La giovane scrittrice Angela Bubba fa un ritratto duro e crudo della sua terra nel suo nuovo romanzo edito da Bompiani.
Da un episodio grave e violento alla voglia di raccontarlo e di farne un libro il passo è stato breve. O quasi. “Ci sono voluti due anni per scriverlo, ma ho sentito il bisogno di farlo.
Dopo la rivolta di Rosarno nel 2010, quando centinaia di immigrati al colmo della disperazione per i livelli disumani di sfruttamento hanno messo a ferro e fuoco l’intero paese, decisi di mandare una mail al mio editor, perché avevo voglia di raccontare la storia. Iniziai subito, ma poi non me la sentii di parlare solo di quel fatto, capii che poteva essere il filo conduttore di quello che poi sarebbe diventato il mio nuovo romanzo”.
Chi parla é la scrittrice Angela BUBBA che quei posti e quella situazione in cui versa la Calabria conosce davvero bene essendo nata ventitre anni fa a Mesoraca, in provincia di Crotone. La incontriamo a Roma dove é venuta per presentare MALINATI, il suo nuovo romanzo edito da BOMPIANI (pagine 384, 17 euro). Un libro diviso in capitoli con titoli che incuriosiscono e che invitano alla lettura (come Oltretragedia e Occhi che non si chiudono) come lo stesso titolo del libro, MALINATI appunto. “Non riuscivo a trovare un nome che potesse contenere questi argomenti e alla fine l’ho sognato.
Non é nè italiano nè dialettale, si tratta di una nascita e non di una morte, la storia e le vicende di persone nate malamente che dovranno lottare per andare avanti e per liberarsi di quella parola, il male, e poter finalmente migliorare”, ci spiega. Al centro del romanzo c’è la sua regione, la Calabria, ed i suoi (molteplici) problemi.
Il paese della ‘ndrangheta e della solitudine, il paese delle arance di sangue e dei corpi dimenticati, quello dei badanti e dei raccoglitori stranieri, degli ospedali assassini (tutti ricordano l’episodio di Federica Monteleone, una sedicenne ricoverata nell’ospedale di Vibo Valentia per un’appendicite e morta per cause assurde dopo un breve coma, il 26 gennaio 2007) e dello Stato invisibile (i già citati fatti di Rosarno e le vicende mafiose di una fabbrica, la Seteco di Marcellinara, a due passi da Catanzaro, che pur essendo chiusa da un pezzo ha continuato a sprigionare fumi tossici e ad avvelenare la gente del luogo).
“E’ una Regione difficile, orba, ricca di silenzio ed oscurità in cui é molto difficile penetrare e dove cresce ogni giorno la cultura della ‘lagna’, della lamentela”, ci spiega Bubba, “ma il fatto è che nessuno lì ha capacità reattive e finisce con il rimanere una lamentela fine a se stessa, senza miglioramento”. E’ la terra “che non ha più miti e che non ha più le parole”, come si legge nella seconda di copertina del libro poco amato in Calabria come la stessa autrice. “I calabresi sono permalosi e non accettano critiche. Quando si fa qualcosa di diverso e si lavano i panni fuori dalla Calabria, reagiscono così, con il rifiuto.
Basti pensare che tra i commenti negativi al libro sul blog, ben sessanta sono di calabresi”, tiene a precisare. In MALINATI la Bubba non fa né giornalismo né patologia, ma si limita a raccontare la (triste e difficile) realtà senza morale, con uno sguardo pulito e netto. Il libro é sicuramente da leggere, é duro e crudo e con personaggi che in un contesto difficile esprimono la loro forza.
Del resto, come ha detto la madre di Federica Monteleone, “se in Calabria non c’è disperazione, non c’è forza”, frase che ha illuminato l’autrice e che fa riflettere e che – speriamo – sia di stimolo a reagire per molti. Giuseppe Fantasia
Da un episodio grave e violento alla voglia di raccontarlo e di farne un libro il passo è stato breve. O quasi. “Ci sono voluti due anni per scriverlo, ma ho sentito il bisogno di farlo.
Dopo la rivolta di Rosarno nel 2010, quando centinaia di immigrati al colmo della disperazione per i livelli disumani di sfruttamento hanno messo a ferro e fuoco l’intero paese, decisi di mandare una mail al mio editor, perché avevo voglia di raccontare la storia. Iniziai subito, ma poi non me la sentii di parlare solo di quel fatto, capii che poteva essere il filo conduttore di quello che poi sarebbe diventato il mio nuovo romanzo”.
Chi parla é la scrittrice Angela BUBBA che quei posti e quella situazione in cui versa la Calabria conosce davvero bene essendo nata ventitre anni fa a Mesoraca, in provincia di Crotone. La incontriamo a Roma dove é venuta per presentare MALINATI, il suo nuovo romanzo edito da BOMPIANI (pagine 384, 17 euro). Un libro diviso in capitoli con titoli che incuriosiscono e che invitano alla lettura (come Oltretragedia e Occhi che non si chiudono) come lo stesso titolo del libro, MALINATI appunto. “Non riuscivo a trovare un nome che potesse contenere questi argomenti e alla fine l’ho sognato.
Non é nè italiano nè dialettale, si tratta di una nascita e non di una morte, la storia e le vicende di persone nate malamente che dovranno lottare per andare avanti e per liberarsi di quella parola, il male, e poter finalmente migliorare”, ci spiega. Al centro del romanzo c’è la sua regione, la Calabria, ed i suoi (molteplici) problemi.
Il paese della ‘ndrangheta e della solitudine, il paese delle arance di sangue e dei corpi dimenticati, quello dei badanti e dei raccoglitori stranieri, degli ospedali assassini (tutti ricordano l’episodio di Federica Monteleone, una sedicenne ricoverata nell’ospedale di Vibo Valentia per un’appendicite e morta per cause assurde dopo un breve coma, il 26 gennaio 2007) e dello Stato invisibile (i già citati fatti di Rosarno e le vicende mafiose di una fabbrica, la Seteco di Marcellinara, a due passi da Catanzaro, che pur essendo chiusa da un pezzo ha continuato a sprigionare fumi tossici e ad avvelenare la gente del luogo).
“E’ una Regione difficile, orba, ricca di silenzio ed oscurità in cui é molto difficile penetrare e dove cresce ogni giorno la cultura della ‘lagna’, della lamentela”, ci spiega Bubba, “ma il fatto è che nessuno lì ha capacità reattive e finisce con il rimanere una lamentela fine a se stessa, senza miglioramento”. E’ la terra “che non ha più miti e che non ha più le parole”, come si legge nella seconda di copertina del libro poco amato in Calabria come la stessa autrice. “I calabresi sono permalosi e non accettano critiche. Quando si fa qualcosa di diverso e si lavano i panni fuori dalla Calabria, reagiscono così, con il rifiuto.
Basti pensare che tra i commenti negativi al libro sul blog, ben sessanta sono di calabresi”, tiene a precisare. In MALINATI la Bubba non fa né giornalismo né patologia, ma si limita a raccontare la (triste e difficile) realtà senza morale, con uno sguardo pulito e netto. Il libro é sicuramente da leggere, é duro e crudo e con personaggi che in un contesto difficile esprimono la loro forza.
Del resto, come ha detto la madre di Federica Monteleone, “se in Calabria non c’è disperazione, non c’è forza”, frase che ha illuminato l’autrice e che fa riflettere e che – speriamo – sia di stimolo a reagire per molti. Giuseppe Fantasia
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