La libertà religiosa è un principio fondamentale tra i più importanti, uno dei primi ad essere tutelato,ma purtroppo anche ai primi posti tra quelli che vengono maggiormente messi in pericolo.
Si tratta di un diritto garantito in ambito nazionale dalle Costituzioni, ma anche nello scenario internazionale come ci dimostra la Dichiarazione Universale del Diritti dell’Uomo costituita subito dopo i fatti del secondo conflitto mondiale che hanno segnato l’intera umanità.
Da questo punto di vista l’Italia ha sempre dimostrato non solo grande coesione e collaborazione nei rapporti Stato-Chiesa,ma inoltre un notevole riguardo in merito alla salvaguardia dei principi fondamentali, specialmente sulla libertà di religione, come ci dimostrano numerosi articoli della Costituzione:
ART.3 si parla di “pari dignità sociale” escludendo quindi qualsiasi forma di discriminazione.
ART.7 in cui si pongono le basi al binomio Stato-Chiesa,meglio specificato alla luce dei Patti Lateranensi.
ART.8 ulteriori aspetti garantistici, “tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”.
ART.19 in particolare “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa…”
Si tratta di principi fondamentali, conquista di enorme valore socio-culturale e rappresentano le basi sulle quali poggia uno Stato moderno e democratico che mira all’eguaglianza dei cittadini e alla salvaguardia del bene comune.Purtroppo non ancora tutti gli Stati hanno raggiunto questo livello di stabilità ed equilibrio, per cui assistiamo a violazioni dei principi fondamentali, che non vengono garantiti, determinando situazioni di violenza, di persecuzione sulle minoranze religiose cristiane e non solo.Il risultato sono veri e propri massacri e l’abbandono dei luoghi di vita e dagli affetti di tutti coloro che, vittime di questa triste realtà, sono considerati cittadini di 2° classe.
Violenze e ostilità derivano da parte delle popolazioni locali come è avvenuto in Nigeria e in Bangladesh, ma ancor peggio è quando l’odio deriva e viene alimentato da parte dei governi che pongono forti limitazioni alla professione della fede, come ci dimostra ciò che è avvenuto e ancora avviene in Cina e in Vietnam.In particolare è necessario fare riferimento alle forti restrizioni che la Cina applica con forza e violenza sulle comunità di buddisti nel Tibet, cercando inoltre di allontanare la stampa mondiale per evitare qualsiasi ostacolo o forme di resistenza internazionale.Gli studi delle statistiche ci dicono che circa 1/3 dei Paesi del Mondo sono caratterizzati da scontri di questo tipo, ma un dato va considerato, e cioè che si tratta di zone ad alta densità demografica, il che determina un’amplificazione delle conseguenze dannose per le minoranze religiose.
Il problema dal quale si genera tutto questo odio e questa violenza è determinato dalla diffusione,spesso da parte dei governi e delle istituzioni, di un idea contorta sul ruolo che la religione,sia essa cristiana o un’ altra, ha nella Essa viene ritenuta causa di intolleranze a livello sociale e minaccia di gravi accadimenti e per questo motivo viene combattuta.
Sappiamo bene che in realtà non è così infatti il Pontefice, Benedetto XVI, ha più volte ribadito questo punto, ad Assisi come in tante altre occasioni, dicendo ” i leaders religiosi devono ripetere con forza e fermezza che questa non è la vera natura della religione, ma un traviamento che contribuisce alla sua distruzione”.
La vera essenza è invece, quella di essere un contributo nell’educazione al rispetto per la dignità umana, e quindi indispensabile alla crescita e alla pacifica convivenza sociale, non a caso la libertà religiosa, come su riportato, è uno tra i principali diritti e valori che sostengono l’idea di Stato libero e democratico.
C’è bisogno quindi di studiare nuove tecniche di prevenzione a questi accadimenti e di avviare un’efficace opera educativa,che postuli al rispetto per la libertà religiosa a livello individuale,collettivo e istituzionale. Partire da zero, in una società come quella di oggi multietnica e differenziata in cui spesso prevale una forma di relativismo spinto che separa invece di unire.
Bisogna iniziare dalla base per costruire un ordine sociale che possa contenere e far convivere ideologie diverse tra loro, attraverso la concordia, la tolleranza e il rispetto nell’idea e nell’altrui credo.
Si tratta di un diritto garantito in ambito nazionale dalle Costituzioni, ma anche nello scenario internazionale come ci dimostra la Dichiarazione Universale del Diritti dell’Uomo costituita subito dopo i fatti del secondo conflitto mondiale che hanno segnato l’intera umanità.
Da questo punto di vista l’Italia ha sempre dimostrato non solo grande coesione e collaborazione nei rapporti Stato-Chiesa,ma inoltre un notevole riguardo in merito alla salvaguardia dei principi fondamentali, specialmente sulla libertà di religione, come ci dimostrano numerosi articoli della Costituzione:
ART.3 si parla di “pari dignità sociale” escludendo quindi qualsiasi forma di discriminazione.
ART.7 in cui si pongono le basi al binomio Stato-Chiesa,meglio specificato alla luce dei Patti Lateranensi.
ART.8 ulteriori aspetti garantistici, “tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”.
ART.19 in particolare “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa…”
Si tratta di principi fondamentali, conquista di enorme valore socio-culturale e rappresentano le basi sulle quali poggia uno Stato moderno e democratico che mira all’eguaglianza dei cittadini e alla salvaguardia del bene comune.Purtroppo non ancora tutti gli Stati hanno raggiunto questo livello di stabilità ed equilibrio, per cui assistiamo a violazioni dei principi fondamentali, che non vengono garantiti, determinando situazioni di violenza, di persecuzione sulle minoranze religiose cristiane e non solo.Il risultato sono veri e propri massacri e l’abbandono dei luoghi di vita e dagli affetti di tutti coloro che, vittime di questa triste realtà, sono considerati cittadini di 2° classe.
Violenze e ostilità derivano da parte delle popolazioni locali come è avvenuto in Nigeria e in Bangladesh, ma ancor peggio è quando l’odio deriva e viene alimentato da parte dei governi che pongono forti limitazioni alla professione della fede, come ci dimostra ciò che è avvenuto e ancora avviene in Cina e in Vietnam.In particolare è necessario fare riferimento alle forti restrizioni che la Cina applica con forza e violenza sulle comunità di buddisti nel Tibet, cercando inoltre di allontanare la stampa mondiale per evitare qualsiasi ostacolo o forme di resistenza internazionale.Gli studi delle statistiche ci dicono che circa 1/3 dei Paesi del Mondo sono caratterizzati da scontri di questo tipo, ma un dato va considerato, e cioè che si tratta di zone ad alta densità demografica, il che determina un’amplificazione delle conseguenze dannose per le minoranze religiose.
Il problema dal quale si genera tutto questo odio e questa violenza è determinato dalla diffusione,spesso da parte dei governi e delle istituzioni, di un idea contorta sul ruolo che la religione,sia essa cristiana o un’ altra, ha nella Essa viene ritenuta causa di intolleranze a livello sociale e minaccia di gravi accadimenti e per questo motivo viene combattuta.
La vera essenza è invece, quella di essere un contributo nell’educazione al rispetto per la dignità umana, e quindi indispensabile alla crescita e alla pacifica convivenza sociale, non a caso la libertà religiosa, come su riportato, è uno tra i principali diritti e valori che sostengono l’idea di Stato libero e democratico.
C’è bisogno quindi di studiare nuove tecniche di prevenzione a questi accadimenti e di avviare un’efficace opera educativa,che postuli al rispetto per la libertà religiosa a livello individuale,collettivo e istituzionale. Partire da zero, in una società come quella di oggi multietnica e differenziata in cui spesso prevale una forma di relativismo spinto che separa invece di unire.
Bisogna iniziare dalla base per costruire un ordine sociale che possa contenere e far convivere ideologie diverse tra loro, attraverso la concordia, la tolleranza e il rispetto nell’idea e nell’altrui credo.
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