nel corso della trasmissione il giornalista, che pure ha cercato a più riprese di trattenersi, non ha potuto non usare titoli forti come “Non bastano le strisce di bambù a scrivere tutta la storia!4”, “Una tragedia senza eguali”. Dopo che la televisione dello Henan ha rivelato il caso, sono state più di mille le famiglie che si sono rivolte al servizio televisivo. E intanto più di cento genitori sono partiti alla volta dello Shanxi in cerca dei loro figli.
Queste iniziative spontanee di padri e madri, le rivelazioni della televisione dello Henan stranamente non hanno suscitato grande attenzione nel pubblico a livello nazionale e neppure l’interesse del governo locale e centrale. Il giornalista Fu Zhenzhong, il primo ad aver sollevato il sipario sulle fabbriche di mattoni dello Shanxi, ha dichiarato che «le resistenze più forti provengono proprio dal governo».

Il 6 giugno su un Forum online dello Henan è stato scritto un messaggio dal titolo “Le vie dei criminali. Quattrocento padri di ragazzini venduti alle fabbriche di mattoni dello Shanxi piangono lacrime di sangue e chiedono aiuto”. Nel messaggio quattrocento padri dello Henan raccontano una realtà agghiacciante: i loro figli sono stati adescati e rapiti da mercanti di uomini e venduti come operai ai lavori forzati delle fabbriche di mattoni dello Shanxi. Le città di Linfen e Yongji sono i luoghi in cui si concentrano maggiormente le fabbriche.
 
L’11 giugno Yang Aizhi scrive una lettera di urgente richiesta di aiuto al Primo ministro Wen Jiabao contenente le “lacrime di sangue e le grida” di una madre: «Salvate dall’inferno i nostri figli, ingannati e rapiti da criminali!» Ecco allora che i media iniziano a concentrarsi massicciamente sul caso degli schiavi bambini nelle fornaci di mattoni. Hu Jintao, Wen Jiabao e gli altri dirigenti intervengono solamente il 15 giugno; il Segretario della Commissione nazionale del lavoro e il Presidente dell’Ispezione della disciplina Zhang Minqi si recano nello Shanxi per supervisionare le indagini sul caso delle fornaci. Anche il Dipartimento della sicurezza sul lavoro invia dei funzionari nello Shanxi per esaminare la situazione del lavoro illegale.

Il Segretario della Commissione provinciale dello Shanxi Zhang Baoxun e il Presidente della Provincia Yu Youjun prendono delle misure, in tutta la provincia ha inizio un programma speciale per “colpire i proprietari delle fabbriche di mattoni e liberare i lavoratori sequestrati”. Che siano stati presi dei provvedimenti è, naturalmente, meglio di niente, ma ciò è avvenuto comunque tre mesi dopo le denunce dei famigliari. E comunque, questo programma speciale non ha ottenuto risultati neitempi previsti. Nell’arco di tempo in cui è stato redatto questo articolo, nelle fabbriche dello Shanxi e dello Henan sono state liberate 568 persone, di queste solamente 51 minori. I 51 minori ritrovati sono appena un ventesimo dei mille e più scomparsi.
Una dittatura impassibile e i suoi burocrati.
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Un tale inferno sulla terra non esiste solo da un anno o due, ma da molti anni. Alcuni bambini si trovano all’interno delle fornaci, tagliati fuori dal mondo, da ben 7 anni: come poteva il governo locale non saperlo? Qui non si parla di uno o due bambini ridotti a schiavitù, ma di migliaia. Come mai le numerose denunce di padri e madri che cercavano i figli scomparsi non sono bastate a suscitare immediatamente l’interesse dei locali commissariati di polizia?
In tutti questi anni, mentre i dirigenti locali si rendevano colpevoli di una tale terrificante negligenza, come mai il governo centrale non è venuto a conoscenza dei fatti e non ha preso provvedimenti? Se non fossero stati i padri e le madri dei ragazzi scomparsi a perseverare nella ricerca, probabilmente questi delitti sarebbero tuttora sconosciuti. Alcuni attribuiscono la responsabilità ai proprietari delle fabbriche di mattoni, resi disumani dall’avidità. Tuttavia, senza il tacito consenso, la collaborazione e persino la protezione delle pubbliche autorità, non potrebbe mai esistere un fenomeno di schiavismo minorile moderno dalle dimensioni così vaste. Altri accusano la copertura da parte del governo locale. Anche a non voler considerare le menzogne, la strenua protezione del governo locale e il monopolio dell’informazione, come è possibile che, nell’era di internet che ha reso il passaggio delle informazioni così agevole, in tutto questo tempo non si sia venuti a conoscenza di siffatti crimini?

Un regime dittatoriale che finora non ha ancora imparato ad avere rispetto profondo per la vita umana e a proteggere i diritti umani, una organizzazione oligarchica che ancora oggi conserva il monopolio del potere e ne fa una assoluta priorità, non può avere considerazione della vita dei suoi cittadini e in particolare di quella dei bambini. Proprio perché il sistema della dittatura e il suo governo non riconoscono l’essere umano in quanto tale è possibile la nascita di un siffatto comportamento criminoso e illegale in grado di suscitare una profonda indignazione.

Pertanto, non mi si dica che alla denuncia di questi crimini Hu Jintao, Wen Jiabao e gli altri grandi leader si sono sorpresi, hanno immediatamente emanato direttive ed è iniziata una azione a tutto campo per salvare i bambini resi schiavi. Se davvero Hu Jintao e Wen Jiabao si sono sorpresi, si è trattato non di sbalordimento nei confronti del crimine in quanto tale, ma di turbamento per il discredito della propria immagine. Dopo che Hu Jintao, Wen Jiabao e altri dirigenti hanno emanato le loro direttive, sui media nazionali le tragiche vicende degli schiavi bambini e persino il movimento di ricerca da parte dei genitori sono stati sostituiti dalle iniziative salvifiche intraprese dal governo nazionale e locale. I media, soggetti al monopolio statale, ancora una volta hanno compiuto la loro magica funzione: i criminali sono diventati benefattori, il governo criminale è diventato un governo benevolo e i crimini sono diventati meriti.
Il 12 giugno scorso a Washington è stato inaugurato un monumento in memoria delle vittime del comunismo, che è identico alla statua della “dea della democrazia” dei fatti cinesi del 1989. Il Presidente Bush in persona ha presieduto alla cerimonia, e nel suo discorso ha sottolineato che il XX secolo è stato contraddistinto dalle morti più tragiche nell’intera storia dell’umanità. Nel XX secolo il comunismo ha fatto 100 milioni di vittime, di cui 10 milioni solo in Cina.
Hu Jintao e Wen Jiabao og gi non sono più dei leader assoluti in grado di pronunciare parole affidabili, ma sono ancora capi di una organizzazione dittatoriale oligarchica. Piuttosto che affermare che il crimine della schiavitù dei bambini delle fabbriche di mattoni ha sconcertato Hu e Wen, è meglio dire che questi crimini hanno svelato la vera natura della loro favola della “familiarità con la gente”, mettendoli in ansia. Se si vuole trovare una cura radicale per lo schiavismo minorile nelle fornaci di mattoni bisogna prima trovarne una altrettanto radicale per il cinismo dei burocrati; se si vuole trovare una cura radicale per il cinismo dei burocrati, bisogna innanzitutto riformare un sistema dittatoriale che da sempre non ha alcun riguardo per la vita e i diritti degli uomini.
cina
fonte: TuttoCina
 
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