Sono tristemente conosciuti come gli Orsi della Luna, ma non per la caratteristica macchia a forma di luna crescente sul petto, ma perché a migliaia sono abusati e torturati dall'uomo per l'estrazione della bile, prezioso ingrediente utilizzato dalla medicina cinese e tradizionale.
Sono gli orsi neri asiatici che in Cina, Vietnam e Corea vivono un'esistenza terribile nelle «fattorie della bile», una sorta di allevamenti intensivi, dove sono privati di ogni dignità e speranza. Imprigionati in gabbie piccolissime, che non permettono alcun movimento e che lentamente deformano le ossa ed atrofizzano gli arti, gli orsi vengono «munti» due volte al giorno con rudimentali cateteri di metallo inseriti nella cistifellea, senza il controllo di alcun medico veterinario, l'uso di farmaci anestetici e in condizioni igieniche pessime.
E poiché la maggior parte degli orsi tende con il tempo a manifestare comportamenti auto lesionisti a causa della terribile sofferenza psicofisica e che possono portare alla morte prematura dell'animale, è pratica comune estirpare denti e artigli. In questo modo la riserva di bile giornaliera è salva.
Infine, come se non bastasse, per stimolare una maggiore produzione di bile, vengono nutriti con particolari alimenti che, carenti di nutrienti e vitamine necessari per la loro buona salute, causano serissimi fenomeni di denutrizione.
Queste creature subiscono così una vita di atroci sofferenze che può durare anche venti anni, fino a che la morte non sopraggiunge per la formazione di tumori o di infezioni croniche prodotte dai cateteri conficcati nella carne. Ma sono anche tanti gli orsi che periscono prima a causa della sofferenza psichica, le malformazioni ossee provocate dalla pressione delle sbarre, le piaghe da decubito e la denutrizione.
Attualmente a causa delle nuove regole stabilite dal governo cinese, l'unico metodo legale di estrazione della bile è il «free-dripping» (letteralmente sgocciolamento libero), una pratica che implica un intervento chirurgico per creare un foro sempre aperto nell'addome, attraverso cui la bile gocciola fuori.
Ma nonostante questa prassi venga indicata come «umana», gli orsi continuano a soffrire e a morire per il dolore e per le infezioni . E non tutti gli allevatori si sono adeguati, per mancanza di fondi o semplicemente perché hanno deciso di ignorare le nuove disposizioni.
E il resto del mondo sta a guardare? In realtà sono ancora moltissime le persone all'oscuro dell'intera faccenda e quando ne vengono a conoscenza, sono convinti si tratti di una leggenda metropolitana, tale è l'orrore e lo sdegno che suscita.
Fortunatamente nel 1998 è nata la fondazione AAF-Animals Asia Foundation (http://www.animalsasia.org/) per denunciare la realtà degli allevamenti della bile e riscattare più soggetti possibili, martoriati nel corpo e nell'anima. Gli orsi che riescono a lasciare le fattorie si trovano sempre in uno stato di grave trauma psichico, necessitano di un intervento chirurgico per rimuovere le cistifellea ormai compromessa e soffrono di patologie come cancro al fegato, peritonite, cecità, ipotrofismo muscolare, disfunzioni metaboliche e malattie ossee.
Ma al tempo stesso giungono anche notizie che hanno dell'inverosimile: una volta liberati, quasi la totalità dei soggetti dimostra una straordinaria intelligenza e clemenza verso il genere umano e ritrova la forza per imparare a camminare, arrampicarsi ed interagire con gli altri orsi salvati. È un piccolo miracolo che lascia tutti basiti e una grande lezione per il misero genere umano. Buona riflessione.
Sono gli orsi neri asiatici che in Cina, Vietnam e Corea vivono un'esistenza terribile nelle «fattorie della bile», una sorta di allevamenti intensivi, dove sono privati di ogni dignità e speranza. Imprigionati in gabbie piccolissime, che non permettono alcun movimento e che lentamente deformano le ossa ed atrofizzano gli arti, gli orsi vengono «munti» due volte al giorno con rudimentali cateteri di metallo inseriti nella cistifellea, senza il controllo di alcun medico veterinario, l'uso di farmaci anestetici e in condizioni igieniche pessime.
E poiché la maggior parte degli orsi tende con il tempo a manifestare comportamenti auto lesionisti a causa della terribile sofferenza psicofisica e che possono portare alla morte prematura dell'animale, è pratica comune estirpare denti e artigli. In questo modo la riserva di bile giornaliera è salva.
Infine, come se non bastasse, per stimolare una maggiore produzione di bile, vengono nutriti con particolari alimenti che, carenti di nutrienti e vitamine necessari per la loro buona salute, causano serissimi fenomeni di denutrizione.
Queste creature subiscono così una vita di atroci sofferenze che può durare anche venti anni, fino a che la morte non sopraggiunge per la formazione di tumori o di infezioni croniche prodotte dai cateteri conficcati nella carne. Ma sono anche tanti gli orsi che periscono prima a causa della sofferenza psichica, le malformazioni ossee provocate dalla pressione delle sbarre, le piaghe da decubito e la denutrizione.
Ma nonostante questa prassi venga indicata come «umana», gli orsi continuano a soffrire e a morire per il dolore e per le infezioni . E non tutti gli allevatori si sono adeguati, per mancanza di fondi o semplicemente perché hanno deciso di ignorare le nuove disposizioni.
E il resto del mondo sta a guardare? In realtà sono ancora moltissime le persone all'oscuro dell'intera faccenda e quando ne vengono a conoscenza, sono convinti si tratti di una leggenda metropolitana, tale è l'orrore e lo sdegno che suscita.
Ma al tempo stesso giungono anche notizie che hanno dell'inverosimile: una volta liberati, quasi la totalità dei soggetti dimostra una straordinaria intelligenza e clemenza verso il genere umano e ritrova la forza per imparare a camminare, arrampicarsi ed interagire con gli altri orsi salvati. È un piccolo miracolo che lascia tutti basiti e una grande lezione per il misero genere umano. Buona riflessione.
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