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giugno 26, 2013

Contratto UNEBA (Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale) 2010-12 firmato il rinnovo.

uneba logoUneba è l'associazione di categoria che riunisce, rappresenta e tutela le istituzioni essenzialmente senza scopo di lucro che operano nei settori dell’assistenza sociale.

La mission dell’Uneba è concorrere, attraverso l’azione degli associati, al miglioramento morale, materiale e sociale della condizione delle persone e delle famiglie in situazioni di difficoltà, promuovendone la responsabile ed integrale partecipazione alla società.

L’ Uneba si impegna per:

  • promuovere le libere iniziative assistenziali, quale strumento al servizio della persona e della famiglia e favorire la concreta solidarietà fra gli Enti associati e la collaborazione tra i diversi organismi di collegamento esistenti nel settore
  • rappresentare e tutelare, quale associazione di categoria, le Istituzioni e le Iniziative associate nei loro rapporti con gli organi legislativi, governativi ed amministrativi e nei confronti delle organizzazioni sindacali e degli altri organismi nazionali ed internazionali
  • proporre ai competenti organi legislativi i provvedimenti utili ai fini di una equa politica sociale e ai fini dello sviluppo delle iniziative ed istituzioni assistenziali e promuovere la partecipazione alla programmazione ai diversi livelli ed in tutte le sue fasi
  • approfondire lo studio dei problemi sociali e promuovere ed organizzare iniziative dì formazione per gli operatori sociali
  • svolgere opera di assistenza e di orientamento nei confronti degli associati

Firmato a Roma il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro UNEBA 2010-2012

Mercoledì 8 maggio a Roma è stato sottoscritto tra Uneba, Cils/Fp, Cisl/Fisascat, Cgil/Fp ed Uil/Uiltucs l’accordo per il rinnovo del ccnlL Uneba relativamente al periodo 2010-12.

Gli aumenti tabellari medi sono di euro 50 (per il livello 4/s) in tre tranches: euro 20,00 dal 1.12.12, euro 15,00 dal 1.7.13 ed euro 15,00 dal 1.10.13.

Il pregresso è compensato mediante una erogazione “una tantum” di euro 135,00 medi, pagabili con le competenze di settembre 2013, con assorbimento e definitiva revoca dell’indennità di vacanza contrattuale.

ELEMENTO SALARIALE TERRITORIALE.

Dal 2014 è previsto un elemento salariale territoriale di euro 13 mensili medi da contrattare in sede regionale, con particolari clausole di salvaguardia e garanzia per le situazioni prive di contrattazione decentrata. Detto elemento territoriale dovrà essere collegato alla produttività ed avere le caratteristiche per beneficiare della detassazione dell’ Irpef.

ASSISTENZA E PREVIDENZA INTEGRATIVA.

Dal 2014 andrà in vigore a favore del personale dipendente una forma di assistenza integrativa sanitaria e dal 2015 la previdenza integrativa a fini pensionistici, con contribuzioni paritetiche tra Enti e lavoratori.

SERVIZI ESSENZIALI.

Il nuovo CCNL ha risolto molte criticità della parte normativa, ormai obsoleta, ma soprattutto derivanti dalla evoluzione legislativa nel frattempo intervenuta e soprattutto dalla riforma del mercato del lavoro (legge 92 del 2012).

Saranno considerati servizi essenziali, ai fini delle garanzie minime in caso di sciopero, tutti i servizi rappresentati da Uneba: residenziali, semiresidenziali, domiciliari ovvero stagionali.

CONSULTAZIONE DEI LAVORATORI E ASSEMBLEE.

In attuazione di direttive UE recepite dall’ordinamento nazionale, sono state definite materie e procedura per l’informazione e la consultazione dei lavoratori negli Enti con più di 50 dipendenti.

Sono state anche definite alcune migliori modalità per lo svolgimento delle assemblee, mentre gli Enti di minori dimensioni potranno trattare con i sindacati territoriali frequenze differenziate e più dilazionate per il versamento dei contributi sindacali.

CONTRATTI A TERMINE.

Sono state introdotte importanti deroghe per i contratti a termine, che come noto nel nostro settore sono uno strumento indispensabile soprattutto per la sostituzione delle assenze, rispetto alla riforma del mercato del lavoro che in questa materia aveva introdotto vincoli di nessuna utilità né per i lavoratori né per l’occupazione. In particolare, gli intervalli tra un contratto e l’altro sono ritornati ai precedenti 20 giorni (contratto inferiore a sei mesi) e 30 giorni (contratto superiore ai sei mesi), qualsiasi fosse la motivazione per la quale sia stato stipulato il contratto a termine, quindi anche al di fuori delle astruse casistiche introdotte dalla legge.

La durata massima individuale del contratto a termine, sia continuativa che frazionata, sale a 42 mesi. Il numero dei contratti a termine possibili non è soggetto al massimale del 30% in presenza di finalità sostitutive nonché di attività stagionali di Case per Ferie, Villaggi-vacanze o soggiorni climatici.

RIPOSO GIORNALIERO.

Analogamente si è provveduto a derogare in modo più preciso e specifico alla continuità del riposo giornaliero che sarà pari ad 8 ore, con possibilità di scendere a 7 ore al livello decentrato.

PART TIME E APPRENDISTATO.

Il contratto part time è stato adeguato alla normativa intervenuta, mentre è stato introdotto ex-novo il contratto di apprendistato, che tuttavia non potrà essere applicato a profili sanitari espressamente elencati dall’accordo.

I diritti di alcune particolari categorie di lavoratori svantaggiati sono stati ridefiniti più puntualmente.

STUDIO, MALATTIA, INFORTUNIO.

Il diritto allo studio è stato assoggettato a regole più precise, ed in ogni caso il nuovo CCNL privilegia la qualificazione professionale legata alle specifiche esigenze del servizio.

Una completa e puntuale regolamentazione è stata data ai casi in cui al lavoratore venga certificata una perdita, totale o parziale, dell’idoneità lavorativa sia a titolo provvisorio che permanente.

La novità più significativa concerne il trattamento di malattia. Il computo della conservazione del posto in caso di assenza continuativa o frammentaria diviene di 365 giorni calcolabili su un “triennio mobile” a partire da un qualsiasi evento in corso. Sono tuttavia esclusi da tale computo i casi di gravi malattie opportunamente certificate.

Il datore di lavoro anticiperà solo l’80% delle indennità Inail in caso di infortunio.

Nuove fattispecie sono state introdotte nell’ambito del codice disciplinare. La materia degli appalti è stata modificata con l’obiettivo di facilitare, per gli Enti Uneba, sia l’acquisizione di aziende o di rami di azienda che l’esternalizzazione di attività.

TRATTAMENTO ECONOMICO PROGRESSIVO.

E stato infine concordato un “Trattamento economico progressivo” da riservare ai futuri assunti, i quali matureranno progressivamente alcuni diritti nell’arco di un triennio dall’assunzione. Tali diritti sono gli scatti di anzianità, le RoL e la quattordicesima mensilità. Queste misure in alcuni casi hanno carattere sperimentale e sono finalizzate ad alleggerire il costo del lavoro ed incentivare nuove assunzioni.

MINIMI RETRIBUTI MENSILI CONGLOBATI.

Gli arretrati di cui alla presente tabella saranno corrisposti al personale in forza alla data di firma del CCNL (8 maggio 2013) con la corresponsione delle competenze del mese di luglio 2013.


UNA TANTUM.

A copertura del periodo 1.1.10 – 30.11.2012 verrà corrisposta al personale in forza alla data di firma del CCNL (8.5.2013) una somma a titolo di “una tantum” secondo gli importi contenuti nella presente tabella, da corrispondersi con le competenze del mese di settembre 2013.

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giugno 23, 2013

Dopo l'Etna, l'UNESCO iscrive nel patrimonio dell'umanità anche le 12 ville della famiglia di Lorenzo il Magnifico.

unesco villeLe 12 ville e due giadini medicei entrano nel Patrimonio Unesco. Dopo l'Etna, anche la seconda candidatura italiana 2013 viene accettata dall'organizzazione Onu.

E' accaduto durante l'annuale riunione dell'ente, che si sta svolgento quest'anno in Cambogia. Entrano così a far parte del patrimonio Unesco il Giardino di Boboli di Firenze e quello di Pratolino, nel comune di Vaglia, e le ville di Cafaggiolo a Barberino di Mugello, Trebbio a San Piero a Sieve, quella di Careggi, di Poggio Imperiale, di Castello e La Petraia nel capoluogo toscano, la villa Medici di Fiesole, la villa di Poggio a Caiano e quella di Carmignano in provincia di Prato, la villa di Cerreto Guidi, La Magia a Quarrata (Pistoia) e il Palazzo di Seravezza (Lucca).

Si tratta di un sistema di residenze - inedito per l'epoca - che la Famiglia fiornentina ha costruito fuori le mura fiornentine, al centro di vaste proprietà terrene di sua appartenenza. Utilizzate come luoghi di piacere, hanno visto entro le loro "mura" le battute di caccia dei nobili che hanno governato la città dal XV secolo al XXIII ma anche grandi "esplosioni" d'arte: ad esempio, la Primavera di Botticelli fu dipinta nella Villa in Castello. Gli edifici patrizi si trovano tra la provincia di Firenze e quella di Prato. Si tratta del 49mo sito Unesco italiano: l'Italia mantiene il suo primato mondiale, tenendo a distanza la Cina, a quota 45, con due nuove iscrizioni nel 2013.

lorenzo_il_magnifico

"Un risultato eccezionale, per la Toscana, per l'Italia e per tutto il mondo della cultura - il commento dell'assessore alla Cultura della Regione Toscana, Cristina Scaletti, in Cambogia per sostenere la candidatura dei tesori toscani -. E' un successo per tutti, soprattutto per chi continua a lavorare costantemente alla conservazione e alla valorizzazione del nostro patrimonio culturale. Il miglior riconoscimento possibile dopo un lungo e impegnativo iter che ha visto lavorare attivamente Regione e ministero, insieme alle amministrazioni locali e ai privati coinvolti".


Anche l'ambasciatore italiano presso l'Unesco Maurizio Enrico Serra, esprime soddisfazione, al pari della Soprintendente del Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini (il polo gestisce circa un terzo dei siti premiati, dal Giardino urbano di Boboli alle ville di Castello, Petraia, Cerreto Guidi, Poggio a Caiano).  "L'iscrizione rappresenta un riconoscimento che fa onore all'intero sistema delle Ville Medicee e al modo in cui sono gestite. In particolare, sono lieta che abbia portato un decisivo contributo la presenza di Ville e giardini storici gestiti dal Polo Museale Fiorentino. Mi auguro  che questo favorisca nuove politiche di valorizzazione, integrate con le competenze degli enti locali, per diffondere un'adeguata comunicazione e agevolare i collegamenti attraverso un efficace sistema di trasporti".

fonte: Repubblica

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giugno 20, 2013

Rapporto sul mondo delle telecomunicazioni: filiera delle Tlc in calo, diminuisce l’occupazione.

La posa della fibra ottica

Dopo il rapporto Assinform della scorsa settimana sullo stato di salute, non buono, del mercato digitale hi-tech, oggi tocca al mondo delle telecomunicazioni.

Anche qui la situazione del Belpaese si presenta altalenante, in balia della crisi. Crescono infatti i chilometri di posa in fibra ottica e le connessioni Adsl veloci, che assieme al 3G raggiungono il 95% della popolazione. In contrapposizione calano fatturati e margini operativi degli operatori telefonici, per apparati fissi e mobili. Segnando una diminuzione dell’intera filiera delle Tlc del -2,4% su base annua. Questi in sintesi i risultati rilasciati a Roma nell’ambito del “Rapporto sulla filiera delle Tlc in Italia 2013”.

Presentato da Assotelecomunicazioni-Asstel, con il contributo di aziende associate e sindacati Slc/Cgil, Fistel/Cisl, Uilcom/Uil. Il dato positivo è che nel 2012, gli investimenti effettuati dagli operatori italiani (fissi e mobili) sono cresciuti del 6%, segnando la migliore performance a livello Ue5 (Italia, Francia, Germania, Uk e Spagna).

BENE INFRASTRUTTURE IN FIBRA OTTICA E BANDA LARGA - Entrando nel dettaglio dei numeri si scopre che la nostra dotazione infrastrutturale di fibra ottica si espande sul territorio del 9%. Raggiungendo così una copertura totale di 234 mila chilometri. Crescono del 9% anche le centraline di banda larga (Dslam), per un totale di 28.6 milioni di linee fisse a fine 2012. In aggiunta a questo gli Operatori si stanno impegnando nello sviluppo di reti di nuova generazione con sistemi Lte/4G. La tecnologia ultraveloce che eliminerà il digital divide, assicurando la copertura a 4.500 Comuni.

L’ADSL C’E MA MANCANO I SERVIZI - Allo stato attuale, nel nostro Paese l’infrastruttura a banda larga con Adsl e 3G, raggiunge il 95,6% della popolazione, dato in linea con la media Ue5. Per quanto riguarda la velocità di trasmissione le connessioni da 2 Mb/s interessano il 90,6% della popolazione, di questi il 34,9% usufruisce di velocità tra 2 e 20 Mb/s, mentre il 55,7% oltre 20 Mb/s. Attenzione però. Nel nostro Paese rimane basso il tasso di richiesta di banda larga da parte degli utenti. Infatti solo il 55% della popolazione aderisce a qualche forma di abbonamento, contro il 77% della Francia e l’86% del Regno Unito. Il motivo? Molti italiani non hanno ancora compreso l’utilità pratica, mancando servizi adeguati da parte della Pubblica Amministrazione. Come hanno messo in luce nel corso della presentazione Asstel e sindacati «il passo più importante, che attende oggi il Governo, è garantire che le misure dell’Agenda Digitale già decise e approvate in sede legislativa siano finalmente attuate. Non vi sono giustificazioni per ulteriori ritardi».

FILIERA DELLE TLC IN CALO - Nel 2012, il fatturato complessivo della filiera delle Tlc, formato da operatori fissi e mobili, produttori di apparati, fornitori di terminali e call center, si è attestato a 48,6 miliardi di euro, con un calo del 2,4% su base annua. La perdita maggiore riguarda i ricavi degli operatori, a cui si deve l’80% del totale del fatturato del settore, scesi del 5%. Un calo della stessa entità si verifica per i fornitori di apparati, mentre il comparto dei terminali mobili (smartphone e tablet) è l’unico a registrare una crescita del 20%.

DIMINUISCE L’OCCUPAZIONE - Ma i segnali di una crisi annunciata dell’intera filiera riguarda il rapporto Tlc-Pil, sceso all’1,6%. Il livello minimo degli ultimi 15 anni. Per comprendere la gravità della situazione, basta pensare che nel 2005 le Tlc assicuravano al Belpaese il 2,8% del Pil. E come era da aspettarsi, si registra un calo del 5% anche sul fronte occupazionale. Uniche note positive l’aumento di presenza del lavoro femminile (+1%) e del part-time (+2%). Da registrare infine che a inizio 2013 è stato firmato il rinnovo del contratto nazionale che riguarda circa 160 mila addetti delle Tlc.

fonte: Corriere.it

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giugno 19, 2013

Eolico in cifre, il mercato delle energie rinnovabili.

energia_eolicaDa diversi anni ormai, le energie rinnovabili sono sempre più prese in considerazione rispetto ai sistemi energetici classici.

Quante volte abbiamo sentito dire che il futuro dell’energia dipende dall’eolico, dal fotovoltaico, ecc.?

Le energie rinnovabili sono state il principale attore nel mercato dell’energia in Europa a giugno 2012 (e continua a crescere), secondo la commissione Europea: “La forte crescita delle rinnovabili al 2030 consentirebbe di creare oltre 3 milioni di posti di lavoro, compresi quelli delle Piccole e Medie Imprese“

Ecco l’infografica sulle energie rinnovabili.

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giugno 17, 2013

Tor è un Anonimizer progettato per permettere a chiunque di navigare sul web in tutta sicurezza per quanto riguarda la tutela della propria Privacy.

torCos’è TOR? Tor è un Anonimizer progettato per permettere a chiunque di navigare sul web in tutta sicurezza per quanto riguarda la tutela della propria Privacy. Con Tor è possibile inoltre scegliere e quindi falsare la provenienza della nostra connessione. Possiamo decidere di essere visti come internauti tedeschi o cinesi. Questa funzione è molto utile per navigare su siti web censurati in Italia oppure visibili solo se residenti in alcuni paesi.

Qualche Esempio

  • Se vi trovate fuori dall’Italia e desiderate vedere il vostro programma trasmesso su un’emittente italiana, vi risulterà difficile visto che per questioni di copyright non è permessa la visione dei contenuti audiovisivi al di fuori del paese. Con Tor, scegliendo un server italiano questo diverrà possibile. Anche se vi trovate in Finlandia voi avrete un ip Italiano.
  • Si sa da sempre che Internet, la rete Libera poi tanto libera non è. E’ una sorta di Grande Fratello, siamo spiati di continuo, i siti che visitiamo conoscono le nostre abitudini, ci fanno campagne pubblicitarie mirate e personalizzate. Navigando anonimi possiamo rendergli la vita un po più difficile.
  • I giornalisti possono comunicare in modo sicuro, con fonti e con dissidenti. Le organizzazioni non governative (ONG) possono usare Tor per consentire ai loro lavoratori di connettersi al sito web della loro organizzazione mentre sono in un paese straniero, senza renderlo noto a tutti.

Come si usa

Usare questo programma è piuttosto semplice, dopo averlo lanciato appariranno due schermate. Il pannello che mostra le opzioni di gestione con lo stato della connessione e un browser speciale. Appena la connessione viene stabilita, Tor provvede ad aprire un Browser costituito da una versione portatile e modificata di Firefox. In prima pagina verrà mostrato l’ip assegnato. NB: Fate attenzione a non navigare con altri browser installati nel sistema perché non essendo gestiti da Tor la navigazione su di essi non è “Anonima”

Dal Pannello principale è possibile vedere lo stato della connessione, la banda a disposizione e altre funzioni. Pulsante Ferma Tor: disattiva il servizio di Anonimizer senza chiudere il programma. Pulsante Mostra la rete: apre un pannello dove troverete tutti i server di relay senza i quali Tor non potrebbe funzionare. Pulsante Usa nuova identità: cambia server di relay e ip.

Come Funziona TOR.

Tor aiuta a ridurre i rischi di analisi del traffico, sia semplice che sofisticata, distribuendo le transazioni attraverso molti nodi della rete Internet, in modo che nessun singolo punto possa collegare alla vostra destinazione. L’idea è simile ad usare un percorso tortuoso e difficile da seguire, percorso per depistare un inseguitore e poi cancellare periodicamente le proprie orme. Invece di prendere un percorso diretto dalla sorgente alla destinazione, i pacchetti dati nella rete Tor prendono un percorso casuale attraverso molti relay che ne coprono le tracce, in modo che nessun osservatore situato in un singolo punto possa dire da dove i dati provengono, o dove sono diretti.

Per creare un percorso di rete privato con Tor, l’utente crea incrementalmente un circuito di connessioni cifrate attraverso i relay della rete. Il circuito viene esteso un salto alla volta, e ogni relay lungo il percorso conosce solo da quale relay ha ricevuto i dati e a quale relay successivo li invierà. Nessun relay conosce il percorso completo che il pacchetto ha percorso. Il client negozia un nuovo insieme di chiavi crittografiche per ogni salto lungo il circuito, per assicurarsi che ciascun nodo non possa tracciare queste connessioni. Una volta che un circuito è stabilito, molti tipi di dati possono essere scambiati e molti diversi tipi di applicazioni software possono essere distribuiti attraverso la rete Tor.

Poiché ogni relay non vede che un singolo salto nel circuito, né un intercettatore e neppure un relay compromesso possono sfruttare l’analisi del traffico per collegare la sorgente della connessione e la destinazione. Tor funziona solo con i flussi TCP e può essere usato da qualsiasi applicazione che supporta SOCKS. Per una maggiore efficienza, il software Tor utilizza lo stesso circuito per le connessioni che avvengono negli stessi dieci minuti o giù di lì. Le richieste successive hanno un nuovo circuito, per evitare che si possano collegare le azioni precedenti alle nuove. Servizi nascosti Tor consente inoltre agli utenti di nascondere la loro posizione quando offrono vari tipi di servizi, come pubblicazioni sul web o sistemi di messaggistica istantanea. Usando Tor “punti di incontro,” gli altri utenti Tor possono connettersi a questi servizi nascosti, ciascuno senza conoscere l’identità di rete dell’altro. La funzionalità dei servizi nascosti permette agli utenti di Tor di creare un sito web in cui pubblicare materiale senza preoccuparsi della censura. Nessuno sarebbe in grado di determinare chi sta fornendo il sito, e nessuno che fornisca un sito può sapere chi sta scrivendo su di esso. Restare anonimiTor non può risolvere tutti i problemi di anonimato. Si focalizza solo sulla protezione del trasporto dei dati. È necessario utilizzare funzionalità specifiche se non si desidera che i siti visitati catturino informazioni di identificazione. Ad esempio, è possibile utilizzare Torbutton mentre si naviga sul web per nascondere alcune informazioni sulla configurazione del computer.

Download Tor (Pc / Mac / Linux)

Download Orbot (Tor per Android)

Tor-Project

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Turchia: baluardo strategico o potenziale minaccia? Come valutare questo “nuovo corso” rivolto ad oriente.

turkeyLa telefonata di scuse fatta dal Premier israeliano Benjamin Netanyahu all’omologo turco Recep Tayyip Erdoğan, con Barack Obama a far da gran cerimoniere, è stata da molti commentatori salutata come uno dei più importanti successi in politica estera ottenuti dagli Stati Uniti negli ultimi anni: è difatti innegabile che tanto gli Stati Uniti quanto l’Unione Europea abbiano più che mai bisogno che i rapporti diplomatici tra quelle che in definitiva sono le uniche due democrazie, seppur imperfette, del Medio Oriente siano cordiali.

Ma soprattutto sarà interessante monitorare, nei mesi a venire, se questo “cedimento” israeliano, che di fatto premia la linea dura seguita da Ankara in questi ultimi tre anni, possa galvanizzare il “musulmano moderato” Erdoğan, il quale non ha mai mancato di mettersi in luce per la sua intraprendenza diplomatica e per la ruvidezza di alcune delle sue prese di posizione; l’avvenuto riavvicinamento con Israele non deve infatti far dimenticare come motivi di polemica e di contrasto si siano avuti in tempi recenti anche con la Francia (al momento dell’approvazione della legge che trasforma in reato la negazione del genocidio del popolo armeno) nonché con l’Unione Europea tout court in occasione del turno di presidenza cipriota (semestre luglio – dicembre 2012). Tutte queste frizioni messe insieme hanno implicato, complice anche la crisi finanziaria, monetaria ed economica dell’eurozona che ha evidentemente fatto venir meno l’appeal di Bruxelles, un sensibile rallentamento dei negoziati per l’ammissione della Turchia stessa all’Unione ed, al contrario, un rinnovato slancio della penetrazione economica del Paese anatolico verso il Medio Oriente (Iraq in primis) e l’Asia Centrale turcofona .

turchia

Come valutare questo “nuovo corso” rivolto ad oriente impresso dal gruppo dirigente turco? Quali le implicazioni politiche, economiche e soprattutto di sicurezza per l’Occidente tutto e per l’Unione Europea in particolar modo? Per rispondere a queste domande è opportuno fare un passo indietro e ricordare le motivazioni che indussero, oltre sessant’anni fa, ad accogliere l’“asiatica” Turchia in seno al principale strumento messo a punto per garantire la sicurezza collettiva dell’Occidente: la NATO.

Risale infatti al 1952 l’ingresso di Ankara (assieme ad Atene) nell’Alleanza Atlantica: si era in piena Guerra Fredda e nonostante il concetto strategico di allora, fondandosi sulla capacità di condurre bombardamenti strategici con qualsiasi tipo di armamenti (leggasi nucleari), lasciasse un ruolo praticamente residuale alle considerazioni tattiche/di teatro, già si avvertiva l’esigenza di rafforzare il fianco sud, sensibilmente esposto alle Forze del Patto di Varsavia. Tale obiettivo, nelle teorie dell’epoca, era ritenuto difficilmente conseguibile se non si proteggeva l’intero Medio Oriente e con esso il Mediterraneo orientale e le linee di comunicazione aeree e navali per esso transitanti. Tale risultato era a sua volta ritenuto raggiungibile solo ammettendo la Grecia e la Turchia ed integrandole a pieno titolo nella struttura militare dell’Alleanza: in particolare la posizione geografica della Turchia permetteva di “tallonare” da vicino l’Unione Sovietica, con la quale condivideva oltre 500 kilometri di confine sul Causaso, contrastandola inoltre nel Mar Nero ed impedendole, grazie al controllo del Dardanelli, il libero accesso al Mediterraneo.

Le successive evoluzioni nel concetto strategico della NATO e delle relative dottrine d’impiego, dalla massive retaliation alla risposta flessibile fino alla “provocatoria” dottrina dell’AirLand Battle, non hanno mai fatto venir meno l’importanza di Ankara. Non a caso tanto i “nuovi” concetti strategici del 1991, del 1999 e del 2010 (i quali hanno progressivamente accettato l’idea che l’Alleanza potesse svolgere missioni fuori teatro non strettamente difensive), quanto le concrete “crisi” succedutesi negli anni (I Guerra del Golfo e successiva imposizione di una no-fly zone sui cieli dell’Iraq negli anni Novanta, operazioni in Afghanistan all’interno della più amplia “lotta al terrorismo” nel primo decennio del XXI secolo, l’odierna rivolta anti-Assad in Siria), hanno ribadito l’importanza strategica della Turchia e delle sue basi (Incirlick su tutte).

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Né è seriamente ipotizzabile pensare che le cose possano cambiare nel prossimo futuro: il Medio Oriente continua ad essere, nonostante l’innegabile ascesa di altre aree (Estremo Oriente, n.d.r.), centrale per gli equilibri strategici ed economici del pianeta; inoltre quest’area è perennemente attraversata da momenti di crisi e venti di guerra che i Paesi occidentali non possono permettersi di lasciar degenerare.

In questo contesto la Turchia, in virtù della sua peculiare conformazione geografica, si conferma Paese strategico ed indispensabile retrovia logistico, cerniera ideale tra spazio euromediterraneo e profondità asiatiche nonché hub naturale per le risorse energetiche che, dal Mar Caspio e dal Golfo Arabico, scorrono verso l’industrializzata Europa all’interno di kilometriche pipeline.

Per il Vecchio Continente, si badi, la Turchia non si limiterebbe ad essere garante regionale dei suoi canali di approvvigionamento energetico, ma continuerebbe a ricoprire un ruolo importante nella difesa militare strictu sensu: oltre a confinare direttamente con i turbolenti Staterelli caucasici, fecondo terreno di proselitismo per i professionisti del jihad, Ankara “vanta” pure un lungo confine con l’Iran. Il recente schieramento di batterie di missili antimissile Patriot PAC 3 in diverse città della Turchia deve essere interpretato, oltre che come doverosa cautela di fronte al deteriorarsi della situazione nella vicina Siria, anche come chiaro messaggio a Teheran ed ai suoi programmi nucleari e missilistici. Ed in effetti, nell’ipotesi di un redde rationem con il regime degli ayatollah, la posizione della Turchia, che si interpone “fisicamente” con la sua massa tra Iran ed Europa diviene, nell’ottica di una difesa antimissile, a dir poco fondamentale.

Non meno importanti sono i legami economici: secondo l’Agenzia turca per la promozione ed il supporto degli investimenti, la Turchia nel 2012 si collocava al tredicesimo posto nella speciale classifica mondiale degli Stati destinatari di investimenti diretti esteri (IDE), con l’UE a guidare, con notevole distacco davanti a Stati Uniti e Paesi del Golfo, la nutrita pattuglia degli investitori. E ciò nonostante il flusso complessivo nel 2011 sia assai inferiore rispetto al picco raggiunto nel 2006.

La crisi economico–finanziaria iniziata nel 2007, andando ad intaccare i capitali disponibili, ha infatti portato ad un calo complessivo degli investimenti esteri con ovvie ripercussioni sull’economia turca la quale, nonostante un rallentamento, ha comunque retto decisamente meglio rispetto ai competitor: l’economia, seppur con tassi ridotti, ha continuato a crescere e i dati più recenti (che indicano una ripresa dei consumi interni, l’espansione del credito e la crescita dell’export) inducono ad un cauto ottimismo [7]. Il punto dolente (per l’Europa) è che tale crescita è stata possibile, come ricordato in nota 2, riorientando le esportazioni verso i vicini Stati mediorientali e centroasiatici: l’evenienza di un’economia turca integrata con le altre economie regionali se è in linea di principio da accogliere con favore, dal momento che essa dovrebbe assicurare maggior ricchezza e stabilità complessiva all’area, secondo la prospettiva europea va vista con un po’ di preoccupazione, venendo a mancare un importante mercato di sbocco (oltre 70 milioni di abitanti) con manodopera a basso costo (fattore sempre gradito dalle multinazionali) e notevoli potenzialità produttive. Soprattutto, c’è da temere 1) che l’affievolirsi del legame economico con l’UE (quantificato dalla diminuzione dell’interscambio), sia la premessa per l’allentamento di quello politico e di qui militare e 2) che ex contro la consapevolezza di essere la potenza economica regionale sia sfruttata dalle élite politiche turche per rivendicare un ruolo di guida politico–militare regionale che peraltro, considerando che l’esercito turco è il secondo della NATO in fatto di forze convenzionali, difficilmente faticherebbe a veder riconosciuto.

Né l’Unione Europa potrebbe far appello, per tentare di tener legata a sé la Turchia, ad affinità storico-culturali (al contrario molti Paesi della “nuova Europa” recentemente entrati sia nell’UE che nella NATO basano la loro identità nazionale proprio nelle secolari lotte contro il “turco invasore”), né tantomeno religiose (seppur laica sin dai tempi di Ataturk, la Turchia resta un Paese musulmano) ed ancor meno politiche. In quest’ultimo ambito, anzi, numerosi sono i dossier aperti in fatto di diritti civili (dalle condizioni della minoranza cristiana e di quella curda  alla libertà di espressione, con i giornalisti sempre più nel mirino) ma anche di conti non fatti con il proprio passato remoto (negazione del genocidio armeno, con la conseguente impossibilità di giungere a rapporti di buon vicinato con Yerevan) e recente (occupazione della parte orientale di Cipro, motivo di ulteriore dissidio con il vicino greco). Tutte questioni che, per la loro delicatezza, hanno notevolmente rallentato il processo di adesione all’Unione Europea fino allo stop de facto dovuto, come ricordato nell’apertura di questo articolo, essenzialmente alla negativa congiuntura economica.

Alla luce di quanto esposto, come rispondere alle domande poste in sede introduttiva? Per quanto riguarda la prima questione (come valutare il nuovo corso “orientale” imposto dal governo Erdoğan?), la risposta non può essere univoca: riprendendo un’argomentazione in parte già anticipata, la presenza di uno Stato di riferimento attorno al quale possa nascere un’area economica integrata potrebbe rappresentare il primo passo per un’unione oggi economica (come fu la CEE per l’Europa), un giorno chissà politica, che garantisca crescita, prosperità e stabilità all’intera area (meglio se con il contributo israeliano). D’altro canto non è da escludere che l’emergere della Turchia come potenza regionale (economica ergo politica e militare) possa turbare i più che precari equilibri regionali e condurre ad attriti con gli altri Stati con ambizioni egemoniche: se ieri era l’Iraq di Saddam Hussein, oggi è soprattutto l’Iran di Ahmadinejad. Attriti che, essendo la Turchia membro storico della NATO, non potrebbero che finire per riguardare tutti noi.

Con questo arriviamo alla seconda questione: quali potrebbero essere le implicazioni economiche, politiche e militari? Per quanto riguarda il primo aspetto è quasi banale far notare che se la Turchia va a fare affari in Medio Oriente e nell’Asia centrale e ne fa sempre meno con l’Occidente, siamo noi a rimettercene. D’altro canto è pienamente comprensibile che, alla luce dell’estenuante processo di adesione prima e delle gravi difficoltà economiche dell’UE e delle incerte sorti della moneta unica ora, ad Ankara guardino altrove.

La prima mossa deve dunque venire da Bruxelles e non può che essere nel contempo politica e, per quanto possibile, economica: allo stato attuale si potrebbe ipotizzare a nuovi modi per favorire in misura ancora maggiore la circolazione di merci, uomini e capitali ed alla contestuale offerta di una qualche ulteriore forma di “relazione privilegiata”. Solo così facendo sarà possibile tenere agganciata la Turchia e cercare di influenzarne le scelte, facendo sì che nel limite del possibile queste ultime non diventino fonte di problemi.

A suggerire il mantenimento di stretti e franchi legami sono anche considerazioni di carattere strettamente militare: per i motivi esposti in modo diffuso nel corso dell’intero articolo appare infatti chiaro che per l’UE, vista qui come (debole) pilastro europeo dell’Alleanza Atlantica, la Turchia rappresenta un irrinunciabile bastione strategico, un alleato del quale non si può davvero fare a meno! Il riconoscimento di questa “indispensabilità” implica accettare anche il rovescio della medaglia, vale a dire la tutt’altro che remota possibilità di essere direttamente chiamati in causa in questioni che riguardano aree lontane ed apparentemente fuori dai nostri interessi.

Un rischio calcolato che è bene correre perché, al contrario, qualora i rapporti tra Turchia ed Unione Europea dovessero allentarsi, non è nemmeno da escludere che Ankara, approfittando del vuoto geopolitico improvvidamente lasciato da Bruxelles in gran parte dei Balcani e sfruttando il piede a terra in Tracia ed a Cipro, possa decidere di muoversi lungo linee di espansione già percorse cinque secoli fa. Il che sarebbe niente meno che deleterio.

 Autore: Simone Vettore

turkey panorama

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Anche i mobili si spostano in Brasile, India, Est Europa ed Estremo Oriente.

crollo produzioneOrmai è un crollo verticale in tutti i settori. Anche i mobili si spostano in Brasile, India, Est Europa ed Estremo Oriente.

L'azienda leader dell'arredamento delocalizza: 1.900 gli esuberi. Dopo tre anni di cig e più di 101 milioni di soldi pubblici va a casa il 70% degli operai. Il 28 la protesta a Bari

La Natuzzi, la più grande azienda italiana nel settore dell'arredamento, pare sempre più intenzionata a delocalizzare la produzione all'estero. In attesa del piano industriale, la cui presentazione è stata rinviata a luglio, nell'ultimo incontro con i sindacati l'azienda ha comunicato 430 nuovi esuberi (che si sommano ai 1.470 attuali per arrivare alla cifra di 1.900 su 2.700 unità totali), con la cassa integrazione in scadenza il prossimo 28 ottobre.

L'azienda, che secondo i sindacati ha assunto da diverso tempo un atteggiamento minaccioso nei confronti dei lavoratori, ha motivato la decisione con il calo di produttività registrato negli stabilimenti italiani.

natuzzi

Ma la realtà vissuta dai lavoratori è ben diversa. In attesa del Cda del gruppo convocato per oggi, è infatti scattata la mobilitazione nello stabilimento di Laterza, in provincia di Taranto, in cui vengono realizzati divani e complementi d'arredo.

I circa 500 lavoratori del sito ionico, hanno indetto da mercoledì uno sciopero ad oltranza nei tre turni di lavoro «contro un atteggiamento padronale inaccettabile ed un piano industriale che punta unicamente alla salvaguardia della griffe aziendale e del made in Italy», che vuol scaricare sui lavoratori e sui sindacati «responsabilità ascrivibili al solo tentativo malcelato di delocalizzare» le stesse produzioni in Brasile, piuttosto che in India, in Cina e in Romania «con la conseguente soppressione degli attuali siti» pugliesi e lucani.

«È un gioco che abbiamo compreso benissimo, che denunciamo da tempo e che non condividiamo», sostengono compatte le segreterie di categoria regionali Filca Cisl, Fillea Cgil e Feneal Uil, dopo l'ultimo incontro avuto con l'azienda la settimana scorsa, presso la sede di Confindustria Bari, dove erano presenti anche delegazioni Rsu degli stabilimenti di Ginosa, Laterza, Matera e Santeramo. «L'azienda ha chiesto per lo stabilimento di Laterza - spiegano i sindacati - una cospicua riduzione operativa al netto del cosiddetto personale infungibile, a partire dal 17 luglio e fino al 12 agosto, in concomitanza con l'inizio del periodo feriale, con un incomprensibile abbassamento del livello produttivo al 25 per cento circa».

crollo arredamento

I sindacati denunciano inoltre l'atteggiamento incomprensibile assunto dall'azienda negli ultimi tempi, che invece di assumere decisioni condivise in un momento di grave crisi, «confeziona atti unilaterali e non condivisi con segreterie e Rsu persino sul calendario del lavoro che riguarda tutti i dipendenti». La protesta dei lavoratori di Laterza è scattata all'indomani della consegna da parte della dirigenza di un piano di giornate lavorative che, secondo la Fillea Cgil, «di fatto riducono del 50% la presenza in fabbrica dei dipendenti. La Natuzzi, a fronte degli esuberi che annuncia sempre più cospicui, dovrebbe invece (...) mettere in atto un intervento di equità e giustizia nei confronti di tutti».

I sindacati ricordano inoltre come tre anni fa l'azienda sosteneva la necessità di ricorrere alla cassa integrazione per un numero cospicuo di dipendenti, quale condizione indispensabile per superare e risolvere definitivamente una sfavorevole congiuntura di mercato. Teoria non confermata dalle ultime dichiarazioni pubbliche dell'azienda «secondo cui il mercato del mobile imbottito andava e continua ad andare a gonfie vele e che il made in Italy, in questo settore, non ha rivali nel mondo». Il che è dimostrato dal fatturato realizzato dalla Natuzzi nel 2011, pari a 486,4 milioni di euro.

Peraltro, appena lo scorso 8 febbraio a Roma venne siglato l'accordo di programma per rilanciare il settore del mobile imbottito, con un finanziamento di 101 milioni di euro così distribuito: 40 dal Mise e dalla Regione Puglia, e 21 dalla Regione Basilicata. Intanto, venerdì 28 giugno, si fermeranno tutti gli stabilimenti del gruppo perché i lavoratori porteranno la loro protesta a Bari, sotto la Prefettura.

Santeramo in Colle Ba Natuzzi Industria Arredamento Interni

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giugno 15, 2013

E' ufficiale: l'austerità fa male, la politica dei tagli imposta da Bce e Fmi è dannosa per la crescita.

austerityUn poderoso studio analizza l'andamento economico in Giappone, Grecia, Italia e Belgio. E dimostra che la politica dei tagli imposta da Bce e Fmi è dannosa per la crescita. In pratica, in queste nazioni si è realizzato un 'esperimento' basato su un'ideologia sbagliata

Potrebbe sembrare una riedizione dell'antica disputa sull'uovo e la gallina (chi è nato prima?) trasposta su temi economici, il debito pubblico e la crescita. Ma qui in ballo ci sono i destini di milioni di persone, la cui qualità della vita dipende in non piccola misura dalle politiche conseguenti all'una o all'altra posizione. Ora il dibattito si arricchisce di un nuovo saggio, di David Rosnick, che dovrebbe dare il colpo di grazia ai teorici dell'austerity.

La polemica parte da uno studio di Carmen Reinhart e Kennet Rogoff (i cosiddetti R&R) che, esaminando i dati di una serie di paesi dal 1847 al 2011, hanno affermato che un rapporto debito-Pil superiore al 90 per cento ha l'effetto di frenare la crescita. La tesi è servita come base teorica ai cultori dell'austerità: per superare la crisi (hanno detto) bisogna ridurre il debito pubblico, altrimenti la crescita non torna. Ma altri economisti non meno autorevoli, con alla testa Paul Krugman, hanno duramente contestato questa teoria.

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Quando poi si è scoperto che nello studio c'era un errore materiale e alcune omissioni la polemica si è fatta incandescente e si è addirittura arrivati alle parole grosse.

Krugman aveva tra l'altro accusato R&R di non aver reso pubblici i dati su cui avevano lavorato e la Reinhart li ha allora pubblicati. Proprio lavorando su quei dati Rosnick, economista del Cepr, un centro di ricerca indipendente che annovera nel comitato scientifico premi Nobel come Robert Solow e Joseph Stiglitz, ha esaminato la crescita reale del Pil e l'andamento del debito in quattro paesi con debiti tra i più alti del mondo: Giappone, Grecia, Italia e Belgio.

In tutti questi casi, è la conclusione di Rosnick, i fatti danno ragione a Krugman: prima l'economia ha rallentato, e dopo il debito è cresciuto. In Italia la crescita reale media annua è stata del 5,8% tra il '47 e il '74 e solo del 2,7 per cento tra il '75 e l'88; ma nel '74 il debito era ancora al 41,3 per cento, e solo nell'88 avrebbe raggiunto il 90,9. Il debito dunque è cresciuto quando la crescita aveva già rallentato. Stesso trend per gli altri paesi: il Belgio, per esempio, ha cominciato a declinare dal 1975, quando il suo debito era al 54,4 per cento e non avrebbe raggiunto il 90 per cento prima del 1983.

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Quanto al Giappone, la crescita ha cominciato a declinare dal 1991, quando il debito era al 67,5 per cento del Pil; avrebbe superato il 90 per cento (92,4) solo quattro anni dopo e - ironia dei numeri - l'anno seguente il Pil avrebbe messo a segno una delle migliori performance dall'inizio del declino in poi (20 anni, i dati della Reinhart arrivano al 2011), con un più 2,6 per cento.

Infine la Grecia. Uno sviluppo a passo di carica fino agli anni '70, con un debito/Pil bassissimo, intorno al 20 per cento, è culminato con l'anno d'oro 1972, quando la crescita segnò un clamoroso 12,4 per cento schiacciando l'anno successivo al 16,6 per cento il rapporto debito/Pil. Da allora, pur con alti e bassi, l'economia cominciò a rallentare, ma il debito mostrò un'accelerazione solo una decina di anni dopo: nel 1984 raggiunse il 40,1per cento , dopo un triennio di Pil negativo. La fatidica soglia del 90 per cento sarebbe stata superata di slancio tra il '92 e il '93 (dall'80,1 al 100,5 per cento). Ma dal '94 al 2007 si torna a tassi di crescita più che positivi, e il debito rimane quasi stabile: alla fine di questo periodo è al 105,4 per cento. Poi arriva la crisi e la 'cura' della Troika, e in quattro anni il debito svetta al 165,6 per cento del Pil.

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Conclusione: forse non si può affermare con assoluta sicurezza che la bassa crescita faccia salire il debito, ma di certo è sbagliato il contrario, cioè la tesi dei fanatici dell'austerità per imporre politiche miranti a ridurre l'intervento pubblico e il welfare.

D'altronde l'Europa è stata un grande esperimento per quelle tesi: il loro disastroso fallimento è sotto gli occhi di tutti.

Quindi bisognerebbe provare a dar retta a Krugman e ai tanti che lo ripetono ormai da tempo: nelle fasi di crisi - e specialmente di crisi gravi, come quella attuale - non bisogna occuparsi del debito, ma di far ripartire la crescita. Tagli e tasse non solo non sono una buona medicina, ma aggravano la malattia, e i tagli più dell'aumento delle tasse: anche su questo, che era un altro caposaldo degli economisti neoclassici, c'è stato un ripensamento e persino il rigorosissimo Fondo monetario ha ammesso l'errore.

A sostenere la retorica dei 'compiti a casa', intesi come consolidamento dei conti pubblici, c'è rimasta solo la Germania. Non potremo neanche dire che sono come i giapponesi che continuavano a combattere dopo aver perso la guerra: i giapponesi stanno facendo esattamente il contrario.

austerity violenza

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giugno 14, 2013

Nuovo picco storico per il debito pubblico italiano: 2.041,3 miliardi di euro, ormai continua a correre senza freni.

italia-debito-pubblico_2008_00_composizione-debitoIl debito pubblico dell'Italia raggiunge un nuovo picco storico. A rivelarlo la Banca d'Italia che, nel suo ultimo Supplemento di finanza pubblica, vede il debito tricolore schizzare a 2.041,3 miliardi di euro.

La cifra abnorme offusca il precedente record negativo del mese di marzo quando l'indebitamento del Paese toccò i 2.034,7 miliardi di euro.

Palazzo Koch che spiega che l'aumento del debito, riflette principalmente il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche parzialmente controbilanciato dalla diminuzione di 3,9 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro.

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Ad aprile, si legge ancora nel Supplemento al bollettino, il fabbisogno della pubblica amministrazione è stato di 10,71 miliardi euro, dato che porta il totale dei primi quattro mesi del 2013 a 46,6 miliardi, un valore superiore di 0,5 miliardi rispetto a quello registrato nello stesso periodo del 2012.

Per quanto riguarda invece le entrate tributarie , queste sono state pari a 29,2 miliardi, in aumento del 3,9% (1,1 miliardi) rispetto a quelle dello stesso mese del 2012 (28,1 miliardi).

Ad aprile la vita media del debito pubblico italiano è risalita a 7 anni dai 6,9 anni del mese di marzo, spiega ancora la Banca d'Italia. Non è una buona notizia soprattutto per quanti vorrebbero chiedere all'Unione Europea un approccio più soft a livello di rigore in bilancio.

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Quando il debito è contratto con soggetti economici di stati esteri si parla di debito estero, mentre quando è contratto con soggetti economici interni allo stesso stato si parla di debito interno: normalmente entrambe le componenti sono presenti in misura variabile all'interno del debito pubblico di uno Stato.

Anche altri soggetti pubblici (Regioni, Province, Comuni, Stati federati, Enti pubblici vari) possono emettere titoli di credito rappresentativi del proprio debito, con circolazione dei titoli sia interna che estera.

La presenza di un debito nei conti pubblici impone la necessità da parte dello Stato e/o degli enti pubblici territoriali, oltre alla sua copertura finanziaria nei tempi e modalità di scadenza prestabilite dai titoli stessi compresi gli interessi, di tenerlo sotto controllo per non cadere nel rischio di insolvenza sovrana ovvero fallimento dello stesso, stampando cartamoneta o ricorrendo a politiche di risanamento dei conti pubblici all'interno di politiche di bilancio pubbliche come ad esempio politiche restrittive o di rigore.

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I 10 articoli più letti del mese: Maggio 2013.

1.- Contratto Metalmeccanici Artigiani (CCNL): nuove norme, preavviso, dimissioni e licenziamento.

metalmeccaniciA partire dal 1 gennaio 2010 è stato approvato il nuovo contratto metalmeccanici per gli artigiani che avrà validità per il 2011, 2012 e 2013.
Qui potete scaricare o leggere il rinnovo del contratto con gli aumenti salariali e le retribuzioni.
Scarica il nuovo contratto metalmeccanici artigiani valido per il periodo 2010-2011- 2012
Nel contratto metalmeccanici artigiani, il preavviso di dimissioni o licenziamento cambiano se la rescissione è richiesta dal datore di lavoro o dal lavoratore.
Per prima cosa è bene sottolineare che il preavviso è valido solo per il tempi indeterminati mentre in caso di dimissioni con il tempo determinato è bene leggere il post che abbiamo dedicato all'argomento, come per le dimissioni volontarie.

 

2.- Sir Alex: un uomo, una squadra, 38 trofei.

Sir-Alex-FergusonNegli ultimi 26 anni l’Inter ha avuto 22 allenatori, il Real Madrid 21, il Manchester United solo 1: Sir Alex Ferguson.
È bastato: 38 trofei alla guida dei Red Devils, 49 in totale aggiungendo quelli conquistati sulle panchine di Aberdeen e St. Mirren a inizio carriera. Quasi impensabile…
Ma non si può ridurre Ferguson ai numeri. Sir Alex è una calamita di rapporti umani. Il rito del bicchiere di vino nel post partita è diventato ormai celebre, come alcune frasi ormai nell’immaginario collettivo dei tifosi britannici.

 

3.- Nuovi farmaci per l’erezione.

Il 31.03.1998 rappresenta una data storica per la terapia andrologica e corrisponde alla data di commercializzazione negli USA del VIAGRA ( Sildenafil).

Si tratta di una sostanza che inibisce un enzima, la 5-FOSFODIESTERASI, presente nelle strutture vascolari dei corpi cavernosi, determinando un importante e massiccia vasodilatazione del sistema arterioso dei corpi cavernosi del pene. In tale modo si ottiene una veloce riempimento delle strutture cavernose con conseguimento di una buona-ottimale rigidità e mantenimento tanto da permettere un valido rapporto sessuale.

 

4.- I 10 articoli più letti del mese: Aprile 2013

I parlamentari italiani: Il loro stipendio lo “guadagnano” così…..

il loro stipendio lo guadagnano cosi Ecco gli stipendi dei parlamentari italiani
• STIPENDIO Euro 19.150,00 al mese
• STIPENDIO BASE circa Euro 9.980,00 al mese
• PORTABORSE circa Euro 4.030,00 al mese (generalmente parente o familiare)
• RIMBORSO SPESE AFFITTO circa Euro 2.900,00 al mese
• INDENNITÀ' DI CARICA (da Euro 335,00 circa a Euro 6.455,00)
• TUTTI ESENTASSE Più
• TELEFONO CELLULARE gratis
• TESSERA DEL CINEMA gratis
• TESSERA TEATRO gratis
• TESSERA AUTOBUS - METROPOLITANA gratis
• FRANCOBOLLI gratis
• VIAGGI AEREO NAZIONALI gratis
• CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE gratis
RISTORANTE gratis (nel 2011 hanno mangiato e bevuto gratis per Euro 1.472.000,00). Intascano uno stipendio e hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento mentre obbligano i cittadini a circa 40 anni di contributi (per ora!!!) Incassano circa 103.000,00 Euro con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti), cui si aggiungono i privilegi per coloro che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera. La sola Camera dei Deputati costa al cittadino Euro 2.215,00 al MINUTO!

 

5.- Giulio Andreotti altro che faldoni, ecco la sentenza–da ricordare - (5a parte).

wojtyla-andreotti6- Il ragionamento della Corte di Appello
La sentenza impugnata premette un’enunciazione di carattere programmatico: il solo valido metodo che il giudice deve utilizzare nel vagliare gli elementi che vengono sottoposti alla sua attenzione è quello di orientarsi secondo una ragionevole valutazione degli stessi in stretta relazione al caso concreto, dando, quindi, conto dei motivi del suo libero convincimento, che deve maturare nel rispetto inderogabile non tanto di astratti principi interpretativi di elaborazione giurisprudenziale, quanto di alcuni essenziali precetti legali, che, nei casi come quello di specie, in cui la gran parte delle indicazioni di prova provengono da imputati in procedimenti connessi, vanno individuati, innanzitutto, in quelli dettati dall’art. 192 c.p.p..

 

6.- I premi vinti da IWBank eccellenza premiata.

I principali riconoscimenti ricevuti da IWBank negli ultimi anni:

  • Miglior Home Banking 2012 - Osservatorio Finanziario
  • Miglior deposito 2012 - Osservatorio Finanziario
  • IW QuickTrade - 2° premio Trading App - MF Innovazione Award 2012
  • IW Prestito - 3° premio Prestiti Personali - MF Innovazione Award 2012
  • Miglior conto 2011 - Osservatorio Finanziario
  • Excellence in Banking Awards 2008 - Best Online Investment Provider Europe

7.- Giulio Andreotti altro che faldoni, ecco la sentenza–da ricordare - (12a parte).

wojtyla-andreottiMOTIVI DELLA DECISIONE.
10- I principi giuridici applicati da questa Corte
Le argomentazioni dei ricorrenti hanno proposto all’esame della Corte questioni che rendono necessaria l’enunciazione di alcuni principi giuridici che vanno esaminati in questa sede in quanto costituiscono le linee guida della decisione.
Vengono, perciò, qui di seguito trattati i problemi concernenti la partecipazione all’associazione mafiosa e la permanenza in essa, la valutazione delle deposizioni dei collaboratori di giustizia, l’onere motivazionale del giudice di appello che riformi la sentenza di primo grado, i limiti di censurabilità nel giudizio di cassazione del vizio di motivazione, l’assoluzione nel merito in presenza di una causa estintiva del reato.

 

8.- Tutti gli Oscar del 2013 [Infografica].

9.- Vuoi sapere come vengono spesi i tuoi soldi? Ecco l’infografica sulla pubblica amministrazione.

soldi1L’articolo 18 del Decreto Sviluppo prevede che dal 1° Gennaio 2013 tutte le amministrazioni pubbliche italiane mettano on-line l’elenco completo delle spese superiori ai mille euro (a partire dalle spese di Luglio 2012). Il progetto Era della Trasparenza nasce per vigilare e monitorare l’attuazione di questa legge e per organizzare in rete queste informazioni che, quando ci sono, non sono strutturate in modo da essere facilmente utilizzabili. Lo scopo è creare una banca dati sempre aggiornata che permetta anche ai cittadini di ragionare su come vengono spesi i soldi pubblici. Solo la trasparenza può consentire la vigilanza: stiamo parlando di Open Data, strumento indispensabile alla partecipazione consapevole dei cittadini. Il progetto coinvolge direttamente le persone, chiedendo loro di attivarsi in modo volontario con segnalazioni, elaborazioni o quant’altro sono in grado di fare in base alle specifiche competenze. Una vera Community è infatti quello che sta alla base del progetto e di Agorà digitale che ne è il capofila.

 

10.- I social media hanno ucciso le cartoline.

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