Quando pensiamo all'integrazione dei paesi europei, tendiamo a concentrarci sui 27 paesi che compongono l'Unione Europea. Tuttavia, l'UE rappresenta solo una frazione dei complessi accordi di partenariato esistenti nel continente. Questi accordi riguardano non solo questioni economiche, ma anche politiche, sociali e culturali e si estendono a quasi tutta Europa. Essi riflettono infatti le diverse forme e livelli di cooperazione che hanno consentito, nel corso dei decenni, di costruire una progressiva integrazione in molteplici ambiti, dalla libera circolazione delle persone al coordinamento della politica estera e monetaria.
Un esempio chiave è il Consiglio d'Europa, la più antica organizzazione intergovernativa del continente, fondata nel 1949 e composta da 46 membri, che promuove i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto in tutta Europa. Il Consiglio d'Europa è composto da quasi tutti i paesi del Vecchio Continente, dall'Islanda ai Balcani e al Caucaso, alla Turchia e all'Ucraina. L'assente degno di nota è la Russia, che è stata espulsa dopo aver invaso l'Ucraina nel 2022. Anche la Bielorussia, anch'essa sanzionata, il Vaticano e il Kosovo sono esclusi dall'organizzazione a causa dei loro regimi politici incompatibili con i principi fondanti del Consiglio.
L'Unione Europea, così come la conosciamo oggi, è stata fondata dal Trattato di Maastricht del 1992, firmato dai 12 Stati membri dell'epoca. Tuttavia, le fondamenta dell'UE risiedono nella Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA), fondata dopo la fine della seconda guerra mondiale per garantire la pace e la cooperazione nel continente integrando settori strategici di sei paesi: Francia, Germania occidentale, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. Nel 1957 la CECA si trasformò nella Comunità economica europea (CEE) e nella Comunità europea dell'energia atomica (EURATOM), un ulteriore passo avanti nell'integrazione dei suoi membri che avrebbe gettato le basi per il mercato comune.
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