Da oggi si può navigare in rete e nello stesso tempo fare qualcosa per l’ambiente grazie a Ecosia, il primo motore di ricerca ecologico ad avere come fine la protezione di migliaia di ettari di foresta amazzonica. Per ogni ricerca effettuata con Ecosia, disponibile in oltre 30 paesi (tra cui Italia, Francia, Germania, Spagna, Svizzera, Austria, Olanda, Gran Bretagna, Giappone, Australia, Usa, Canada, Venezuela, Cile…) potranno essere salvati circa due metri quadrati di foresta pluviale.
Ecosia, una “social company” con sede a Wittenberg (Germania), è stata fondata dal tedesco Christian Kroll. Attualmente vi lavorano una quindicina di persone provenienti da tutte le parti del mondo.
Gli ideatori di questo motore di ricerca ecologico hanno stabilito che l’80% dei profitti ricavati servirà per finanziare un progetto di protezione della foresta pluviale nel Juruena National Park in Amazzonia, ove sono sufficienti 5 € per proteggere un intero ettaro di foresta pluviale. Il restante 20% servirà per pagare i vari costi: le persone che lavorano al motore di ricerca (i PR, i programmatori…), i costi del server e dei domini, la pubblicità e le partnership con altre organizzazioni.
Il progetto di protezione della foresta pluviale amazzonica, gestito dal WWF e sostenuto anche da Yahoo! e Bing, è stato lanciato ufficialmente a Berlino negli stessi giorni in cui a Copenaghen i grandi della Terra si riunivano per discutere dei problemi climatici del nostro pianeta. «Il motore di ricerca verde è un metodo molto moderno ed innovativo per salvare il clima del mondo senza un grande sforzo» ha affermato il direttore di WWF Germania Eberhard Brandes.
Basta un click per aiutare l’Amazzonia
Da oggi fare del bene all’ambiente sembra possibile anche con un click!
Ecosia si basa sul classico modello di business della rete ormai consolidato (pubblicità, banner e sponsor), ma il fine che lo caratterizza è del tutto nuovo. Il motore ecologico riceve un contributo economico dagli sponsor ogni volta gli utenti cliccano sui link delle aziende pubblicizzate, che vengono visualizzati accanto ai risultati di ricerca generici: secondo le rilevazioni statistiche di Ecosia circa il 2% delle richieste di ricerca finisce con un click su un link sponsorizzato.
Il guadagno poi dipende molto dal paese: in linea di massima i click negli Stati Uniti generano un fatturato più elevato rispetto a paesi come l’India o il Brasile: in media Ecosia guadagna 0,13 centesimi di euro a ricerca.
Si tratta della stessa strategia di pubblicità online ideata dalla società americana Google (e che ne ha fatto la sua fortuna!), ma con la differenza che in questo caso l’80% del ricavato verrà devoluto per proteggere migliaia di ettari di foresta dell’Amazzonia, il più grande polmone verde del pianeta, oggi minacciata da una criminale opera di distruzione da parte dell’uomo.
Le foreste pluviali, gli ecosistemi più antichi della Terra, sono altamente a rischio e negli ultimi 50 anni più della metà sono andate distrutte. Basti pensare che ogni anno vengono bruciate o abbattute foreste che in totale occupano una superficie superiore alla Gran Bretagna.
Christian Kroll ha dichiarato: «Ogni anno i motori di ricerca guadagnano miliardi di dollari solo da entrate pubblicitarie grazie ai link degli sponsor. Ecosia crede che esista un modo più ecologico per usare questi enormi profitti e ritiene che questi soldi possano servire per combattere il riscaldamento globale».
Infatti ogni click su un link sponsorizzato da Ecosia non solo proteggerà 2 metri quadrati di foresta pluviale, ma eviterà anche l’emissione di 2 grammi di CO2.
Secondo Kroll se solo l’1% degli utenti di Internet usasse Ecosia, ogni anno si potrebbe salvare una foresta pluviale grande quanto la Svizzera. Decisamente un buon risultato! Ed ha aggiunto: «Impostando Ecosia come motore di ricerca predefinito si possono colorare di verde le ricerche online, ridurre le impronte di carbonio e fare la vera differenza per il pianeta».
I server e i data center di Ecosia sono alimentati interamente ad energia verde e quindi non producono CO2. Il WWF, a tal proposito, ha affermato: «Ecosia sarà il motore di ricerca più ecologico del mondo. Ogni ricerca effettuata con Ecosia proteggerà realmente un pezzo di foresta pluviale». WWF stima che un utente medio della rete, utilizzando questo motore per un anno, potrebbe salvare un pezzo di foresta pluviale di circa 2.000 metri quadrati.
A quanti poi contestano ad Ecosia il fatto di avere scelto come sfondo del proprio sito il colore bianco anziché il nero (che invece permetterebbe un risparmio maggiore di energia) la società ha replicato affermando che purtroppo il colore di sfondo non ha alcun impatto sul consumo energetico di quasi tutti i monitor di nuova generazione.
Google o Ecosia?
Per il momento Ecosia si avvale del supporto tecnologico di Yahoo! e Bing, i quali forniscono sia i risultati di ricerca generici sia i link sponsorizzati, di cui Ecosia ha bisogno per generare introiti pubblicitari. Il grande concorrente nonché principale detentore del business delle ricerche via internet, il colosso Google, al momento si è astenuto dall’aderire. Auguriamoci che in futuro possa unirsi al progetto e contribuire anch’esso alla tutela del nostro polmone verde.
Nel frattempo una domanda sorge spontanea: Ecosia riuscirà a diventare per la rete una vera alternativa ecosostenibile o non ci porterà da nessuna parte? Nel dubbio non ci resta che provarlo anche perché impostarlo come motore predefinito è gratuito ed è facilissimo. Basta scaricare ed istallare il componente aggiuntivo per Firefox ed effettuare la ricerca digitando direttamente sul proprio browser: i metri quadrati di foresta pluviale salvati saranno immediatamente visibili in home page. Per chi non voglia installarlo sul proprio computer può comunque salvare la pagina tra i preferiti e collegarsi all’indirizzo di Ecosia ogni qualvolta desideri fare delle ricerche ecologiche e contribuire a salvare la foresta pluviale.
Finora Ecosia ha salvato circa 11 milioni di metri quadrati di foresta pluviale, cifra destinata ad aumentare rapidamente grazie al passaparola dei social network. Solo nella giornata di ieri gli utenti di Ecosia sono stati circa 83.400.
Una curiosità: Ecosia cancella i dati di ricerca nell’arco di 48 ore senza analizzarli, a differenza di altri motori di ricerca che li conservano per alcuni mesi.
Facebook, Twitter e Youtube insieme per Ecosia
In tutto il mondo i social network si sono mobilitati per promuovere il nuovo motore di ricerca che non può permettersi molto in spese pubblicitarie e per sollecitare l’attenzione generale verso questo importante progetto a carattere ambientale. Ovunque sono apparsi appelli per diffondere il messaggio.
Facebook ha fatto da apripista: i fan del motore di ricerca eco-friendly attualmente sono circa 39.700, ma crescono di ora in ora. In Italia Ecosia ha fatto il suo debutto in grande stile grazie al passaparola: a poche settimane dal lancio del sito sono già quasi 3.300 gli internauti iscritti al gruppo italiano di Facebook.
Anche YouTube fa la sua parte: dal canale dedicato ad Ecosia si può visualizzare il videoclip introduttivo del servizio in diverse lingue. Su Twitter gli iscritti che “cinguettano” sono in costante aumento.
Infine i promotori di Ecosia hanno messo a disposizione una vasta gamma di banner e poster di vari formati per continuare a diffondere il messaggio sul proprio sito web o blog: contano in questo modo di poter sensibilizzare il maggior numero di naviganti.
Guarda il video introduttivo di Ecosia
Ecosia, una “social company” con sede a Wittenberg (Germania), è stata fondata dal tedesco Christian Kroll. Attualmente vi lavorano una quindicina di persone provenienti da tutte le parti del mondo.
Gli ideatori di questo motore di ricerca ecologico hanno stabilito che l’80% dei profitti ricavati servirà per finanziare un progetto di protezione della foresta pluviale nel Juruena National Park in Amazzonia, ove sono sufficienti 5 € per proteggere un intero ettaro di foresta pluviale. Il restante 20% servirà per pagare i vari costi: le persone che lavorano al motore di ricerca (i PR, i programmatori…), i costi del server e dei domini, la pubblicità e le partnership con altre organizzazioni.
Il progetto di protezione della foresta pluviale amazzonica, gestito dal WWF e sostenuto anche da Yahoo! e Bing, è stato lanciato ufficialmente a Berlino negli stessi giorni in cui a Copenaghen i grandi della Terra si riunivano per discutere dei problemi climatici del nostro pianeta. «Il motore di ricerca verde è un metodo molto moderno ed innovativo per salvare il clima del mondo senza un grande sforzo» ha affermato il direttore di WWF Germania Eberhard Brandes.
Basta un click per aiutare l’Amazzonia
Da oggi fare del bene all’ambiente sembra possibile anche con un click!
Ecosia si basa sul classico modello di business della rete ormai consolidato (pubblicità, banner e sponsor), ma il fine che lo caratterizza è del tutto nuovo. Il motore ecologico riceve un contributo economico dagli sponsor ogni volta gli utenti cliccano sui link delle aziende pubblicizzate, che vengono visualizzati accanto ai risultati di ricerca generici: secondo le rilevazioni statistiche di Ecosia circa il 2% delle richieste di ricerca finisce con un click su un link sponsorizzato.
Il guadagno poi dipende molto dal paese: in linea di massima i click negli Stati Uniti generano un fatturato più elevato rispetto a paesi come l’India o il Brasile: in media Ecosia guadagna 0,13 centesimi di euro a ricerca.
Si tratta della stessa strategia di pubblicità online ideata dalla società americana Google (e che ne ha fatto la sua fortuna!), ma con la differenza che in questo caso l’80% del ricavato verrà devoluto per proteggere migliaia di ettari di foresta dell’Amazzonia, il più grande polmone verde del pianeta, oggi minacciata da una criminale opera di distruzione da parte dell’uomo.
Le foreste pluviali, gli ecosistemi più antichi della Terra, sono altamente a rischio e negli ultimi 50 anni più della metà sono andate distrutte. Basti pensare che ogni anno vengono bruciate o abbattute foreste che in totale occupano una superficie superiore alla Gran Bretagna.
Christian Kroll ha dichiarato: «Ogni anno i motori di ricerca guadagnano miliardi di dollari solo da entrate pubblicitarie grazie ai link degli sponsor. Ecosia crede che esista un modo più ecologico per usare questi enormi profitti e ritiene che questi soldi possano servire per combattere il riscaldamento globale».
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Secondo Kroll se solo l’1% degli utenti di Internet usasse Ecosia, ogni anno si potrebbe salvare una foresta pluviale grande quanto la Svizzera. Decisamente un buon risultato! Ed ha aggiunto: «Impostando Ecosia come motore di ricerca predefinito si possono colorare di verde le ricerche online, ridurre le impronte di carbonio e fare la vera differenza per il pianeta».
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A quanti poi contestano ad Ecosia il fatto di avere scelto come sfondo del proprio sito il colore bianco anziché il nero (che invece permetterebbe un risparmio maggiore di energia) la società ha replicato affermando che purtroppo il colore di sfondo non ha alcun impatto sul consumo energetico di quasi tutti i monitor di nuova generazione.
Google o Ecosia?
Per il momento Ecosia si avvale del supporto tecnologico di Yahoo! e Bing, i quali forniscono sia i risultati di ricerca generici sia i link sponsorizzati, di cui Ecosia ha bisogno per generare introiti pubblicitari. Il grande concorrente nonché principale detentore del business delle ricerche via internet, il colosso Google, al momento si è astenuto dall’aderire. Auguriamoci che in futuro possa unirsi al progetto e contribuire anch’esso alla tutela del nostro polmone verde.
Nel frattempo una domanda sorge spontanea: Ecosia riuscirà a diventare per la rete una vera alternativa ecosostenibile o non ci porterà da nessuna parte? Nel dubbio non ci resta che provarlo anche perché impostarlo come motore predefinito è gratuito ed è facilissimo. Basta scaricare ed istallare il componente aggiuntivo per Firefox ed effettuare la ricerca digitando direttamente sul proprio browser: i metri quadrati di foresta pluviale salvati saranno immediatamente visibili in home page. Per chi non voglia installarlo sul proprio computer può comunque salvare la pagina tra i preferiti e collegarsi all’indirizzo di Ecosia ogni qualvolta desideri fare delle ricerche ecologiche e contribuire a salvare la foresta pluviale.
Finora Ecosia ha salvato circa 11 milioni di metri quadrati di foresta pluviale, cifra destinata ad aumentare rapidamente grazie al passaparola dei social network. Solo nella giornata di ieri gli utenti di Ecosia sono stati circa 83.400.
Una curiosità: Ecosia cancella i dati di ricerca nell’arco di 48 ore senza analizzarli, a differenza di altri motori di ricerca che li conservano per alcuni mesi.
Facebook, Twitter e Youtube insieme per Ecosia
In tutto il mondo i social network si sono mobilitati per promuovere il nuovo motore di ricerca che non può permettersi molto in spese pubblicitarie e per sollecitare l’attenzione generale verso questo importante progetto a carattere ambientale. Ovunque sono apparsi appelli per diffondere il messaggio.
Facebook ha fatto da apripista: i fan del motore di ricerca eco-friendly attualmente sono circa 39.700, ma crescono di ora in ora. In Italia Ecosia ha fatto il suo debutto in grande stile grazie al passaparola: a poche settimane dal lancio del sito sono già quasi 3.300 gli internauti iscritti al gruppo italiano di Facebook.
Anche YouTube fa la sua parte: dal canale dedicato ad Ecosia si può visualizzare il videoclip introduttivo del servizio in diverse lingue. Su Twitter gli iscritti che “cinguettano” sono in costante aumento.
Infine i promotori di Ecosia hanno messo a disposizione una vasta gamma di banner e poster di vari formati per continuare a diffondere il messaggio sul proprio sito web o blog: contano in questo modo di poter sensibilizzare il maggior numero di naviganti.
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