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ottobre 28, 2009

La maledizione del Vasari: scomparsi in pochi giorni venditore dell’archivio e cliente: un affare da 150 milioni

Vasari  Hall of 500 Palazzo Vecchio AR I russi: non compriamo più. Il mistero dell’acquirente, un oligarca forse morto in un incidente

Vasilij Stepanov si innervosisce quando sente che un giornalista italiano vuole parla­re con lui dell’archivio Vasari che sta per pas­sare di mano — ma a questo punto forse sa­rebbe meglio dire stava — per l’astronomi­ca cifra di 150 milioni di euro.

È lui il presi­dente del consiglio di amministrazione della holding industriale Ross Group che doveva tirare fuori i quattrini. O meglio, ha precisa­to dopo essersi calmato, che aveva messo in piedi l’affare per conto di un suo carissimo amico, «un oligarca per il quale 150 milioni sono nulla». Parliamo al pas­sato perché subito dopo le prime mezze ammissioni al telefono, Ste­panov ci ha comunicato una notizia sorprendente. «Il mio amico — ha detto — quello che doveva acquista­re l’archivio Vasari, è morto in un in­cidente stradale il 9 settembre e quindi l’intera operazione è ferma.

È saltata; non si fa più. L’archivio non lo acquistiamo».

I russi, quindi, si tirano indietro.

Per cause di forza maggiore o per al­tro. E sembra che gli eredi di Giovan­ni Festari, morto anche lui da pochi giorni, dovranno trovare un altro acquirente. Sem­pre che esista qualcuno disposto a sborsare una cifra simile per carte certamente prezio­sissime, ma che non possono essere portate all’estero e nemmeno in un qualsiasi altro edificio d’Italia o di Arezzo. In base a un vin­colo pertinenziale posto dalla Sovrintenden­za alle Belle arti, i documenti non debbono uscire dalla casa-museo dove aveva abitato Giorgio Vasari, nato nel 1511, allievo di Miche­langelo, pittore, autore del primo manuale di storia dell’arte, Vite de’ più eccellenti ar­chitetti, pittori et scultori italiani, da Cima­bue insino a’ tempi nostri.

Ma chi sono (chi erano) i russi? La Ross Group , della quale farebbe parte anche la Ross Engineering (della quale ha scritto il «Corriere» domenica scorsa) e altre società operative, si occupa di realizzare e gestire centri commerciali e infrastrutture civili. Ha una sede alla periferia di Mosca, al secondo piano di un palazzetto in Yaroslavskoye Choussée. Uffici puliti, dove attualmente squadre di operai stanno cambiando tutti i mobili. Il presidente non è in sede, ma uno dei direttori lo raggiunge al telefono. Stepa­nov, per quanto contrariato, alla fine accetta di parlare.

«Si era rivolto a me un vecchio amico, co­nosciuto all’università. Un oligarca cresciuto con la famiglia in Armenia ma poi tornato a vivere in Siberia. Era pieno di soldi, fatti con la lavorazione del legname. Case a Francofor­te, in Olanda e Spagna. E naturalmente in Ita­lia, dove forse pensava di trasferirsi. Mi dis­se di aiutarlo a cercare qualche cosa di gros­so da comprare in Italia e io ho messo in mo­to le mie conoscenze. Tramite vari interme­diari, otto per la precisione, sono arrivato al­l’archivio del Vasari».

Quindi, sembra di capire, l’affare era or­mai concluso. «Effettivamente — conferma Stepanov — tutto era a posto, tanto che io avevo già preso il compenso per il lavoro ef­fettuato ». E poi? «Poi c’è stato un incidente stradale il 9 settembre, il mio amico è morto. Così tutto è andato per aria, tutto si è ferma­to ». Questa la testimonianza di Stepanov che nelle carte relative alla vendita sembra essere indicato come acquirente. La testimonianza chiarisce alcune cose, ma apre anche tanti al­tri interrogativi. Intanto il misterioso oligar­ca. In Russia esistono siti internet specializza­ti (come Avto.ru o gai.ru) che danno conto di tutti gli incidenti stradali e riportano i nomi delle persone, minimamente conosciute, coinvolte. Il 9 settembre in Siberia è avvenu­to un solo incidente di rilievo: un camion ca­rico di legname è finito su sei auto a Tomsk, non lontano da Krasnoyarsk, città dalla quale vengono diversi dei dirigenti della Ross Group (in buona parte ex militari).

Ma nes­sun oligarca noto è morto quel giorno. E allo­ra? La storia potrebbe essere una copertura? Non lo sappiamo. Certamente si può dire che ai venditori dell’archivio Vasari aver trovato un acquirente disposto a sborsare 150 milio­ni faceva comodo comunque. Se lo Stato in­fatti avesse accettato di esercitare il diritto di prelazione riconosciuto dalla legge, i quattri­ni sarebbero entrati in cassa comunque. Quattrini dello stesso Stato che ha messo in moto l’intera vicenda con un verbale del tri­bunale di Arezzo del 2004, che pignorava l’ar­chivio per un debito che Giovanni Festari ave­va con la Cassa di Risparmio di Volterra.

Qui inizia l’ultimo capitolo della storia del­l’archivio, una storia che si perde nei secoli. Morto Vasari il 27 giugno 1574, tutti i suoi beni dovevano passare alla Fraternità dei lai­ci di Arezzo (ente pubblico dell’epoca) una volta che si fosse estinta la sua famiglia. Que­sto accadde nel 1687, solo che uno degli ese­cutori testamentari, il senatore Bonsignore Rasponi Spinelli, prelevò le carte dell’archi­vio, che rimasero così per secoli nella sua fa­miglia. Disegni e un sonetto di Michelange­lo; lettere di vari papi, documenti di Ameri­go Vespucci e molto altro. Nel 1921 l’archivio venne concesso in deposito perpetuo al Co­mune di Arezzo dalla famiglia Rasponi Spi­nelli. Ma l’ultimo discendente della casata, in punto di morte sposò la propria domesti­ca, Flora Romano, zia di Giovanni Festari. Al­la morte di Flora, nel 1985, Festari subentrò nella successione, divenendo quindi l’erede dei conti Rasponi Spinelli. Negli ultimi anni il conte Festari ha fatto di tutto per ottenere la proprietà dell’archivio che, nel frattempo, ha visto aumentare la sua valutazione econo­mica. Nel 2006 il tribunale fissò la base d’asta a 1,1 milioni di euro. Pochi mesi dopo una nuova perizia fece salire il valore a 1,8 milioni e il giudice ordinò la vendita (20 di­cembre 2007) con una base d’asta di 2,5 mi­lioni. Ma Festari intervenne: pagò il debito di 400 mila euro con la banca e mise fine alla vendita.

Nel frattempo, però, è scattato il vincolo pertinenziale, visto che gli organismi pubbli­ci interessati non erano riusciti a ottenere la proprietà dell’archivio. Le carte sono dei Fe­stari, ma non possono essere mosse dalla ca­sa- museo del Vasari.

I tentativi di trovare un acquirente sono proseguiti e negli ultimi anni si è parlato di varie ipotesi. Una stima fatta da un certo stu­dio Contin ha portato il valore delle carte a cinquanta milioni. Secondo voci che circola­no ad Arezzo, l’università di Yale, dove sono custoditi altri documenti del Vasari, avrebbe offerto proprio cinquanta milioni. Un altro possibile acquirente avrebbe fatto la cifra di settanta milioni.

Ma Festari ha continuato la sua ricerca, fi­no a trovare i russi della Ross Group.

L’ultima notifica di trasferimento del be­ne (cioè della sua possibile vendita) è stata recapitata alla Sovrintendenza il 23 settem­bre. Porta la data del 9 settembre. Proprio il giorno in cui il misterioso oligarca russo sa­rebbe morto nell’incidente stradale. Poco più di un mese dopo è morto anche Giovan­ni Festari.

Corriere della Sera, 28/10/2009

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