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agosto 30, 2009

La solitudine dell'anziano

anziani L'anziano è estremamente vulnerabile allo stress, sia da cause ambientali che relazionali.


L'autonomia ed il funzionamento sociale possono essere ridotti al minimo, in quanto il gioco delle relazioni interpersonali è sovente intralciato da difficoltà comunicative legate all'invecchiamento cerebrale come vuoti di memoria, disturbi della concentrazione, affaticabilità.

Nessuno dovrebbe essere lasciato da solo a fronteggiare i problemi della vecchiaia. La solitudine svuota di senso le giornate - il potenziale “tempo libero” tende ad essere percepito come “vuoto” - innescando o alimentando un disagio psicologico che può sfociare in ansia e depressione.


L'anziano ha bisogno di qualcuno, un “tutore di resilienza”- una figura affettivamente significativa (come un parente, un amico, uno psicoterapeuta, un operatore assistenziale, od un semplice volontario) - che ascolti la sua storia colmando eventualmente le lacune esistenti, o che gli rammenti il suo vissuto, tante e più volte, per mantenere viva una traccia, conservare un ricordo. “Le relazioni operano trasformazioni e le parole sono uno strumento prezioso per renderle visibili” - scrive la psicoterapeuta Angela Ganci, riferendosi alla sua esperienza in una casa di riposo a Palermo (riportata sul settimanale di prevenzione medica e di solidarietà “nell'attesa” speciale anziani).


Si ipotizza che un ambiente a “bassa emotività espressa” (in una famiglia, casa-famiglia, casa di riposo) dove l'atteggiamento prevalente verso l'anziano comprenda accettazione ed empatia (escludendo sentimenti di rifiuto, eccessivo coinvolgimento emotivo e conflittualità) con adattamento flessibile alle richieste ed ai bisogni espressi, direttamente o indirettamente, sia “protettivo” nei confronti della salute psicologica dell'anziano.


Lilia Binah, direttrice del Day Care Center for the Elderly di Kiryat-Tivon, in Israele, ha messo a punto un trattamento terapeutico di gruppo per restituire serenità, conforto e maggiore consapevolezza di sé alle persone anziane. Il metodo, chiamato “Agnotherapy”, è basato sulla lettura e analisi dei racconti di Shmuel Yosef Agnon, scrittore di origine ebraica, premio Nobel per la letteratura nel 1966. Lilia Binah ha pubblicato di recente un resoconto del suo lavoro su “The Journal of Poetry Therapy” con la collaborazione di Keren Or-Chen, ricercatrice presso la “School of Social Work” dell’Università di Haifa.


La strategia proposta dalla “Agnotherapy” tende a favorire la “rappresentazione” della realtà. Se nella vita dell’anziano le sofferenze sono quasi insopportabili, il distacco emotivo dato dalla rappresentazione e la ricerca di un significato da condividere con gli altri, può renderle più accettabili. Leggere in gruppo ed analizzare un racconto, può servire a comprendere ad esempio, che cosa fa sì che due persone poste nella stessa situazione reagiscano differentemente, chi in modo propositivo (resiliente), chi in modo inefficace, sopraffatto dal senso di impotenza. Le storie che si raccontano ad una persona anziana favoriscono l’identificazione e riannodano i fili della propria storia. Non è un ritorno all’infanzia. “La persona anziana non ricade mai nell’infanzia - sottolinea Boris Cyrulnik, neuropsichiatra francese responsabile all’ospedale di Toulon delle ricerche sul fenomeno della “resilienza” (i meccanismi biologici e psicologici che intervengono a riparare gli effetti di un trauma) - le persone anziane rispondono meglio alle proprie rappresentazioni che alla realtà che le circonda. Il mondo non è più attorno a loro ma vive dentro di loro, nella loro memoria” (Boris Cyrulnik, Di carne e d’anima, saggi Frassinelli).


L’attività portata avanti al Day Care Center for the Elderly in Israele ha prodotto risultati incoraggianti. Le storie brevi si prestano meglio all’uso terapeutico perché la finestra temporale di concentrazione della mente degli anziani è limitata. “Attraverso i racconti molti anziani diventano capaci di esprimere le proprie emozioni, anche quelle più negative ed angosciose, o di uscire dall’isolamento provocato dalle malattie - osserva Lilia Binah - qualche volta la discussione sulle storie coinvolge i partecipanti in un modo inaspettato, ad esempio, un anziano che aveva avuto un ictus, ed era semi-paralizzato con difficoltà di parola, un giorno mi chiese di ripetere un vocabolo che avevo usato in precedenza per descrivere un racconto incompleto. Il termine era “torso”, ed evocava un corpo senza testa o appendici. E’ esattamente come mi sento, riuscì a dire l’uomo”.

Anche la poesia, riscoperta in età avanzata, permette di esplorare luoghi mentali, di elaborare mancanze, perdite, lutti. La ricercatrice italiana Aurora Fagone Speer, trasferitasi da anni in Germania (le sue pubblicazioni scientifiche sui trapianti omoplastici e xenoplastici sono noti in campo internazionale) ha trovato nella scrittura e nella pubblicazione di una raccolta di poesie (“Vento di primavera”, Gedichtsammlung) una ragione di vita dopo la scomparsa del marito: “successo l'incredibile nella profonda solitudine / l'inspiegabile avvenuto / una nuova porta aperta nell'abbandonato mondo / delle dormienti muse un nuovo orizzonte dischiuso / dopo lungo letargo apre un inatteso varco / nella mente risvegliata felicemente orientata / a conseguire mete nuove e improvvisamente inaspettata / dopo mezzo secolo questa raccolta vien concepita / realizzata e completata al tramonto di una vita”.


Le esperienze sociali ed artistiche che coinvolgono attivamente gli anziani ci incoraggiano dunque a credere che anche la terza età possa essere vissuta come una qualsiasi altra età della vita, con i suoi punti di debolezza, ma anche di forza.

fonte: La Stampa

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I tatuaggi battono anche la crisi un giro d'affari da 80 milioni di euro
Secondo dati diffusi dall'Ufficio studi della Camera di commercio di Monza e Brianza, in Italia sono circa 300 le imprese specializzate in tatuaggi e piercing e ben 52 hanno aperto negli ultimi tre mesi.

La crisi non spegne la voglia di tatuaggi. In un anno in Italia le imprese per i trattamenti estetici sono cresciute dell'7,9 per cento e in questa estate sono rimaste aperte quattro imprese di tatoo e piercing alla settimana.

Secondo dati diffusi dall'Ufficio studi della Camera di commercio di Monza e Brianza, in Italia sono circa 300 le imprese specializzate in tatuaggi e piercing e ben 52 hanno aperto negli ultimi tre mesi.



E se si considerano anche le attività che li realizzano in via accessoria, si arriva a circa 900 imprese per un giro d'affari stimato intorno a 80 milioni di euro.

Le imprese specializzate nel tatuaggio e piercing sono localizzate perlopiù in Lombardia (23,6 per cento), Lazio (12,3), Piemonte (11,6) ed Emilia Romagna (9,9). Se si considerano le province, l'8,1 per cento sono a Roma, il 5,3 a Milano, il 4,9 a Torino e il 4,2 a Napoli. Complessivamente in Italia sono oltre 26mila le imprese che fanno trattamenti estetici e sono aumentate del 7,9 per cento rispetto allo scorso anno : i maggiori incrementi si sono registrati in Lazio (28,9 per cento), Molise (16,8) e Calabria (13,5).
tatuaggio_scorpione

Storia
Il termine tatuaggio deriva dal vocabolo polinesiano "tatau".

Il tatuaggio ha una storia millenaria ed è utilizzato da sempre in moltissime e culture, anche profondamente diverse tra loro.

Per questo motivo possiamo affermare che il tatuaggio ha accompagnato l'uomo per tutta la sua esistenza.

In sintesi, il tatuaggio ha rappresentato (e rappresenta tutt'oggi) una sorta di "firma" dell'individuo, mentre spesso è stato utilizzato in ambito rituale, ad esempio per segnare il passaggio dalla fanciullezza all'età adulta.

I primi reperti "archeologici" di tatuaggi sono stati rinvenuti su mummie di 5000 anni fa.

Largamente impiegato in Egitto e nell'antica Roma, la pratica del tatuaggio subì una brusca frenata sotto l'imperatore Costantino, che convertitosi al cristianesimo (che vietava tale pratica) ne proibì l'utilizzo.


Ogni popolo, in ogni cultura, ha sempre introdotto e tramandato i propri simboli da tatutare, con significati diversi. Si pensi ad esempio ai popoli dell'Oceania (es. i Maori) i cui tatuaggi differiscono enormemente da quelli cinesi o centro asiatici.

In Europa, zona in cui il cattolicesimo ha avuto sempre ampia diffusione, la pratica del tatuaggio non ha una storia ricca come nelle altre culture.

La sua diffusione, avvenuta in tempi relativamente moderni, inizia ad essere apprezzabile dopo le grandi imprese di navigazione e colonizzazione delle terre della zona Oceanica.

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agosto 28, 2009

Più poltrone per tutti

poltrone Poltronismo, poltronite. La malattia è presto definita: raccogliere sotto lo stesso corpo più incarichi possibili. La prima poltrona dà potere e visibilità. La seconda fiducia e tranquillità. Se casco lì, rimango in piedi qui. O viceversa.

La Prima Repubblica aveva molti difetti ma alcune virtù nascoste. Tra queste separare in modo indiscutibile la guida degli enti locali con l'impegno da parlamentare. Il divieto, contenuto in una legge del 1957 e limitato ai centri con più di ventimila abitanti e alle province, tutte, trovava fondamento nell'idea di offrire parità di condizioni ai candidati. Un deputato che fosse in corsa per fare il sindaco aveva più possibilità di captare voti. Dunque avrebbe violato la par condicio.

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Per anni norma osservata, e disciplina dei sensi unici assoluta. Con Tangentopoli il mercato della politica si è però ristretto. Molti presentabili sono divenuti impresentabili. Molti politici in carriera si sono ritrovati in panchina. Molti altri colleghi addirittura oltre le tribune, fuori dal gioco, alcuni dietro le sbarre.

Col favore delle tenebre, nel silenzio assoluto e nella distrazione collettiva, il 2 giugno del 2002 la Giunta per le elezioni, organo politico a cui sono affidati poteri giurisdizionali, cambia i sensi, inverte i passaggi. Chi fa il sindaco di una città che abbia più di ventimila abitanti o il presidente della Provincia non può candidarsi a deputato o senatore. Ma chi è parlamentare può. Senso inverso possibile. La cosa è piaciuta ai più: fare il sindaco-deputato è molto meglio che fare soltanto il sindaco. E se è vero che le indennità non sono cumulabili è certo che le prerogative invece lo sono. Esempio su tutte: l'immunità.

E quindi è iniziata la processione. Prima quello, poi quell'altro. Dopo di te io. E allora io. Un deputato è sindaco a Viterbo, un senatore è sindaco a Catania; una deputata è presidente della Provincia di Asti, un senatore presiede quella di Avellino. Un deputato è sindaco a Brescia, un collega è presidente a Napoli. E via così...

I più hanno trasmesso ai nuovi uffici la stessa foto di rappresentanza data agli uffici parlamentari. Quando serve siamo qui. Col tesserino. Quando non serve siamo lì. Con la fascia tricolore. E' un bel segno in questi tempi di crisi: più poltrone per tutti.

fonte: La Repubblica

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agosto 27, 2009

I Simpson diventano neri quando il fumetto è "politically correct".
Da sitcom irriverente a bandiera anti-razzismo
Soltanto in Italia ci sorprendiamo ancora che i fu­metti siano così sensibili alle te­matiche sociali.

Il resto del mondo ha invece capito da tempo che politically correct è a buon diritto caratteristica di un genere po­tente cassa di risonanza di idee, denunce sociali e tendenze.

Così, per la prima apparizione in Afri­ca, perfino un fumetto che ha fat­to della derisione del politicalfy correct uno dei suoi tratti distintivi paga tributo al continente ospi­te.

I Simpson, sit com a cartoni animati che da 20 anni è sulla cre­sta dell'onda, saranno trasmessi per la prima volta da una tv satellitare africana, la DS tv Photo, e il primo episodio li vedrà in versio­ne afro. Via al giallo per fare spazio alla pelle nera, Marge al posto della cofana azzurra avrà una bella capigliatura crespa e Lisa sfoggerà le treccine. Niente pantaloni da cui esce la panza per Homer, perché tutta la famiglia sarà vesti­ta con abiti tradizionali.


«Il restyling è stato fatto da una agenzia angolana — conferma Luca Raffaelli, autorità italiana in fatto di fumetti—ma conoscen­do la severità del creatore, Matt Groening, sono sicuro che tutto ha avuto la sua approvazione». Per Raffaelli, del quale uscirà a breve per Minimum Fax "Tratti e ritratti", una raccolta di mono­grafie su personaggi dei fumetti, l'adattamento non è una novità: «Quello che noi chiamiamo poli­ticalfy correct è ciò che in altri tempi si sarebbe chiamato "ade­guamento alla morale dominan­te", come le mutande sui perso­naggi di Michelangelo nella Cappella Sistina o, in senso più mo­derno, operazione dimarketing».

Diversi sono invece gli inter­venti censori fatti su fumetti co­me TinTin del belga Hergè, accu­sato da tempo di razzismo. Nei giorni scorsi la biblioteca pubblica di Brooklyn, a New York, ha ac­colto le lamentele di una cliente che aveva fatto notare il contenu­to razzista di "Tin Tin va in Con­go", con gli indigeni disegnati, se­condo la signora, «troppo simili alle scimmie».

Il comitato della biblioteca ha deciso di rimuovere il fumetto dai suoi scaffali. «Tin Tin è un personaggio degli anni Trenta—spiegaRaffaelli—e non è il solo che risente dei pregiudizi di quell'epoca. Un intervento censorio per motivi di correttez­za politica è stato ad esempio quello di eliminare nei nuovi dvd dei classici cartoni anmati di Tex Avery, della MGM, le scene in cui un personaggio bianco, colpito da un'esplosione, veniva da que­sta annerito e perciò diventava automaticamente (e comica­mente) nero, con le treccine, i labbroni e la parlata tipica. Que­sta gag tipica negli anni Quaranta oggi viene considerata non cor­retta e dunque censurata».

Neanche il popolarissimo Walt Disney è stato immune da scivoloni razzisti: «In alcuni cofa­netti DVD della Disney destinati ad appassionati e collezionisti il curatore Leonard Maltin si scusa con gli spet­tatori per la presenza di situazio­ni e gag legate al tempo in cui ve­nivano create e che oggi possono risultare inopportune».

I fumetti sono dunque sempre più una cosa seria e non lo dimo­stra soltanto l'aumento delle graphic novel, come "Maus" di Art Spiegelman, "Persepolis" di Marjane Satrapi o "Unknown Soldier", disegnato dall'italiano Ponticelli. Con un cartone ani­mato si può anche darel'idea cor­retta dell'Isiam, come fa "The 99" del kuwaitiano Naif al-Mutawa. Dopo aver spopolato nei paesi musulmani ed essere stato inse­rito da Forbes tra le venti tenden­ze più importanti al mondo, il cartone, una versione musulma­na degli X-Men, arriverà que­st'anno sulle tv della Gran Bretagna. «Parla di valori come generosità e compassione—dicel'autore — non sono cose su cui l'I­slam ha il monopolio, perciò pia­ce a tutti».

LA PROGRAMMAZIONE
La sitcom animata creata da Matt Groening apparve per la prima volta durante il Tracey Ullman Show" su Fox, come corto di un minuto, il 19 aprile 1987.

GLI EPISODI
Divenuto show di punta della Fox, definito da Time "miglior serie televisiva del secolo", dal debutto sono stati mandati in onda oltre 400 episodi dei Simpson.





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Privacy e comfort, così torna l'albergo a ore.

T114 PO CP 62 Un ragazzo sta potando una siepe. Non guarda chi arriva, anzi si volta dall'altra parte. «Ho dato—dice il direttore—ordini precisi. Tut­to il personale, se incontra un cliente, deve fingere di non ve­derlo. Chi arriva da noi ha davve­ro il diritto di essere invisibile».


Strano mondo, quello del motel. SI entra per passare in allegria «qualche ora di intimità», maga­ri prenotando rose, caviale e champagne, "ma se per caso ci si incontra nel corridoio interno che porta al bar la atmosfera cambia di colpo: sembra di essere in un convento.

Basta percorrere un'autostrada o una statale del Nord per capire che i motel stanno spuntando come funghi: Quando vent'anni fa ho aperto, dice Glanluca Cristiani, uno dei titolari del Motel K a Casei Gerola presso Pavia, nel milanese c'erano solo due motel. Adesso ce ne sono 75 e ogni settimana appare una nuova insegna. Solo in un raggio di 30 chilometri at­torno a Casei Gerola ne hanno costruiti undici. Il mercato va bene ma ormai la concorrenza è troppa, Chi ha fatto i soldi in altri settori non sa dove investire. Si trovano in due o tre imprendito­ri e dicono: i soldi oggi si fanno con un panificio, un'impresa di pompe funebri o con un motel.E decidono di costruire un motel».

Il Maxim di Anzola è l'ultimo na­to. «La nostra offerta—dice il di­rettore Mauro Castellani — è chiara: siamo un albergo a ore, ma di lusso. C'erano una volta gli hotel per coppie clandestine, ma erano topaie. Qui si da il me­glio a un prezzo giusto». Tariffe precise, qualità quattro stelle. Cinquantaquattro euro per quattro ore in una camera stan­dard, 64 per 6 ore, 100 euro fino a 12 ore. Privacy, qui al Maxim, vuoi dire chiudersi in una gabbia. Entri, dai i documenti restando in auto, vai al parcheggio davanti all'uscio della camera. Le altre auto parcheggiate non si vedono, nascoste da teli di pla­stica. Appena scesi, con un tele­comando, si può abbassare an­che il telo che è dietro l'auto, co­sì nessuno può vedere la targa. Camera grande, pulitissima. Ba­gnò con doppia vasca e idro­massaggio. Nelle suite (98 euro Ie prime 4ore) ci sono due bagni, così si può scegliere fra vasca o doccia. Film hard gratuiti, se si ha un languorino bastano 7 euro per garganelli gamberi e zucchi­ne.


«L'Italia cambia — dice il di­rettore — e noi ci stiamo ade­guando. Le coppie clandestine ci sono sempre state ma non osavano entrare in un albergo del centro, con la paura di essere viste all'entrata o all'uscita. Quindici anni fa, a Bologna, dirigevo anche un residence. Era affittato, un milione di lire al mese, a uomini che lo usavano per i lo­ro incontri clandestini, ma veni­vano sì e no una volta alla setti­mana. Quelli che per anni hanno pagato un appartamentino, un piède a terre, una mansarda, han­no scoperto che con un lussuoso albergo a ore in fin dei conti si ri­sparmia. Certo, il motel deve es­sere nella giusta posizione, vici­no a un casello dell'autostrada ma in un luogo isolato, così che nessuno possa vedere chi entra e chi esce. I clienti?

C'è chi arriva con la Ferrari e c'è l'imbianchino con la scala ancora sul furgone. Le signore? Basta che presentino un documento in regola. Con In­ternet oggi non è certo difficile fissare appuntamenti con certe ragazze, con le escort...».

Al Motel K ci sono «camere a tema», brevettate, che si chia­mano Laguna blu, Notte araba, Acquario, Cupido... «Camere standard e alcove» costano 30 euro per il «passaggio» (dieci ore) e 75 per il «pernotto». «Non costruisci un motel—dice Giuliano Cristiani — per metterti a fare il prete. Certo, qui si viene per fare l'amore. Al lunedì arri­vano i barbieri, i parrucchieri, quelli dei saloni di bellezza, che hanno i negozi chiusi. Al merco­ledì si presentano i pensionati, che a casa hanno detto: «vado al cinema perché c'è lo sconto».

L'età media è sui 45-50 anni ma sono in aumento i giovani che non sé la sentono più di fare l'a­more in macchina, con tutti i delinquenti che ci sono in giro. Per loro c'è lo sconto: sei hai fra i 18 e i 22 anni, per 2 ore, bastano 35 euro»


Basta prenotare e al motel K puoi trovare in camera «Veuve Cliquot, rosa rossa e ananas» a 78 euro, «tartine con caviale e Dom Perignon» a 200 euro.


Nella quasi totalità degli altri motel le 4 ore sono la misura standard. Chi vuole coccolarsi al Giovi di Cesano Maderno spende 45 euro se non supera i 240 minuti, 69 euro per 6 ore. Al Dream hotel di Como ci sono letti rotondi ed «effetti luce che creano l'atmosfera di un ciclo stellato». Letti a baldacchino al Charlie di San Donato milanese «per una notte o anche solo per poche ore». Cinque ore, invece, il «passaggio» al Piranha di Orfengo di Casalino, con una spesa di 39 euro in camera Deluxe e 47 in Comfort.

La concorrenza è or­mai spietata. Al Don Carlo di Brani offrono a prezzi stracciati un rifugio alle coppie di amanti in «pausa pranzo». «Dal lunedì al venerdì, day-use più selezione di salumi e formaggi più Bonarda doc 45 euro a coppia camera compresa. Check-in tra le 11 e le 14». Chissà se accettano i buoni pasto. E poi ché non di solo sesso —e di salumi e formaggi—vive l'uomo. Ecco un'altra offerta speciale: «Mercoledì da campio­ni: visione gratuita Champions, 40 euro a coppia camera compresa». Il marito che ha detto al­la moglie: «Vado al bar a guar­dare l'Inter», se interrogato sul risultato, almeno saprà rispondere.

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Cartelle Esattoriali di Pagamento: Guida Pratica per il Cittadino Contribuente

cartella-pagamento1 SEMPLICITÀ E CHIAREZZA
Con questa guida vogliamo offrire supporto e informazioni corrette al cittadino che riceve una cartella di pagamento. Per questo abbiamo provato a rispondere agli interrogativi più frequenti, come ad esempio: cos'è una cartella di pagamento? Quali sono le procedure di riscossione? Come difendersi se ci sì trova davanti a una cartella che si ritiene sbagliata? Nella guida, il contribuente troverà, strutturata in maniera semplice, una panoramica su! funzionamento dell'attività di riscossione. Inoltre, abbiamo inserito alla fine della guida un glossario dei termini che ricorrono con più frequenza, per aiutare il lettore a orientarsi meglio.
Buona lettura!

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LA CARTELLA DI PAGAMENTO: COS'È. COSA C'È SCRITTO NELLA CARTELLA DI PAGAMENTO?
Nella cartella di pagamento si trova la descrizione di quanto si deve pagare e del perché; dove, come ed entro quale scadenza effettuare il versamento; i soggetti a cui rivolgersi per presentare un eventuale ricorso; come e a chi chiedere la rateazione delle cartelle. E molto importante leggere attentamente la cartella: dalla data di notifica, infatti, il contribuente ha 60 giorni di tempo per pagare senza costi aggiuntivi. Superato il termine, all'importo dovuto saranno aggiunti gli interessi di mora (maturati giornalmente dalla data di notifica), i costi del servizio di riscossione (la remunerazione delle attività di riscossione svolte dall'Agente della riscossione) e, qualora si giunga ad azioni di recupero forzato, tutte le ulteriori spese che ne derivano (iscrizione e cancellazione dell'ipoteca, pignoramento, ecc).

GLI EFFETTI DI UNA CARTELLA DI PAGAMENTO. COSA SUCCEDE SE NON SI PAGA ENTRO I 60 GIORNI? È VERO CHE SI RISCHIA LA VENDITA ALL'ASTA DELLA PROPRIA CASA?
La vendita di una casa o di un altro bene immobile non è mai immediata. Per gli importi inferiori a 10mila euro, costituisce la misura estrema da mettere in atto ed è, sempre, preceduta da solleciti e altre procedure di riscossione. L'Agente della riscossione (Adr), potendo scegliere, nell'ambito della legge, le strategie di riscossione che reputa più opportune, ricorre ad azioni di recupero "aggressive" solo per importi che superino una certa entità, in modo da limitare l'impatto sui cittadini per debiti di importo estremamente ridotto. Inoltre, le procedure di riscossione operano con gradualità, per cui si ricorre al pignoramento immobiliare solo se i debito non viene pagato, nonostante 'iscrizione di ipoteca.

MA SE UN CITTADINO NON PAGA QUANTO INDICATO NEL­LA CARTELLA, COSA DEVE ASPETTARSI DALL'AGENTE DELLA RISCOSSIONE?
Se la pretesa contenuta nella cartella di pagamento è esatta, è giusto che il cittadino paghi. È una questione di onestà, anche verso chi le tasse le paga spontaneamente. Nel caso in cui i termini, previsti dalla legge, scadano senza che l'Agente della riscossione abbia ricevuto dall'ente impositore un provvedimento di annullamento (sgravio) o di sospensione del debito, e anche nel caso di mancata concessione della rateazione del debito, Equitalia ha l'obbligo, per legge, di iniziare le procedure di riscossione sui beni, con l'aggravio delle ulteriori spese. A seconda dei beni rilevati presso l'anagrafe tributaria, si può procedere con: fermo amministrativo di autoveicoli e motoveico i, ipoteca, pignoramento immobiliare, pignoramento mobiliare, pignoramento dei crediti verso terzi. Le azioni di recupero sono attivate in funzione dell'entità del credito e della situazione patrimoniale e reddituale del debitore. Tutte le azioni sono precedute da un sollecito di pagamento.

LE MODALITÀ D! PAGAMENTO. COME SI PUÒ FARE, ALLORA, PER SALDARE IL DEBITO NOTI­FICATO DALL'AGENTE DELLA RISCOSSIONE?
Esistono diverse modalità di pagamento. Si può scegliere di saldare il proprio debito presso lo sportello dell'Agente della riscossione più vicino oppure presso gli Uffici postali e bancari utilizzando il bollettino RAV allegato alla cartella di pagamento. Inoltre, presso gli sportelli postali è possibile pagare con il modello F35. Un'altra alternativa è servirsi degli sportelli bancomat delle banche abilitate, indicando il numero RAV riportato sui bollettini.

IL PAGAMENTO A RATE. A CHI BISOGNA RIVOLGERSI PER CHIEDERE LA RATEAZIONE DELLE CARTELLE DI PAGAMENTO?

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I contribuenti che si trovano in temporanea situazione di obiettiva difficoltà e, quindi, sono nell'impossibilità di pagare in un'unica soluzione il debito iscritto a ruolo, devono rivolgersi (da marzo 2008) agli sportelli dell'Agente della riscossione per ottenere la rateazione del debito. Va presentata domanda in carta libera, corredata da idonea documentazione. La dilazione può essere concessa fino a un massimo di 72 rate mensili (6 anni). L'importo minimo della rata, salvo eccezioni, è di 100 euro. Per la rateazione di somme superiori a 50 mila euro non è più necessario presentare garanzie (fideiussione bancaria, polizza fideiussoria, ecc.).


Per quanto riguarda, invece, i debiti dell'lnps il contribuente può ancora presentare domanda di rateazione delle cartelle di pagamento presso lo stesso Istituto.

COME DIFENDERSI DA UNA CARTELLA CHE SI RITIENE SBAGLIATA. COME SI DEVE FARE, INVECE, NEL CASO IN CUI CI SI RENDA CONTO CHE L'IMPORTO INDICATO NELLA CARTELLA DI PAGAMENTO IN REALTÀ NON SAREBBE DA PAGARE, CIOÈ CHE SI È IN PRESENZA DI UNA CARTELLA CHE SI RITIENE SBAGLIATA?

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Se il cittadino ritiene che la somma richiesta non sia dovuta, per contestare il debito deve rivolgersi direttamente all'ente impositore che è indicato ridia cartella di pagamento, e non all'Agente della riscossione.

L'AUTOTUTELA IN CHE MODO CI SI PUÒ RIVOLGERE ALL'ENTE IMPOSITORE PER CONTESTARE IL DEBITO CONTENUTO NELLA CARTELLA DI PAGAMENTO?
Si può contestare il debito all'ente impositore presentando una richiesta di "Autotutela" (cioè una richiesta di annullamento), alla quale è opportuno allegare idonea documentazione. L'ufficio, dopo le verifiche del caso, può annullare l'atto e adottare un provvedimento di annullamento (sgravio) che toglie efficacia alla cartella di pagamento e interrompe le procedure di riscossione. In questo caso, l'ente impositore deve comunicare l'annullamento all'Agente della riscossione.

GLOSSARIO
Agente della riscossione (Adr): è incarica­to di riscuotere i tributi per conto dell'ente impositore.


Ente impositore: l'ente che ha chiesto all'Agente di riscossione di notificare la cartella di pagamento, al fine di ottenere dal contribuente, persona fisica o giuridica, il pagamento di una o più somme a esso dovute.


Equitalia: è la società pubblica di riscos­sione, i cui soci sono l'Agenzia delle Entra­te (51%) e l'Inps (49%), che opera sul terri­torio con gli Agenti della riscossione.


Fermo amministrativo (detto anche ga­nasce fiscali): consiste in una misura cau­telare attivata dall'Agente della riscos­sione attraverso la trascrizione del fermo del bene mobile registrato, per esempio, un'automobile nel Pubblico Registro Au­tomobilistico, non consentendole di circo­lare. Se, dopo il fermo, il debito continua a non essere pagato, l'Agente della ri­scossione può sottoporre a pignoramento il bene fermato e venderlo all'asta.


Iscrizione di ipoteca: si tratta di una pro­cedura cautelare. L'ipoteca garantisce il creditore (in questo caso l'Agente della riscossione) attribuendogli il diritto di es­sere soddisfatto con preferenza nel caso di espropriazione. L'ipoteca può avere per oggetto beni del debitore (cittadino-contribuente) o di un terzo, e si costituisce mediante iscrizione nei registri immobilia­ri. Se l'importo è inferiore a 10mila euro viene inviato preventivamente un invito al pagamento.


Lettera di preavviso: la lettera con la qua­le l'Agente della riscossione avverte che, qualora non si paghi il debito entro un cer­to termine, si procederà alle procedure di riscossione (comprese quelle cautelari come il fermo).


Notifica della cartella di pagamento: atto con cui l'Agente della riscossione consegna al contribuente la cartella di pa­gamento. La cartella è notificata dal per­sonale dell'Agente della riscossione o da altri soggetti abilitati dallo stesso Agen­te. La notifica può essere eseguita anche mediante invio di raccomandata con avvi­so di ricevimento.


Pignoramento immobiliare: successiva­mente all'ipoteca, nel caso in cui il con­tribuente continui a non pagare il debito, l'Agente della riscossione dovrà procedere al pignoramento immobiliare, ossia l'at­to esecutivo con cui ha inizio la procedura di vendita all'asta dell'immobile. Il pigno­ramento immobiliare è effettuato nel caso di debiti superiori a 8mila euro.


Pignoramento mobiliare: l'Agente della riscossione può pignorare beni mobili di proprietà, disponibili presso l'abitazione o nei locali dove il debitore svolge l'attività professionale, commerciale o artigianale. I beni mobili, in caso di mancato paga­mento, sono in seguito messi all'asta.


Pignoramento presso terzi di crediti: l'Agente della riscossione può richiedere al terzo di pagare le somme di cui il con­tribuente è debitore entro i limiti dell'im­porto dovuto. Nel caso dello stipendio, il pignoramento non può superare un quin­to dello stipendio.


Provvedimento di annullamento del de­bito (sgravio): provvedimento con il quale l'ente impositore annulla, su istanza fondata del contribuente, l'iscrizione a ruolo del de­bito indicato nella cartella di pagamento. Il provvedimento di annullamento comporta l'inefficacia della cartella. L'ente impositore comunica il provvedimento a Equitalia che interrompe le procedure di riscossione.


Provvedimento di sospensione del debi­to: provvedimento con il quale l'ente impo­sitore sospende l'iscrizione a ruolo del de­bito, su istanza del contribuente che pre­senta la domanda di sospensione, conte­stualmente alla presentazione del ricorso. Il provvedimento di sospensione sospende le procedure di riscossione fino a che il giu­dice non si pronuncia sul ricorso.


Riscossione: consiste nel pagamento del tributo. Il pagamento può avvenire median­te versamento spontaneo del contribuente o a seguito di iscrizione a ruolo da parte dell'ente impositore, nel caso in cui il con­tribuente sia inadempiente.


Ruolo: documento compilato dall'ente im­positore che contiene le imposte, le sanzio­ni e gli interessi da versare nonché i motivi per i quali tali importi sono richiesti.

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agosto 26, 2009

Una storia ordinaria di mancata accoglienza

immigrazione-thumb-thumb Vivono in un edificio abbandonato di Torino 350 richiedenti asilo in fuga da Somalia, Sudan ed Etiopia. Dallo stato italiano hanno ricevuto un permesso umanitario e niente altro.


Ogni città ha la sua fetta d'Africa. L'Africa clan­destina di Cerignola, in Puglia, disseminata nelle mas­serie di campagna, che d'estate si popolano di braccia per la raccolta dell'ortofrutta. L'Africa di Rosarno, in Calabria, che vive tra topi e caporali, e sulle spal­le si carica il peso degli agru­meti. L'Africa milanese di Linate, di Scalo Romana, evidente contraddizione nella metropoli della finanza e della moda. Da qualche mese anche Torino ha una sua Africa, alla clinica San Paolo. Secondo alcuni è quella più fortunata, perché tra le molte ha trovato una siste­mazione decorosa. Raccontarla è difficile, perché come tutte le altre è un mosaico di storie, ma, come molte altre, è un'Africa legale.

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Sono tanti - secondo un censimento della Questura 350, ma gli abitanti sanno che sono molti di più, forse addirittura 600. Sono i profughi di Somalia, Etiopia, Sudan. Uomini, don­ne e bambini che si dividono i quattro piani di un ex ospedale privato in corso Peschiera, nel cuore di Torino, dove si sono insediati alla fine dello scorso anno, dopo mesi di girovagare. Un destino comune a molti mi­granti che raggiungono il nostro paese in fuga da guerra e po­vertà, ottengono un permesso e piombano in un limbo surreale. La storia infinita dei richiedenti asilo rappresenta il paradosso di una legislazione che accorda loro un diritto ma che intorno a questo diritto crea il vuoto.


Legali, regolari, protetti - solo formalmente -a tutti gli effetti, dal momento in cui hanno fatto il fingerprint (le impronte digi­tali prese dalle Questure delle località in cui arrivano, spesso Lampedusa o Crotone), comin­cia la loro schiavitù di uomini liberi. Liberi dì muoversi, sce­gliere una destinazione, che molto spesso è il Nord. Liberi di partire, senza un soldo in tasca.

Una rete solidale diffusa che colma l'assenza delle istituzioni.
II pomeriggio del 16 ottobre 2008 i ragazzi africani occu­pano l'ex clinica San Paolo. Si sistemano nei locali abbando­nati, nelle vecchie camere di degenza, dove sono abbandonate alcune apparecchiature sanitarie. All'inizio la struttura sembrava un edificio sventra­to da un bombardamento, con macerie e squarci di intonaco dappertutto, porte sfondate, rifiuti. Qualche materasso spor­co, divani, coperte sfibrate dal tempo.

Ogni camera è diventata rifugio per tre, quattro persone. «Meglio così che per strada» commentano i ragazzi. Sulle porte hanno scritto i loro nomi, «così tutti sanno che le stanze sono occupate»: Mohammed, Yusuf, Ahmed. Da parte delle istituzioni molte parole ma pochi fatti (l'offerta di alcuni letti e il passaggio dal banco alimentare), mentre un'efficiente rete di solidarietà, formata da associazioni - tra le quali il gruppo di Emergency Torino - centri sociali e singo­li, si è attivata quasi da subito, apportando alla struttura al­cune migliorie e offrendo loro perlomeno una speranza di vita migliore. Ogni piano ha una cucina ancora funzionale. L'im­pianto idraulico ed elettrico è stato rifatto dai ragazzi dei cen­tri sociali (Gabrio e Askatasuna), in modo da garantire luce in ogni stanza e un punto acqua per ogni piano.

Ma i giovani dei centri sociali sono stati da sempre osteggiati dal Prefetto: «Mi rifiuto di trat­tare sulla gestione giuridica e sul futuro dei profughi con qua­lunque delegazione comprenda i rappresentanti dei circoli e dei centri sociali», aveva detto il rappresentante del governo, Paolo Padoin, durante i primi giorni del! emergenza. Da quel momento la questione si è in­garbugliata, perché nessuno sembrava avere i requisiti ne­cessari per sedersi al tavolo negoziale con le autorità. Alla fine, un censimento orga­nizzato dallo stesso prefetto ha consentito di verificare che i re­sidenti abusivi della San Paolo sono tutti «richiedenti asilo», e le acque si sono relativamente calmate. L'ostracismo del Pre­fetto è apparso a molti miope e insensato, ingabbiato in un for­malismo legalitario di fronte a un gruppo di persone che hanno gestito l'emergenza e l'occupa­zione, offerto da dormire e da mangiare. I giovani dei centri sociali sono così diventati veri e propri mediatori culturali che si sono sostituiti all'inerzia o all'assenza di istituzioni e or­ganismi che avrebbero dovuto garantire a quei profughi tutte le garanzie stabilite dalle Con­venzioni di Ginevra.

Dall'Africa all'Italia, un peregrinare senza si­curezze né prospettive
«Quando me ne sono andata dalla Somalia - racconta Marian Bubakar - speravo di tro­vare una situazione migliore di quella che ho trovato. Cer­to, nel mio paese c'è la guer­ra, ma io qui non ho ancora la cittadinanza. Mia sorella, che sta in Inghilterra, l'ha ottenuta dopo cinque anni. Ho sempre lavorato, ma in nero, perché il programma di assistenza ita­liano ti tiene sei mesi e poi ti abbandona. E senza residenza o cittadinanza nessuno ti offre un lavoro, lo facevo la badante per le signore anziane. Quando morivano, dovevo ricominciare da capo a cercarmi un altro la­voro».


Ali Assan, somalo anche lui, parla italiano come molti con­nazionali (la Somalia conobbe la dominazione italiana dal 1905 al 1941): «Perché siamo qui? Perché fuggiamo dalla guerra. Abbiamo attraversato il deserto, ci siamo imbarcati in Libia e abbiamo speso duemila dollari per venire. Cosa abbia­mo trovato? Personalmente ho girato quattro città, Ragusa, Fi­renze, Milano e Torino, ma non ho mai dormito su un vero letto. Ho tutti i documenti a posto: è normale vivere così?». In un documento presentato alle autorità cittadine al momento dell'occupazione, gli immigrati della San Paolo rivendicavano il diritto ad avere almeno un po­sto in cui poter costruire la loro casa.

Nel ringraziare la rete di solidarietà che li ha aiutati, gli immigrati spiegavano che «ci sono cose, come per esempio il riscaldamento, dove la soli­darietà dei singoli (siano per­sone o gruppi di associazioni) non può arrivare. Qui entrano in gioco le responsabilità delle istituzioni, dalle più vicine alle più lontane. La nostra volontà è quella di avere una casa; per poter vivere dignitosamente, cercare un lavoro e accedere a servizi che ci spettano di diritto chiediamo una soluzione reale per poter avere la residenza».

Un riconoscimento solo formale dei diritti fondamentali
II riconoscimento dello status di rifugiato è regolamentato dalla legge n. 39 del 1990. Chi ha ottenuto il riconoscimen­to ha diritto a contributi per la prima accoglienza: sostenta­mento, salute e cure mediche, sostegno allo studio, integra­zione dell'attività lavorativa. Il contributo economico di 27,89 euro al giorno viene ero­gato a chi ne fa richiesta (può presentare domanda chi non ha potuto essere accolto nei centri finanziati dal fondo nazionale, cioè i centri governativi) e a ogni componente del nucleo fa­migliare per un massimo di 35 giorni.


Il contributo viene suddiviso in due rate: la prima di 557,80 euro a persona, per 20 giorni; la seconda di 418,35 euro per i rimanenti 15 giorni. Nella maggior parte dei casi, le persone ospitate al San Paolo hanno un permesso umanitario della durata di tre anni. Questo permesso consente al titolare la permanenza sul ter­ritorio italiano e l'inserimento nei sistemi di protezione (Sprar) che forniscono - o dovrebbero fornire - accoglienza, scolariz­zazione e inserimento nei per­corsi di lavoro per sei mesi. Per chi segue questo itinerario è prevista anche la concessione della residenza.


Il punto critico di questo pro­gramma è che i posti disponibi­li non sono sufficienti a coprire tutte le richieste.


Respingimenti e leggi re­strittive: nessuna tutela dei diritti dei richiedenti asilo.
Lo scorso anno il ministro dell'Interno Maroni dichiarò che il fenomeno dei richiedenti asilo celava un ingresso di irregolari, in un paese già sotto accusa da parte dell'Unione Europea per i respingimenti forzati. Fu subito smentito da Italo Siena, respon­sabile del Naga Hard\ Milano, associazione che si occupa pro­prio della tutela per i richieden­ti asilo: «Si tratta di una falsità: ogni anno almeno l'80 per cento di coloro che in Italia ne fanno domanda ottiene una protezio­ne internazionale. Le richieste annuali in Italia sono circa 14 mila, almeno il 10 per cento dei richiedenti ottiene subito asilo politico, mentre a un altro 40 per cento viene accordata dal­la commissione competente la protezione di tipo umanitario o sussidiario. Se a questi ag­giungiamo anche quanti hanno fatto ricorso dopo il rifiuto della commissione, arriviamo all'80 per cento di domande accet­tate». Anche Amnesty Interna­tional, nel suo Rapporto 2009, non lesina critiche alla politica dell'Italia nei confronti dei mi­granti: «I richiedenti asilo sono sottoposti nel nostro paese a una detenzione de facto, priva di basi legali certe e di control­lo giudiziario».


Aggiunge Claire Weise, Presi­dente della sezione italiana di Amnesty. «La politica italiana dell'immigrazione e i respingi­menti dei rifugiati che arriva­no con le barche in alto mare è espressione di disprezzo dei diritti umani e delle persone veramente disperate che qui cercano aiuto».


LUCA CALASSI Peace & Reporter



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agosto 23, 2009

GP d'Europa - A Valencia Barrichello torna a sorridere

barrichello Il brasiliano della Brawn Gp vince il GP d'Europa davanti a Hamilton e Raikkonen.

L'idolo di casa Alonso chiude in sesta posizione, davanti al leader del Mondiale Jenson Button.


Classifica

P. Pilota Squadra Orario
1 Rubens Barrichello Brawn GP 1:35:51.289
2 Lewis Hamilton McLaren-Mercedes 2.358
3 Kimi Raikkonen Ferrari 15.994
4 Heikki Kovalainen McLaren-Mercedes 20.032
5 Nico Rosberg Williams 20.870
6 Fernando Alonso Renault 27.744
7 Jenson Button Brawn GP 34.913
8 Robert Kubica BMW-Sauber 36.667
9 Mark Webber Red Bull 44.910
10 Adrian Sutil Force India' 47.935
11 Nick Heidfeld BMW-Sauber 48.822
12 Giancarlo Fisichella Force India' 1:03.614
13 Jarno Trulli Toyota 1:04.527
14 Timo Glock Toyota 1:26.519
15 Romain Grosjean Renault 1:31.774
16 Jaime Alguersuari Toro Rosso a un giro
17 Luca Badoer Ferrari a un giro
18 Kazuki Nakajima Williams at 3 laps
19 Sebastien Buemi Toro Rosso Fuori
20 Sebastian Vettel Red Bull Fuori

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Mondiali di Atletica leggera Berlino 2009: azurri a casa senza medaglie

atletica_berlino2009 E venne il giorno dell’ultima fatica. Quelle di Ercole furono sette, quelle molto più moderne di Bolt sono state, alla fine otto (quattro turni di 100, altrettanti di 200 e questa finale praticamente prenotata). Non è arrivato il record del mondo, come tutti si aspettavano, ma va bene così.

Il ragazzo allevato a pollo fritto e patatine questa volta non era solo in pista. Ha diviso la gioia della vittoria con Mullings, Frater e Powell, questo schierato come sempre in ultima frazione. 37”91 il crono finale (record dei campionati), a 21 secondi dal mondiale che ottennero un anno fa a Pechino.

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Medaglia d’argento (37”62, record nazionale abbondantemente migliorato) il sorprendente Trinidad e Tobago, minuscolo stato insulare (5.128 km²) situato a nord-est del Venezuela nell'arcipelago delle Piccole Antille, con poco più di un milione di abitanti. Terza la Gran Brtetagna con 38”02. Italia sesta, praticamente la fotocopia delle batterie del giorno prima: 38”56 il crono finale, migliore di 4 centesimi. Ma da Donati, Collio, Di Gregorio e Cerutti in questo momento non si può pretendere di più. Anche se alla fine alcuni malumori serpeggiano in seno alla squadra e chiedono di dedicare maggiore attenzione a questa specialità che in tempi non troppo remoti (stiamo parlando degli anni ’80) ci vedeva primeggiare in Europa e nel mondo.

atletica_berlino2009_maratona

IL MEDAGLIERE AGGIORNATO DEI CAMPIONATI MONDIALI DI ATLETICA DI BERLINO

1 STATI UNITI 7 5 5
2 JAMAICA 6 3 2
3 KENYA 4 4 2
4 RUSSIA 4 2 5
5 GERMANIA 2 2 4
6 GRAN BRETAGNA 2 0 1
7 POLONIA 1 4 2
8 CUBA 1 3 1
9 ETHIOPIA 1 2 3
10 SUD AFRICA 1 1 0
11 AUSTRALIA 1 0 1
11 SPAGNA 1 0 1
13 BAHRAIN ( 1 0 0
13 BARBADOS 1 0 0
13 CROAZIA 1 0 0
13 NUOVA ZELANDA 1 0 0
13 SLOVENIA 1 0 0
18 CINA 0 1 2
19 BAHAMAS 0 1 1
20 CANADA 0 1 0
20 CIPRO 0 1 0
20 REPUBBLICA CECA 0 1 0
20 ERITREA 0 1 0
20 IRLANDA 0 1 0
20 NORVEGIA 0 1 0
20 PANAMA 0 1 0
20 PORTOGALLO 0 1 0
20 PORTO RICO 0 1 0
29 TRINIDAD E TOBAGO 0 0 2
30 ESTONIA 0 0 1
30 FRANCIA 0 0 1
30 MESSICO 0 0 1
30 ROMANIA 0 0 1

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