I russi: non compriamo più. Il mistero dell’acquirente, un oligarca forse morto in un incidente
Vasilij Stepanov si innervosisce quando sente che un giornalista italiano vuole parlare con lui dell’archivio Vasari che sta per passare di mano — ma a questo punto forse sarebbe meglio dire stava — per l’astronomica cifra di 150 milioni di euro.
È lui il presidente del consiglio di amministrazione della holding industriale Ross Group che doveva tirare fuori i quattrini. O meglio, ha precisato dopo essersi calmato, che aveva messo in piedi l’affare per conto di un suo carissimo amico, «un oligarca per il quale 150 milioni sono nulla». Parliamo al passato perché subito dopo le prime mezze ammissioni al telefono, Stepanov ci ha comunicato una notizia sorprendente. «Il mio amico — ha detto — quello che doveva acquistare l’archivio Vasari, è morto in un incidente stradale il 9 settembre e quindi l’intera operazione è ferma.
È saltata; non si fa più. L’archivio non lo acquistiamo».
I russi, quindi, si tirano indietro.
Per cause di forza maggiore o per altro. E sembra che gli eredi di Giovanni Festari, morto anche lui da pochi giorni, dovranno trovare un altro acquirente. Sempre che esista qualcuno disposto a sborsare una cifra simile per carte certamente preziosissime, ma che non possono essere portate all’estero e nemmeno in un qualsiasi altro edificio d’Italia o di Arezzo. In base a un vincolo pertinenziale posto dalla Sovrintendenza alle Belle arti, i documenti non debbono uscire dalla casa-museo dove aveva abitato Giorgio Vasari, nato nel 1511, allievo di Michelangelo, pittore, autore del primo manuale di storia dell’arte, Vite de’ più eccellenti architetti, pittori et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri.
Ma chi sono (chi erano) i russi? La Ross Group , della quale farebbe parte anche la Ross Engineering (della quale ha scritto il «Corriere» domenica scorsa) e altre società operative, si occupa di realizzare e gestire centri commerciali e infrastrutture civili. Ha una sede alla periferia di Mosca, al secondo piano di un palazzetto in Yaroslavskoye Choussée. Uffici puliti, dove attualmente squadre di operai stanno cambiando tutti i mobili. Il presidente non è in sede, ma uno dei direttori lo raggiunge al telefono. Stepanov, per quanto contrariato, alla fine accetta di parlare.
«Si era rivolto a me un vecchio amico, conosciuto all’università. Un oligarca cresciuto con la famiglia in Armenia ma poi tornato a vivere in Siberia. Era pieno di soldi, fatti con la lavorazione del legname. Case a Francoforte, in Olanda e Spagna. E naturalmente in Italia, dove forse pensava di trasferirsi. Mi disse di aiutarlo a cercare qualche cosa di grosso da comprare in Italia e io ho messo in moto le mie conoscenze. Tramite vari intermediari, otto per la precisione, sono arrivato all’archivio del Vasari».
Quindi, sembra di capire, l’affare era ormai concluso. «Effettivamente — conferma Stepanov — tutto era a posto, tanto che io avevo già preso il compenso per il lavoro effettuato ». E poi? «Poi c’è stato un incidente stradale il 9 settembre, il mio amico è morto. Così tutto è andato per aria, tutto si è fermato ». Questa la testimonianza di Stepanov che nelle carte relative alla vendita sembra essere indicato come acquirente. La testimonianza chiarisce alcune cose, ma apre anche tanti altri interrogativi. Intanto il misterioso oligarca. In Russia esistono siti internet specializzati (come Avto.ru o gai.ru) che danno conto di tutti gli incidenti stradali e riportano i nomi delle persone, minimamente conosciute, coinvolte. Il 9 settembre in Siberia è avvenuto un solo incidente di rilievo: un camion carico di legname è finito su sei auto a Tomsk, non lontano da Krasnoyarsk, città dalla quale vengono diversi dei dirigenti della Ross Group (in buona parte ex militari).
Ma nessun oligarca noto è morto quel giorno. E allora? La storia potrebbe essere una copertura? Non lo sappiamo. Certamente si può dire che ai venditori dell’archivio Vasari aver trovato un acquirente disposto a sborsare 150 milioni faceva comodo comunque. Se lo Stato infatti avesse accettato di esercitare il diritto di prelazione riconosciuto dalla legge, i quattrini sarebbero entrati in cassa comunque. Quattrini dello stesso Stato che ha messo in moto l’intera vicenda con un verbale del tribunale di Arezzo del 2004, che pignorava l’archivio per un debito che Giovanni Festari aveva con la Cassa di Risparmio di Volterra.
Qui inizia l’ultimo capitolo della storia dell’archivio, una storia che si perde nei secoli. Morto Vasari il 27 giugno 1574, tutti i suoi beni dovevano passare alla Fraternità dei laici di Arezzo (ente pubblico dell’epoca) una volta che si fosse estinta la sua famiglia. Questo accadde nel 1687, solo che uno degli esecutori testamentari, il senatore Bonsignore Rasponi Spinelli, prelevò le carte dell’archivio, che rimasero così per secoli nella sua famiglia. Disegni e un sonetto di Michelangelo; lettere di vari papi, documenti di Amerigo Vespucci e molto altro. Nel 1921 l’archivio venne concesso in deposito perpetuo al Comune di Arezzo dalla famiglia Rasponi Spinelli. Ma l’ultimo discendente della casata, in punto di morte sposò la propria domestica, Flora Romano, zia di Giovanni Festari. Alla morte di Flora, nel 1985, Festari subentrò nella successione, divenendo quindi l’erede dei conti Rasponi Spinelli. Negli ultimi anni il conte Festari ha fatto di tutto per ottenere la proprietà dell’archivio che, nel frattempo, ha visto aumentare la sua valutazione economica. Nel 2006 il tribunale fissò la base d’asta a 1,1 milioni di euro. Pochi mesi dopo una nuova perizia fece salire il valore a 1,8 milioni e il giudice ordinò la vendita (20 dicembre 2007) con una base d’asta di 2,5 milioni. Ma Festari intervenne: pagò il debito di 400 mila euro con la banca e mise fine alla vendita.
Nel frattempo, però, è scattato il vincolo pertinenziale, visto che gli organismi pubblici interessati non erano riusciti a ottenere la proprietà dell’archivio. Le carte sono dei Festari, ma non possono essere mosse dalla casa- museo del Vasari.
I tentativi di trovare un acquirente sono proseguiti e negli ultimi anni si è parlato di varie ipotesi. Una stima fatta da un certo studio Contin ha portato il valore delle carte a cinquanta milioni. Secondo voci che circolano ad Arezzo, l’università di Yale, dove sono custoditi altri documenti del Vasari, avrebbe offerto proprio cinquanta milioni. Un altro possibile acquirente avrebbe fatto la cifra di settanta milioni.
Ma Festari ha continuato la sua ricerca, fino a trovare i russi della Ross Group.
L’ultima notifica di trasferimento del bene (cioè della sua possibile vendita) è stata recapitata alla Sovrintendenza il 23 settembre. Porta la data del 9 settembre. Proprio il giorno in cui il misterioso oligarca russo sarebbe morto nell’incidente stradale. Poco più di un mese dopo è morto anche Giovanni Festari.
Corriere della Sera, 28/10/2009
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