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luglio 09, 2011

Libero Web, la battaglia è lunga: i piccoli miglioramenti alla delibera AgCom non devono farci cantare vittoria.

I piccoli miglioramenti alla delibera AgCom non devono farci cantare vittoria.

Il testo del regolamento è pessimo e continua a prevedere processi sommari per gli internauti.

E vogliono farlo passare sotto il sole d'agosto.

"Abbiamo messo a punto un testo attentamente riconsiderato, dal quale sono state eliminate ambiguità e possibili criticità, fugando così qualsiasi dubbio sulla proporzionalità e sui limiti dei provvedimenti dell'Autorità e sul rapporto tra l'intervento amministrativo e i preminenti poteri dell'Autorità giudiziaria"

ha scritto il Presidente Calabrò nel suo comunicato stampa del 6 luglio scorso nell'annunciare l'adozione dell'attesa delibera contenente lo schema di Regolamento relativo alla tutela del diritto d'autore on line.

Dopo settimane di dibattito e confronto e dopo una mobilitazione della Rete con pochi precedenti nella storia del web italiano, queste parole, avevano illuso molti.

Purtroppo la lettura del testo nel Regolamento che, ora, l'Autorità annuncia l'intenzione di adottare all'esito di una nuova consultazione pubblica destinata a conludersi a settembre, raffredda e, anzi, spegne ogni illusione.

L'Autorità sembra, infatti, intenzionata a rimanere ferma sulle proprie posizioni, a dettare regole in ambiti in relazione ai quali non ha alcuna postestà normativa, a celebrare processi sommari in assenza di adeguato contraddittorio, ad adottare provvedimenti nei confronti di soggetti stabiliti addirittura all'estero e, infine, ad irrogare sanzioni da centinaia di migliaia di euro per l'eventuale mancata ottemperanza a provvedimenti da essa adottati all'esito, appunto, di processi sommari.

Le poche concessioni contenute nel Regolamento in termini, ad esempio, di non applicabilità delle nuove norme ai contenuti prodotti e diffusi per finalità non commerciali e destinati ad un utilizzo "fair" e, dunque, non in concorrenza con l'uso commerciale del contenuto medesimo, non bastano, evidentemente, a rendere equilibrato e proporzionato il provvedimento che l'Autorità vorrebbe emanare.


Peccato perché, probabilmente, si poteva e doveva fare di più.

Si poteva e doveva – già a questo stadio di avanzamento della procedura per il varo delle nuove regole – ascoltare di più la Rete, gli stakehlders (n.d.r. tutti e non solo gli amici e gli amici degli amici) e gli addetti ai lavori.

Non bastano le oltre cinquanta pagine di parole che, nella Delibera pubblicata questa mattina precedono lo schema di Regolamento per poter dire di aver davvero ascoltato e tenuto conto delle posizioni di tutti.

I fatti parlano chiari.

L'Autorità Garante sta dettando la nuova disciplina italiana – nelle sue intenzioni velleitarie destinata, persino, a trovare applicazione oltre i confini – della circolazione delle informazioni, idee, opinioni e creatività nello spazio pubblico telematico.

E', evidentemente, un compito che va ben al di là della circoscritta potestà regolamentare attribuita all'AgCom dal famigerato decreto Romani e che – lo capisce chiunque – in ogni Ordinamento democratico non può che competere al Parlamento.

Basti, al riguardo, pensare che la materia dell'informazione e della stampa è governata da disposizioni di rango costituzionale e da una legge scritta dagli stessi padri costituenti.

A questo punto, la speranza, è che, nonostante il periodo estivo – sintomatico che l'Autorità abbia scelto proprio luglio e agosto per lo svolgimento di una consultazione pubblica su un tema di così grande rilievo – in tanti si partecipi alla consultazione pubblica e si tenti, un'ultima volta, di far cambiare radicalmente idea all'Autorità.

Non si tratta di chiederle di rinunciare a tutelare i diritti degli autori ma di farlo nel rispetto dei principi e delle libertà fondamentali cui si ispira il nostro Ordinamento e la nostra democrazia.

fonte: L'Espresso

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