Esiste un modello in cui possono convivere l'informazione professionale e quella creata dagli utenti? Ha ragione Murdoch a prendersela con Google? Su questi temi si interroga il mondo dei media.
E all'argomento ha dedicato un suo numero speciale la rivista "Problemi dell'informazione". Queale direzione prenderà il mondo dei media? Verso l'informazione a pagamento anche on line, gestita da giornalisti professionisti? O verso una maggiore apertura ai contenuti prodotti dagli utenti?
Il web fa bene alla notizia? Esiste un modello capace di far 'stare' sulla rete, con profitto per gli editori, i contenuti delle grandi testate, oppure il futuro è nell'informazione dispersa, creata dagli utenti sui blog, su Youtube, su Twitter?
Su questo si interroga il mondo dei media, all'estero e anche in Italia. E su questo argomento verte, ad esempio, il nuovo numero della rivista 'Problemi dell'informazione'. Servono nuovi modelli di business, nuove formule per attrarre i lettori, nuovi modi per sopravvivere in una Rete che per le generazioni più giovani è depositaria di una straordinaria massa di notizie, nella maggior parte dei casi disponibile gratuitamente.
E' di queste ore la polemica tra l'editore Murdoch (che possiede tra gli altri il Wall Street Journal e i britannici Sun e Times) e il gigante Google. Il magnate australiano sta studiando una strategia per perfezionare gli abbonamenti alle testate online e ha minacciato di bloccare l'accesso tramite la ricerca di Google ai contenuti dei suoi giornali. Così del resto perderebbe il traffico e il lettori che arrivano proprio da Google, oggetto anche in Italia di un esposto all'Antitrust.
Ma in che direzione deve andare il mondo dei media? Verso l'informazione a pagamento anche online, gestita da giornalisti professionisti? O piuttosto verso una maggiore apertura ai contenuti prodotti dagli utenti, mantenendo il principio che l'informazione online è e deve restare gratuita?
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