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giugno 15, 2009

Crisi, Banche centrali e Governi hanno davvero fatto il possibile?

"La polvere della crisi si sta solo assestando", ha affermato questa settimana Janwillem Acket, capo-economista di Julius Baer, quindi bisogna mantenersi ancora prudenti "perchè non vedo una ripresa dell'economia prima di 12 mesi". Forse, ha detto, "è un momento per entrare sui mercati, ma non c'è ragione per essere euforici". Con le dovute cautele si comincia a parlare di una minima ripresa dell’economia mondiale, ma gli esperti si dividono tra più ottimisti e più pessimisti. MilanoFinanza.it ha domandato a Radu Vranceanu, professore di Economia all'Essec Business School di Cergy (Francia) cosa ne pensa.

Crede che sia corretto parlare di mini-ripresa o siamo di fronte solo a una stabilizzazione della crisi?

Questa crisi non è stata guidata da un deterioramento drammatico dei fondamentali dell’economia mondiale, ma da una generalizzata sfiducia della gente nelle istituzioni finanziarie. Le crisi guidate da aspettative pessimistiche potrebbero essere profonde ma le riprese altrettanto veloci. Oggi queste attese si sono stabilizzate o sono migliorate e si potrebbe dare credito alle Banche centrali e ai Governi nell’implementare misure efficienti finalizzate a ridare fiducia nel sistema finanziario.

Se la gente crede che la situazione economica volgerà al meglio, consumerà e investirà di più e quindi il contesto economico si riprenderà. Tuttavia alla fine del 2008 i Governi di tutto il mondo hanno implemento piani di spesa esorbitante e di taglio delle tasse che potrebbero iniziare a impattare sull’economia reale nella seconda parte dell’anno. Con ogni probabilità il punto più basso del ciclo è alle nostre spalle. Ci sono in effetti alcuni segnali positivi: gli indici di fiducia di imprese e famiglie stanno risalendo, le tensioni sui mercati finanziari si stanno attenuando, i volumi delle case vendute nei vari Paesi colpiti dalla bolla cominciano a riprendersi così come gli inidici dei mercati azionari. Il mercato del lavoro ha la sua personale inerzia e la disoccupazione dovrebbe aumentare per parecchi mesi anche se il tasso di crescita dovesse tornare positivo nel terzo trimestre.

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Quali fattori potrebbero accelerare questa ripresa e quali bloccarla?

Questa ripresa potrebbe essere piuttosto veloce e i politici dovrebbero stare attenti a non spingere troppo la domanda, se non è già troppo tardi per farlo. I rischi di un'immediata inversione sono contenuti. Basta solo notare come un forte shock, come è l'epidemia dell'influenza suina H1N1, abbia avuto solo un limitato impatto sul mercato azionario. Per proteggere questa ripresa, i politici così come i media devono contenersi nel rilasciare messaggi allarmanti. L'incapacità invece della maggior parte dei Governi di emettere nuovo debito potrebbe essere un sostanziale shock negativo.

Crede che la politica monetaria della Bce e della Fed negli ultim mesi sia stata corretta?

Viste le circostanze, le Banche centrali hanno fatto abbastanza bene. I tagli nel breve termine dei tassi sono stati appropriati e tempestivi. Ma ancora più importante, le misure mirate a fornire liquidità alle banche sono state salutari: hanno evitato che i problemi di illiquidità provocassero un'insolvenza delle banche e di conseguenza una crisi dell'intero sistema. Le altre misure prese, come le agevolazioni alle banche e alle istituzioni finanziarie riguardanti il mortgage lending, sono controverse e non sono sicuro che siano efficienti.

Ritiene che si stato fatto tutto il possibile per cercare di superare la crisi? Se no quali misure avrebbe preso in aggiunta o in alternativa?

Ritengo che i Governi abbiano già fatto tutto il possibile. Molte delle misure prese dai singoli Governi avranno effetto alla fine del 2009, anche più tardi. Un esempio? Il programma di spese in infrastutture deciso dai leader Ue e dall'amministrazione Obama. Dopo l'11 settembre, l'amministrazione Usa e la Fed avevano reagito più aggressivamente alla crisi. Una reazione eccessiva che ha avuto un effetto perverso: un'eccessiva crescita seguita da un eccessivo calo dell'attività. Quello di cui ha bisogno ora la politica economica americana è più serenità, mentre l'Europa sembra avere una migliore e più cauta risposta alla crisi. Addirittura per alcuni Governi questa crisi potrebbe essere un'opportunità per tornare sotto i riflettori e crescere ancora.

Come vede l'Europa, gli Stati Uniti e la Cina alla fine del 2010? Chi potrebbe svegliarsi prima e perché?

In generale gli Stati Uniti si svegliano prima di chinque vista la flessibilità intrinseca nel loro sistema economico. L'Europa dovrebbe seguire gli Usa senza difficoltà. La Cina invece ha alcuni problemi strutturali nascosti. Le economie di questi Paesi potrebbero decollare dopo la crisi, ma le loro organizzazioni sociali sono ormai antiquate e solo un cambiamento radicale potrebbe aprire la strada a una crescita sostenuta.



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