Se non di paura.
Secondo Dijsselbloem il salvataggio di Cipro, con la partecipazione degli investitori e titolari di depositi nella ristrutturazione delle banche, rappresenta un nuovo modello su come gestire i problemi del sistema bancario in Europa.
Un messaggio a tutti i partner europei ma soprattutto ai Paesi più a rischio dell'Eurozona. Nicosia, insomma, diventa un precedente. Un precedente che può fare paura anche per l'Italia, dopo le avvisaglie arrivate nel corso della scorsa settimana, quando la tempesta cipriota è esplosa in tutta la sua violenza. Prima le parole del numero uno della Commerzbank, che aveva ipotizzato una patrimoniale del 15% sulle attività finanziarie italiane.
Pochi giorni dopo, i numeri della banca centrale tedesca a rafforzare questa ipotesi, ricordando come i patrimoni medi delle famiglie italiane (163.900 euro) siano oltre il triplo di quelli tedeschi (51.400).
La prima reazione negativa alla decisione di stanotte è stata quella di Moody's che non ha nascosto le sue preoccupazioni per la soluzione cipriota. La gestione della crisi di Nicosia - secondo l'agenzia di rating - "è un fattore che pesa negativamente sui rating sovrani dell'area euro". Primo fra tutti quello dell'Italia. E nel pomeriggio si sono diffuse voci insistenti di un possibile declassamento del debito di Roma da parte di Moody's. Notizia che l'agenzia di rating non ha smentito, trincerandosi dietro un "no comment", che ha gettato benzina sul fuoco dei mercati e che ha spinto Piazza Affari a chiudere in ribasso a - 2,5%.

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